Stroke ischemico, al decollo la nuova rete campana. Il punto dell’associazione italiana di Neuroradiologia
In Campania la rete dello stroke per trattare gli Ictus è stata istituita dal Piano ospedaliero (Decreto 33 dello scorso 17 maggio). Il nuovo modello di rete ictus, basato sullo studio della incidenza annuale di casi di malattia, prevede 9 unità ictus (stroke unit) in hub e 12 unità ictus (stroke unit) in spoke.
25 OTT - "Stroke ischemico: modelli organizzativi regionali a confronto aspetti diagnostico terapeutici": questo il tema di un appuntamento scientifico che si è svolto nei giorni scorsi a Napoli organizzato da
Mario Muto Direttore della Unità operativa complessa di Neuroradiologia della Azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli e presidente dell’Associazione italiana di Neuroradiologia. Lo stroke ischemico è caratterizzato dalla chiusura di un’arteria cerebrale per la formazione di un trombo che col passare del tempo determina la morte cellulare che può essere causa poi di deficit neurologici motori, visivi o sensitivi in relazione alla sede anatomica interessata ed al ramo vascolare interessato.
E' una patologia molto frequente interessando 2100 pazienti per milione di abitanti. Vi è oramai una evidenza clinica acclarata che è fondamentale intervenire il prima possibile per disostruire queste arterie per ridurre o evitare il deficit neurologico e la migliore maniera è utilizzare sistemi di distruzione meccanica endovascolare, tipo stent o sistemi di aspirazione.
L’Associazione italiana di Neuroradiologia ha deciso di istituire insieme a 4 Università italiane (S. Raffaele Milano, S. Andrea Roma, L'Aquila e Messina) master formativi della durata di 1 anno per neuroradiologi al fine di garantire il miglior percorso per giovani medici interessati a tale argomento
Mancano all’appello oltre 10 mila trattamenti
“Nel 2015 sono stati trattati in tutta Italia 5200 pazienti contro i potenziali 17.000, c'è quindi da colmare un ritardo organizzativo importante” dice Muto.
Il convegno ha evidenziato ancora una volta il ruolo fondamentale di una programmazione regionale che coinvolga il 118, i medici di base i centri ospedalieri minori periferici e gli Hub principali che devono lavorare in rete con ruoli precisi già predestinati da direttive regionali politiche. i modelli già attivi con ottimi flussi di lavoro riguardano Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Sicilia.
Altre regioni stanno partendo e recuperando terreno per offrire a tutti i pazienti la migliore assistenza possibile che però deve prevedere investimenti in termini di tecnologia (Risonanze Magnetiche e Stazioni angiografiche) investimenti in risorse umane mediche specialistiche (Neurologi e Neuroradiologi) e soprattutto la possibilità di trasferire questi pazienti, dopo il trattamento disostruttivo, all'ospedale di provenienza per evitare ingorgo di pazienti.
La situazione campana
In Campania la rete dello stroke per trattare gli Ictus è stata istituita dal Piano ospedaliero (Decreto 33 dello scorso 17 maggio). La attuale situazione delle unità operative delle discipline interessate alla cura dell’ictus, per la grave carenza di organico medico ed infermieristico, ha reso impossibile la piena attuazione della precedente programmazione che prevedeva per la Regione 11 Unità Ictus di 2° livello (Hub di 2° livello o Stroke Unit), 4 Unità Ictus di 1° livello (
Hub di 1° livello) e 11 Aree dedicate all’ictus (Centri Spoke), distribuiti sul territorio. “L’attuale progressivo sblocco del turn-over dovrà dunque – aggiunge Muto - considerare l’assorbimento di figure dedicate alla rete per la sua completa implementazione”.
Il nuovo modello di rete ictus basato sullo studio della incidenza annuale di casi di malattia, ritiene sufficienti per le esigenze regionali 9 unità ictus (stroke unit) in hub e 12 unità ictus (stroke unit) in spoke. Gli ospedali con pronto soccorso sono connessi con le predette unità stroke, alle quali hanno la possibilità di trasferire pazienti selezionati, assistendo gli altri casi nelle degenze di neurologia, medicina e geriatria. I criteri con cui sono stati identificati i centri stroke sono a Caserta, Salerno, Benevento, Avellino (presso gli ospedali provinciali di alta specializzazione), all’ospedale di Nocera inferiore e poi Napoli al Cardarelli, alla Federico II, al Cto e all’ospedale del Mare (2 per la Macro-area Avellino-Benevento, 1 per la Macro-area di Caserta, 4 nella Macro-area di Napoli, e 2 nella Asl di Salerno) ai quali si aggiungono 13 centri spoke in grado di soddisfare le esigenze assistenziali regionali idonee per la trombolisi sistemica e distribuite nell’intero territorio regionale.
“E’ tuttavia fondamentale – conclude Mario Muto - in fase preliminare, che la Regione descriva i passaggi organizzativi in dettaglio per trasferire il paziente, nell’ambito del 118, non all'ospedale più vicino ma a quello più idoneo a trattare il paziente e il tipo di lesione che questo manifesta”.
Intanto il direttore generale della Asl Napoli 1 Elia Abbondate ha dichiarato ufficialmente di aver acquisto diverse nuove Risonanze magnetiche e angiografi digitali da installare nell'ambito della Na 1 che serviranno anche a garantire la diagnosi e in alcuni casi il trattamento dello Stroke negli ospedali della Asl a tale scopo destinati. In pista 3 nuove Risonanze destinate all’Ascalesi, San Paolo e San Giovanni Bosco. Una quarta, all’ambulatorio del Corso Vittorio Emanuele, è in fase di allestimento e affiancheranno la ricca dotazione dell’ospedale del Mare mentre le apparecchiature per la neuroradiologia saranno operative al San Giovanni Bosco (nuova e in fase di allestimento) e all’ospedale del Mare mentre oggi è in funzione quella del Loreto Mare di cui si sta valutando la destinazione futura quando sarà decollato l’ospedale del mare nella primavera del 2017.
Ettore Mautone
25 ottobre 2016
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