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A proposito di Loreto mare, assenteismo e furbetti del cartellino

06 MAR - Gentile  Direttore,
in questi ultimi giorni si è fatto un gran parlare dei “furbetti” del cartellino all’Ospedale di Loreto Mare. Tra loro anche alcuni medici che invece di andare al lavoro, se ne andavano a giocare a tennis oppure a svolgere la loro attività privata.
 
Vorrei anzitutto segnalare che il termine “furbetti” rischia di avvalorare il luogo comune che vuole questi comportamenti qualificabili come “furbizia” e non per quello che sono nella realtà.
Un reato contro la pubblica amministrazione e nel caso dei medici, contro chi è malato e ha bisogno di cure.
 
Ma anche contro quei colleghi che svolgono ogni giorno con coscienza (me lo conceda …. talora con abnegazione) il loro dovere sobbarcandosi anche quella parte di lavoro che sarebbe toccata a chi se ne andava per i fatti suoi.
 
A danno dei malati, dei Colleghi, della Professione e del Codice Deontologico che classifica come dovere del medico “la tutela della vita, della salute, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza … senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”.
Contro di loro agirà la legge dello Stato, ma anche quella della Professione.
Non so se tra gli indagati vi siano iscritti all’Ordine di Verona.
 
Le posso assicurare però che quello al quale risulteranno iscritti, provvederà a giudicarli sotto tale aspetto, e non sarà certamente tenero.
La vicenda rischia di consegnare alla gente l’immagine di un servizio (quello sanitario) in cui gli operatori, siano essi medici o infermieri, fanno il minimo e curano il proprio interesse prima che quello dei malati e della gente che ha bisogno di cure.
Le posso assicurare che questo non corrisponde alla realtà.
 
Per avvalorare quanto scrivo, vorrei segnalare a Lei e ai lettori, che le cose sono diametralmente opposte.
Nei nostri ospedali i medici lavorano in media dalle 8 alle 10 ore/settimana in più di quanto sarebbero tenuti a fare contrattualmente. E spesso per queste ore in più non sono pagati.
Se il nostro Servizio Sanitario riesce, in qualche modo, a sopravvivere e dare risposte ai bisogni della gente è grazie a tutto quel lavoro svolto in più.
 
Una legge europea cui il nostro paese si è dovuto recentemente allineare ha introdotto l’obbligo di rispettare dei turni di riposo, vietando, per esempio, al chirurgo che smonta da un turno di guardia notturna di entrare in sala operatoria dopo una notte insonne.
Obbligo sacrosanto.
I primi a preoccuparsene e a venirmene a parlare, proprio loro: i chirurghi.
La loro preoccupazione era per le liste di attesa.
Perché, e questo la gente deve saperlo, da tempo ormai gli organici dei nostri ospedali (almeno quelli del Veneto) si fanno sempre più esigui.
Senza che per questo si riducano i bisogni e le richieste.
 
Il nostro Servizio Sanitario Regionale è sempre più simile ad una azienda di trasporti che ha tanti “pulman” e pochi autisti.
Le decisioni della Politica sono indirizzate all’acquisto di nuovi “pulman” (leggi: ospedali nuovi), non all’assunzione di nuovi autisti.
Se riusciamo a far girare quei pochi “pulman” è grazie al fatto che Medici e Infermieri antepongono spesso l’interesse del malato al loro, e, glielo assicuro ....., continueranno a farlo.
Diffondere queste informazioni non è una difesa corporativa, ma il tentativo di rendere giustizia.
Nel mio caso ai Colleghi che, come le scrivevo sopra, svolgono il loro dovere con abnegazione, facendosi carico dei bisogni della gente.
A loro, soprattutto, dovevo queste mie precisazioni.
 
Roberto Mora
Presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Verona    

06 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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