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Mortalità neonatale. Allarme dei neonatologi: “Al Sud rischio doppio di morire nel primo anno di vita. È emergenza”

Nel suo primo anno di vita, un bambino del Sud corre un rischio di morire più alto del 50% rispetto a un suo coetaneo resistente nel Centronord. Il dato allarmante rilanciato dalla Società italiana di Neonatologia della Campania. Per il presidente Giovanni Chello, "serve una presa di coscienza dei decisori politici e validare corsi aggiornamento”. Ma oltre ad alzare l'offerta in termini qualitativi, per Chello bisogna anche agire sulla carenza degli organici.

21 OTT - "L'obiettivo più importante del mio mandato sarà quello di cercare di colmare il gap, la differenza che c'è, tra le regioni del Centronord e quelle del Sud per l'assistenza pediatrica. Si pensi alla mortalità neonatale. L'Italia non sta dietro ad altri Paesi europei come Francia e Germania, ma all'interno del territorio italiano ci sono differenze importanti e la mortalità neonatale al Sud è molto più alta". A spiegarlo all'agenzia Dire è Giovanni Chello, direttore dell'Unità operativa complessa (Uoc) di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Monaldi, eletto presidente della Società italiana di Neonatologia della Campania nel corso di un convegno organizzato ieri dalla Sin a Napoli.

In particolare, secondo i dati presentati al convegno, nel suo primo anno di vita, un bambino del Sud corre un rischio di morire più alto del 50 percento rispetto a un suo coetaneo resistente nel Centronord. "Questi dati, che sono oggettivamente fastidiosi per tutti, ci mettono di fronte alla necessità - prosegue Chello - di pretendere un cambiamento, una inversione di rotta. Ma questo non può essere solo un nostro compito. È compito dei medici, ma anche dei decisori politici”.

"La politica - sottolinea il neopresidente della Sin Campania - ci deve sostenere in questo lavoro, non si devono creare le condizioni che determinano le differenze tra i diversi territori italiani. Il mio obiettivo, quindi, sarà prendere contatto con I decisori politici regionali e avere un interlocutore affidabile. Facciamoci tutti un esame di coscienza: ci vuole più conoscenza, ci vuole un sostegno sui corsi di aggiornamento che devono diventare obbligatori, ci deve essere un controllo".

Chello avanzerà formalmente questa proposta alle istituzioni, chiedendo che i corsi di aggiornamento siano validati dalla Regione. "Tutti i medici devono essere preparati dopo l'iter concorsuale e questo vale sia per il pubblico che per il privato visto, che in Campania - spiega – c'è un altissimo numero di punti nascita privati. Anche i giovani medici devono avere la preparazione e la cultura necessaria per affrontare le problematiche di cui soffre il nostro territorio. Avanzerò formalmente la proposta relativa ai corsi, nella speranza di trovare interlocutori capaci di ascoltare”.

Oltre alla necessità di alzare l'offerta in termini qualitativi, bisogna anche agire sul personale. "Il decisore politico - sottolinea il presidente della Sin Campania – deve agire per aumentare il numero dei medici e degli infermieri che lavorano. In alcuni reparti ci sono carenze ataviche e questa è una situazione che riguarda la maggior parte delle strutture della Campania".

21 ottobre 2021
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