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Emergenza natalità. Per i giovani “non è solo una questione economica”


La sicurezza finanziaria è importante, ma il vero problema resta una società che è solo capace di offrire ai giovani un presente idealizzato e un futuro difficile da progettare. Manca nel nostro Pese una cultura della genitorialità. È quanto emerso durante il secondo appuntamento di ON RADAR, Think Tank della Fondazione Internazionale Menarini, che ha riunito 45 voci, tra esperti e studenti, in 5 tavole rotonde

04 MAG -

Un individualismo imperante che cristallizza la capacità di dedicarsi all’altro e si concentra soprattutto sulla necessità di non sottostare ad obblighi morali. La paura di non trovare un partner affidabile con il quale poter costruire una famiglia. La mancanza di fiducia in un futuro sempre più difficile da progettare e con sempre più tempi lunghi per raggiungere una stabilità economica. Ma anche l’assenza di una cultura della genitorialità e dell’infanzia intesa come motore di energia, poesia, progetto.

Sono questi solo alcuni dei nodi che impediscono di uscire dal lungo inverno demografico nel quale è piombato il nostro Paese: nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, anno d’oro per le nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.

Ecco quindi che per sciogliere il bandolo della matassa, ON RADAR il Think Tank della Fondazione Internazionale Menarini, guidato dal direttore Massimo Scaccabarozzi ha riunito attorno a 5 tavoli di lavoro 45 voci, tra esperti e studenti, che hanno approfondito il tema della natalità sotto diversi profili. “Pochi nati significa pochi genitori potenziali – ha spiegato Scaccabarozzi – è la trappola demografica, un circolo vizioso che minaccia il nostro Paese. Con questi dati di natalità stiamo buttando via il nostro futuro che possiamo salvare solo ascoltando i giovani. Ci siamo quindi voluti confrontare con un gruppo di ragazzi tra i 18-23 anni per affrontare il tema dell’emergenza natalità fuori dagli schemi. Non a caso il titolo del nostro incontro è stato ‘Natalità politically correct’”.

E dalla voce dei ragazzi intervenuti è arrivato un messaggio chiaro: ribaltano l’idea di una generazione che per fare figli ha solo bisogno di stabilità economica. La sicurezza finanziaria è importante, hanno sostenuto, ma il vero problema resta una società che è solo capace di offrire ai giovani un presente idealizzato e un futuro difficile da progettare.

“Viviamo in una società piena di stimoli, di modelli di perfezione che ti fanno sentire in dovere di dare il meglio. Questo ti porta al perfezionismo in tutto: nelle relazioni sentimentali, nel lavoro, nell’essere genitore. E il perfezionismo paralizza” ha sostenuto una studentessa universitaria.

A questo si aggiunge poi una cultura che non favorisce la spinta verso la genitorialità. Non a caso, come rilevato in una delle tavola rotonde dedicata alla Comunicazione, i figli non sono quasi mai presenti nelle campagne pubblicitarie e vengono visti, spesso, più come un ostacolo. I media, suggeriscono giovani ed esperti, dovrebbero invece sforzarsi di rappresentare “l’energia, la poesia e il progetto” che i bambini sono in grado di esprimere.

Il calo demografico impatta poi pesantemente anche sulle imprese sempre più a corto di forza lavoro. Nel breve periodo questa carenza, sottolineano i gruppi di lavoro di On Radar, deve essere compensata sviluppando politiche migratorie, interne al Paese e internazionali, coerenti con le professionalità ricercate e sostenendo l’occupazione femminile. Le coppie vanno, inoltre, supportate con incentivi pubblici per anticipare il primo figlio e favorire la nascita del secondo: così da incrementare, nel lungo termine, una nuova generazione di genitori.

E.M.



04 maggio 2023
© Riproduzione riservata

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