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Tumori. Oltre 1 milione gli italiani guariti. Oncologi: “Ora alleanza con medici di famiglia”


Gli specialisti chiedono che le visite di controllo siano eseguite sul territorio, in modo da far risparmiare risorse al Ssn. Diagnosi precoce e nuove terapie hanno reso in molti casi la patologia cronica. Queste le richieste avanzate dall’Aiom alla vigilia del suo XIV Congresso nazionale.

26 OTT - Nel nostro Paese 2 milioni e 250 mila italiani vivono con una diagnosi di tumore. Circa 1 milione e 285mila sono ‘lungosopravviventi’, persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute della malattia e tornano alla vita di tutti i giorni: riprendono il lavoro, praticano sport, fanno dei figli. È ancora corretto chiamarli pazienti? “Tecnicamente parlando sì “, hanno spiegato Stefano Cascinu, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), e Carmelo Iacono, presidente della Fondazione Aiom, durante la giornata precongressuale del XIV Congresso nazionale degli oncologi, che inizierà domani a Roma.

“Formalmente non possiamo parlare di persone guarite dal cancro. Ma molte di queste sopravviveranno alla neoplasia e moriranno per altre cause, come il resto della popolazione – hanno proseguito - se è vero che siamo riusciti a cronicizzare molte forme di patologie tumorali, dobbiamo rimanere all’erta per evitare il rischio di recidiva. Una possibilità sempre presente”.

Ma, visto che i numeri sui’ lungosopravviventi’ danno indicazioni evidenti, per gli specialisti si potrebbe parlare di italiani guariti. A questo punto diventa fondamentale l’impegno di fornire loro assistenza i controlli di routine anche vicino casa, senza doverli far recare per forza nei centri oncologici. Per questo l’Aiom ha lanciato un appello ai medici di famiglia per creare un modello di condivisione del follow-up. Un’alleanza che ottimizzi l’assistenza e diminuisca i tassi di ospedalizzazione durante la sorveglianza clinica. Questo potrebbe garantire alle persone una qualità di vita decisamente migliore. Ovviamente, in caso di necessità o di urgenza, il centro oncologico rimarrebbe sempre presente. Ma, in questo modo, si inizierebbe a deospedalizzare il più possibile anche la patologia oncologica a lungo termine.

Una collaborazione adeguata con i medici del territorio riuscirebbe, inoltre, a ridurre notevolmente i costi. Una delle priorità assolute, vista la grave situazione economica. “Nella speranza che l’oncologia non venga investita dalla sforbiciata sulla spesa, ribadiamo che siamo da sempre molto attenti a questi aspetti – ha sottolineato Cascinu - facciamo in modo, infatti, che le risorse vengano ottimizzate, riducendo il più possibile gli sprechi”.

“Dato che, grazie ai progressi nella diagnosi precoce e nello sviluppo di nuovi farmaci stiamo compiendo passi avanti sempre più importanti, questo esercito di oltre due milioni di persone è destinato per fortuna ad aumentare – ha concluso il presidente Aiom - diventa quindi inevitabile e necessario spostare il follow-up sempre più verso il territorio”.

“Ancora una volta l’alleanza Aiom-Favo è vincente – ha aggiunto Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) – la definizione condivisa delle prime linee guida del follow up per le persone guarite dal cancro è una grande conquista. Risponde alla legittima aspettativa di migliorare la qualità della vita e allo stesso tempo di rendere possibile la necessaria prevenzione terziaria”.

26 ottobre 2012
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