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Malasanità. Forum di QS: “Solo scoop o vera emergenza?”


Dopo gli ennesimi episodi di malasanità, Quotidiano Sanità ha raccolto le opinioni di medici, manager e cittadini. Unanime condanna alla caccia alle streghe. Il servizio sanitario italiano offre ogni giorni milioni di prestazioni di qualità, ricordano i nostri interlocutori. Ma se i medici puntano il dito contro le condizioni strutturali del sistema, le associazioni dei pazienti chiedono di abbattere il clientelismo e i giochi di potere. Dai manager l'impegno a potenziare le politiche di risk management.

03 SET - Dopo il grande risalto dato dagli organi di stampa agli episodi di Messina e Roma, si torna a parlare di "emergenza malasanità". Episodi più o meno gravi, ma quasi all'ordine del giorno. Si tratta di una corsa a sbattere il mostro in prima pagina messa in moto dai giornalisti o forse in Italia esiste una vera emergenza malasanità? Quotidiano Sanità l'ha chiesto a Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici; Riccardo Cassi, presidente Cimo Asmd; Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed; Giovanni Monchiero, presidente Fiaso; Angelo Del Favero, presidente Federsanità; Rosaria Iardino, presidente Donneinrete.it; Elisabetta Iannelli, vice presidente Aimac; e Francesca Moccia, coordinatrice nazionale Tdm-Tribunale per i diritti del malato. Ecco cosa ci hanno risposto.
 
Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici
Il colpevole, il più delle volte, è la cattiva organizzazione
Dobbiamo sempre ricordare che ci sono casi e casi, quindi occorre fare le dovute distinzioni. I casi di malasanità sono sempre estremamente complessi e le responsabilità possono essere diverse, non bisogna fermarsi alle apparenze o cercare il mostro da sbattere in prima pagina. Tolti quelli di manifesta ed unica responsabilità medica che rappresentano una minoranza, la gran parte degli eventi negativi sono da attribuire a cause organizzative. I media dovrebbero prestare attenzione a non generalizzare e a non enfatizzare aspetti che spesso vengono smentiti dai fatti. Non dimentichiamo quelle che sono le vere criticità del sistema, a cominciare da quelle umane con carichi di lavoro sempre più pesanti tra guardie e aumento non più accettabile di turni di pronta disponibilità, la precarietà del lavoro medico. È ovvio, poi, che rispetto a milioni di prestazioni effettuate, i casi negativi sono una minima parte. Si può lavorare per ridurle, ma di certo non inficiano la bontà del Ssn. (E.M.)
 
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Riccardo Cassi, segretario nazionale Cimo Asmd.
Episodi isolati, ma occasione per un forte richiamo alla deontologia
I casi di malasanità sono eventi straordinari. Soprattutto non dobbiamo mai dimenticare che a fronte di un caso negativo che viene portato alla ribalta, ce ne sono migliaia che dimostrano come il lavoro medico venga portato avanti con estrema serietà. Di certo anche se questi sono episodi straordinari, non vanno sottovalutati essendo comunque il sintomo di una “patologia” e per questo vanno curati individuando la causa che li ha prodotti. In sostanza sono fenomeni che vanno e possono essere prevenuti in quando sinonimi di mal funzionamento e cattiva gestione. Anche da parte della categoria ci vuole sicuramente un richiamo forte ai principi deontologici che sono alla base della nostra professione. Non è un caso che quello avvenuto in questi giorni a Messina per la tipologia dell’avvenimento abbia colpito non solo i cittadini, ma i medici stessi. (E.M.)
 
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Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed.
L’80% delle denunce ai medici finiscono con un’assoluzione
Quando si parla di casi di malasanità bisogna agire con estrema cautela. I casi di errore, da considerare sempre presunto, attengono a tutte le attività umane. Quindi, bisogna sempre tenere ben a mente che occorre stabilire un rapporto di causa/effetto tra il presunto errore e il verificarsi di un evento sfavorevole. Prestiamo perciò grande attenzione a non amplificare le notizie che portano a pensare che dietro ogni fenomeno negativo registrato, ci sia un comportamento colposo. L’esperienza dimostra che l’80% delle denunce medico legali finiscono con assoluzioni, e nei rimanenti casi in cui si verifica un evento sfavorevole le cause sono da attribuire a problemi di organizzazione. La frequenza di eventi negativi è quindi estremamente bassa, soprattutto se consideriamo che ogni anno si producono 13 milioni di ricoveri e milioni di prestazioni specialistiche per cui ci sono 4 eventi negativi ogni 100 procedure e non sono da attribuire a colpe  del medico. Non dimentichiamo poi che la medicina non è una scienza esatta, per cui possiamo ridurre il rischio ma non abolirlo. (E.M.)
 
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Giovanni Monchiero, presidente Fiaso
Solidarietà alle vittime, ma senza falsare l'immagine del Ssn
Lo scalpore mediatico sui recenti errori clinici non può far dimenticare che nella sanità pubblica italiana l’indice di sinistrosità è a malapena dello 0,2% e di questa percentuale solo un terzo, ossia lo 0,o qualcosa si trasforma in effettivo risarcimento del danno, ovvero nel riconoscimento di un  reale errore clinico. La solidarietà per le vittime e il doveroso accertamento delle responsabilità individuali che questa comporta non devono dunque far perdere di vista i dati reali, che smentiscono l’immagine di un Servizio Sanitario nazionale “colabrodo”. Immagine che stride tra l’altro  con le classifiche dell’organizzazione Mondiale della Sanità  che colloca l’Italia nelle prime posizioni su aspettativa di vita e  benessere psico-fisico della popolazione.
Quando si denunciano i 30mila casi l’anno di errori clinici in Italia, come ha fatto di recente “Cittadinanza Attiva”, bisognerebbe  mettere a confronto questo dato con le decine di milioni di prestazioni erogate annualmente dal nostro troppo spesso bistrattato Ssn.
Ricordare questi numeri non significa abbassare la guardia ma semplicemente inquadrare il problema nelle giuste dimensioni. Nonostante la continue campagne mediatiche sulla “Malasanità”, i cittadini italiani nei ripetuti sondaggi mostrano però di aver capito la lezione e continuano a ritenere il nostro Ssn, così invidiato all’estero, un bene prezioso da tutelare. Questo non vuol dire tuttavia che bisogna restare con le mani in mano. Asl e Aziende ospedaliere stanno infatti facendo da tempo la loro parte come dimostra la costituzione ormai diffusa di strutture operative dedicate al risk managemet che coinvolgono attivamente tutti i ruoli sanitari ai vari livelli aziendali per il miglioramento delle performance del nostro prezioso Ssn. (L.F.)
 
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Angelo Del Favero, presidente Federsanità Anci
Casi isolati, ma l'Italia è ancora indietro con le politiche di risk management
Rispetto ai volumi enormi di prestazioni erogate della sanità italiana i casi di malasanità sono tutto sommato isolati e non c’è una patologia sistemica, però, come Paese siamo molto indietro nell’applicazione di politiche di risk management che andrebbero rafforzate. E poi, è necessario evidenziare come gli errori spesso avvengono in ospedali molto piccoli, che andrebbero chiusi, e che proprio per le loro dimensioni minime non possiedono tutti i servizi diagnostici di supporto e non hanno un’esperienza su una casistica vasta e articolata. (L.F.)
 
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Rosaria Iardino, presidente Donneinrete.it
Nessuna emergenza malasanità, ma i semi cattivi vanno eradicati
Il giornalismo è un mestiere da svolgere con grande responsabilità, e questo significa non scatenare cacce alle streghe o corse allo scoop. Ma se fatto con serietà, ha il merito di far emergere episodi e criticità che sicuramente vanno contrastati. Non credo, però, che esista un allarme malasanità nel nostro Paese. Il Ssn è uno dei migliori al mondo. Occorre inoltre distinguere la malasanità dall'errore medico. Quest’ultimo è un rischio insito nella professione. C’è poi un rischio su cui il Ssn può e deve intervenire con maggiore incisività rafforzando l’efficienza organizzativa e strumentale degli ospedali. Ma la malasanità è un’altra cosa. Sono gli ospedali fatiscenti, i reparti con i topi, le apparecchiature tenute in cantina perché non si ha la premura di assumere un tecnico per utilizzarlo, è lasciare entrare negli ospedali medici incapaci, è scegliere il personale secondo la logica del favoritismo anziché quella del merito. Purtroppo in Italia esistono casi del genere, contro i quali bisogna essere severi mandando a casa i medici che non fanno il loro lavoro e i dirigenti che pensano solo all’economia e non alla qualità dei servizi. Per far questo non serve un piano straordinario, ma la reponsabilità e la volontà di applicare le leggi che esistono e che vanno nella direzione di migliorare i servizi. (L.C.)
 
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Elisabetta Iannelli, vice presidente Aimac
Non minare la fiducia dei pazienti nel Ssn forzature mediatiche
A volte la sensazione che i giornali compiano delle forzature è piuttosto forte. Nei recenti casi di Messina e di Roma, ad esempio, si è insistito sulla lite tra medici, ma mi sembra che i due episodi siano molto differenti tra loro. Questo è un gioco pericoloso, perché mina la fiducia dei pazienti nel Ssn e rischia di creare nelle persone malate uno stato di paura e di rassegnazione che possono compromettere le cure. La sanità italiana è indubbiamente un’ottima sanità, i malati devono saperlo e i media hanno la responsabilità di non dimenticarlo.
Non credo che esista un’emergenza malasanità. Esistono, purtroppo, singoli episodi di inaccettabili negligenza e realtà locali con carenze croniche, come dimostrano il fenomeno di mobilità sanitaria. Contro questi fenomeni è giusto richiamare alla responsabilità politica, amministrativa e professionale, compresa quella degli Ordini, per recuperare il controllo sulle situazioni e in generale il sistema. Il ruolo dei media, in questo caso, è quello di non abbandonare i casi dopo aver gridato allo scandalo, ma di seguire l’evolversi degli eventi per accertare che vengano messe in campo i provvedimenti necessari a migliorare la sanità italiana. (L.C.)
 
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Francesca Moccia, coordinatrice nazionale Tdm
Non demonizzare il Ssn, ma promuovere best practice e trasparenza
Ci sono gravi episodi di sanità che sono stati accertati e che la stampa non ha fatto che rendere noti al grande pubblico. Questo non è sbagliato in sé, lo diventa nel momento in cui innesca una demonizzazione del Ssn e una corsa allo scoop, se non poi tacere su altre disfunzioni del Ssn che fanno meno notizia, ma che quotidianamente ostacolano l’accesso e la qualità delle cure. Il Tribunale per i diritti del malato riceve ogni giorno segnalazioni di mal costume, di violazione delle regole e dei diritti del pazienti, di mancanza di trasparenza tra servizio pubblico e servizio privato. Denunce più o meno gravi, che sicuramente vanno accertate e contrastate. Non ritengo, tuttavia, che esista un’emergenza malasanità che richieda un piano straordinario. Quel che occorre fare è migliorare la gestione e il controllo del sistema, promuovere le best practice, dare attuazione alle linee guida e alle strategie di prevenzione dei rischi in sanità, soprattutto nelle Regioni del Sud, dove più spesso si verificano questi episodi. Per arginare il malcostume credo che sia prioritario intervenire sul rapporto pubblico-privato, sui medici pubblici che esercitano la libera professione privata e sui liberi professionisti che utilizzano le strutture pubbliche. In questo ambito, messo anche in risalto dalla vicenda di Messina, si nascondono zone d’ombra che nuocciono al cittadino, ma anche al rapporto tra medici. (L.C.)

03 settembre 2010
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