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Legge Fornero. Rischio pensione posticipata per chi ha parenti disabili

di Gennaro Barbieri

Dopo la polemica relativa ai donatori di sangue, si apre un altro caso: nei contributi figurativi non vengono conteggiati i giorni di assistenza ai congiunti con problemi di disabilità. Il rischio è che la pensione slitti anche di due anni. Daita (Cgil): "Necessaria interpellanza parlamentare"

03 OTT - Si apre un nuovo caso legato alla riforma delle pensioni di Elsa Fornero. Il dispositivo varato dall’allora ministro del governo Monti prevede il concetto di ‘pensione anticipata’ rispetto all’età anagrafica, fissando la soglia minima per usufruirne a 42 anni e 2 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 più due mesi per le donne. Il conteggio include però soltanto i giorni di lavoro effettivo e non più quelli coperti da contributi figurativi, a eccezione di malattia, leva e maternità obbligatoria. In sostanza non vengono riconosciuti, ai fini del calcolo, i giorni di assenza richiesti e ottenuti da coloro che usufruiscono della legge 104/92, che garantisce la retribuzione ai lavoratori impegnati nell’assistenza di parenti disabili. Si tratta di circa 3 giorni al mese che, moltiplicati per gli anni di lavoro, possono significare un pensionamento posticipato anche di due anni. Un autentico paradosso, soprattutto considerando che ormai da diversi anni si è aperto il dibattito sulla necessità di riconoscere un prepensionamento di 5 anni ai genitori con figli disabili.

Una questione delicata che la politica dovrà affrontare al più presto, magari con un intervento normativo ad hoc. “Ci stiamo attivando affinché venga richiesta un’interpellanza parlamentare – annuncia Nina Daita, responsabile dell’Ufficio politiche disabilità della Cgil – Si tratta di un caso di fortissima ingiustizia sociale, da affrontare e risolvere al più presto. L’assistenza per i disabili è già totalmente a carico delle famiglie, a causa dell’inesistenza dei servizi pubblici. E ora veniamo ulteriormente penalizzati, la situazione è inaccettabile”.

La vicenda si potrebbe allargare anche a profili di carattere prettamente giuridico per via degli effetti retroattivi della riforma Fornero. Numerosi cittadini hanno infatti beneficiato dei permessi garantiti dalla 104, ma al momento della scelta non potevano sapere che ciò avrebbe determinato uno slittamento della pensione. “L’argomento necessita di un immediato approfondimento – spiega Andrea Giorgis, deputato del Pd e docente di diritto costituzionale presso l’Università di Torino – Sembra infatti evidente la contraddizione tra il riconoscimento del diritto all’assistenza e l’allungamento dell’età lavorativa. Il rischio è che vengano messi in discussione diritti acquisiti, rivedendo quanto già maturato. Auspico che al più presto vengano forniti chiarimenti in merito”.

Gennaro Barbieri
 

03 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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