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Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne. Da Milano l'allarme: aumentano i casi 


Lo ha registrato il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) della Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano, che funziona grazie alla collaborazione tra ospedale, Comune, Asl e Università: la violenza sessuale è in aumento di quasi un quarto rispetto a due anni fa, e soprattutto quella domestica è aumentata del 50%. Ma il problema non è solo questo.

25 NOV - 128 vittime solo quest'anno. Questo il bilancio dei femminicidi in Italia nel 2013: 128 donne sono state uccise per il fatto di essere donne, e molto più spesso che da uno sconosciuto sono state uccise dal proprio partner, da un familiare, da un conoscente. Ma la violenza sulle donne non è solo questo, né “solo” violenza sessuale o la molestia sul luogo di lavoro o in strada: è il fatto che in Italia come in molte altre nazioni europee le donne a parità di competenze guadagnino meno degli uomini pari grado sul lavoro, è il fatto che sono quasi le uniche ad occuparsi dei mestieri domestici e della cura di bambini e anziani, è il fatto che in tempo di crisi l'occupazione femminile cresca – come spiega il Wall Street Journal – soprattutto in settori come i servizi alle famiglie o le pulizie, probabilmente anche perché più economici e precari. Ed ecco perché la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne assume in Italia un significato ancor più ampio.
 
Se la violenza sulle donne non è solo quella sessuale, quest'ultima è forse tra le espressioni più drammatiche e “quantificabili” del problema. Come spiegano i dati del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) – Centro di riferimento della regione Lombardia e servizio di emergenza che funziona grazie alla collaborazione tra Policlinico, Medicina Legale dell’Università degli Studi di Milano, ASL Milano e Comune – riportati sul sito della Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano, nonostante ultimamente si senta molto parlare di femminicidio e nonostante le numerose iniziative contro la violenza sulle donne, il numero dei casi di violenza in Italia non sembrerebbe accennare a diminuire, anzi. Il trend, al contrario, indicherebbe un aumento significativo dei casi, di circa il 23% negli ultimi due anni. In particolare, le violenze domestiche sono aumentate del 53% rispetto a due anni fa, e del 15% rispetto al 2012.
 
Il confronto è tra il periodo 1 gennaio – 15 ottobre 2013 (ultimo dato disponibile) e lo stesso periodo del 2011: gli accessi al servizio SVSeD sono stati 111 in più (un aumento del 23,2%), per un totale di 590. Ad aumentare sono soprattutto le violenze domestiche, che registrano un +53,4% rispetto a due anni prima. Rispetto al 2012, invece, per lo stesso periodo si sono registrati 77 casi di violenza in più, pari a +15% (513 casi in totale). Anche qui ad aumentare maggiormente sono i casi di violenze domestiche, che registrano un incremento del 44%. Rispetto al 2012, invece, sono in calo le violenze subìte dagli uomini: erano 26 l’anno precedente (3,9% del totale), mentre sono 9 nel 2013 (2,5%). Sempre analizzando i dati al 15 ottobre 2013 le richieste di aiuto al servizio di reperibilità telefonica dell’SVSeD, svolto da assistenti sociali e psicologhe, sono aumentate del 50,8% rispetto al 2012; addirittura raggiungono il 314,6% in più se il confronto è con il 2011, arrivando ad un picco di +460% nei weekend.
 
“Dai dati sembrerebbe che la violenza domestica sia un fenomeno in aumento”, ha detto Alessandra Kustermann, direttore del Pronto Soccorso Ostetrico-ginecologico della Fondazione Ca’ Granda Policlinico e responsabile dell’SVSeD. “Le spiegazioni sono molteplici: da un lato potrebbe esservi una maggiore emersione dei casi sommersi, perché le donne trovano più frequentemente il coraggio di parlarne. Dall’altro la maggiore formazione e sensibilizzazione degli operatori sanitari determina un aumento delle diagnosi di sospetto maltrattamento nei Pronto Soccorso, anche quando la persona offesa continua a nascondere la reale origine delle lesioni riportate. Tuttavia, queste spiegazioni non bastano a giustificare il numero così elevato dei casi giunti in SVSeD negli ultimi 2 anni”.
 
 
E anche rispetto al tipo di violenza, il quadro è leggermente cambiato. Considerando il totale dei casi, le violenze sessuali sono sempre state in maggioranza rispetto alle violenze domestiche, ma nel 2013 la situazione è cambiata: se nel 2012 la violenza sessuale costituiva il 58% delle richieste di aiuto e la violenza domestica il 42%, nel 2013 la percentuale si è ridotta al 49,8%, con un aumento delle violenze domestiche che ora rappresentano il 50,2% dei casi.
In calo anche le violenze sessuali registrate sui minori: al 15 ottobre 2013 si sono contati 60 casi (16,5% del totale), metà dei quali si concentrano nella fascia 14-17 anni (29 casi), e a cui si aggiungono 24 casi di maltrattamento su minori osservati nel 2013 nel Pronto Soccorso Pediatrico della Fondazione. Nell’intero anno 2012 la violenza sui minori ha registrato 131 casi, pari al 20% del totale, con 62 episodi nella fascia 14-17 anni.
Si registra invece un aumento di casi di violenza sessuale subita da donne residenti all’estero, che si trovano momentaneamente in Italia per motivi di studio o di lavoro: erano 4 nel 2012 (0,6% del totale) e sono diventati 7 nei primi dieci mesi del 2013 (1,9%).
 
La fascia di età con il maggior numero di casi si conferma quella tra i 25 e i 34 anni, e registra un aumento di 3,3 punti percentuali (nel 2012 rappresentavano il 25,4% dei casi; a ottobre 2013 sono saliti al 28,7%). In aumento anche i casi nella fascia 35-44 anni (23,5% nel 2012 contro 24,6% del 2013) e quelli sulle donne con più di 55 anni (4,4% nel 2012 contro 5,2% nel 2013).
La nazionalità delle donne vittime di violenza domestica rimane equamente suddivisa tra italiane e straniere, come nel 2012: in particolare, nel 2013 solo 9 vittime straniere di violenza domestica erano prive di permesso di soggiorno e 15 avevano già ottenuto la cittadinanza italiana. Rispetto al 2011, si è registrato un incremento significativo delle vittime di violenza domestica disoccupate (dal 14,6% del 2011 ad un 24,3% del 2013).

Ma anche la crisi potrebbe aver giocato un ruolo non secondario, in questo scenario. Un’ulteriore possibile spiegazione, ha infatti concluso Kustermann, “potrebbe essere legata alla crisi economica e all’aumento della disoccupazione maschile, che determina una maggiore tendenza alla depressione legata alla perdita di ruolo sociale da parte degli uomini, una difficoltà a gestire le relazioni con la partner e con gli eventuali figli, un aumento dei conflitti famigliari per le maggiori difficoltà economiche che possono sfociare in maltrattamento psicologico e fisico. Sarebbero necessari studi più approfonditi sui partner maltrattanti per poter trarre conclusioni attendibili”.

25 novembre 2013
© Riproduzione riservata

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