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HIV. MSF: “Lotta destinata a fallire se non si dà priorità all’Africa occidentale e centrale”


Per l'organizzazione medico umanitaria l'obiettivo globalmente condiviso di debellare l'epidemia di HIV entro il 2020 non verrà mai raggiunto se non verrà data una forte accelerazione alla risposta contro il virus in Africa centrale e occidentale. La materia è approfondita in un rapporto "Fuori fuoco: come milioni di persone nell'Africa occidentale e centrale rimangono tagliate fuori dalla risposta globale dell'HIV"

20 APR - "L’obiettivo globalmente condiviso di debellare l’epidemia di HIV entro il 2020, non verrà mai raggiunto se non verrà  data una forte accelerazione alla risposta contro il  virus in Africa centrale e occidentale dove le persone sieropositive continuano a soffrire inutilmente e a morire in silenzio", avverte l’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) in un nuovo rapporto.

MSF lancia un appello alle agenzie delle Nazioni Unite, ai donatori europei, al Fondo Globale e al PEPFAR, così come ai governi interessati e alla società civile, perché sviluppino e realizzino  piani per accelerare l’accesso al trattamento antiretrovirale salvavita (ART) in quei paesi dove la copertura raggiunge meno di un terzo della popolazione che ne ha bisogno, in particolare in Africa centrale e occidentale.
Il rapporto di MSF “Fuori fuoco: come milioni di persone nell’Africa occidentale e centrale rimangono tagliate fuori dalla risposta globale all’HIV” esplora le cause del mancato  trattamento in una vasta regione che comprende 25 paesi, e  tre casi studio dettagliati su tre contesti: Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo e Guinea.

“La tendenza delle agenzie internazionali -afferma Eric Goemaere, referente di MSF per l'HIV - a concentrarsi sui paesi a maggiore prevalenza di HIV e sui punti nevralgici dell’Africa sub-sahariana rischia di trascurare l’importanza di colmare il divario di trattamento nelle regioni con scarsa copertura antiretrovirale. Le esigenze dell’Africa occidentale e centrale restano enormi: tre persone su quattro non accedono alle cure per l’HIV, che corrisponde a 5 dei 15 milioni di persone che dovrebbero iniziare il trattamento entro il 2020. Il sistematico abbandono della regione è un tragico errore strategico: si lascia che il virus svolga indisturbato il suo lavoro mortale mettendo a repentaglio l'obiettivo di frenare l'HIV/AIDS in tutto il mondo”.

Le regioni dell’Africa occidentale e centrale sono considerate a bassa prevalenza di HIV con il 2,3% della popolazione che convive con il virus. Tuttavia questo dato rappresenta  tre volte la prevalenza mondiale che è dello 0,8%, con alcune aree che raggiungono  addirittura il 5% di persone affette da HIV/AIDS ovvero la soglia che definisce l’alta prevalenza. A dispetto di questa bassa prevalenza, la regione dell’Africa Occidentale e Centrale contribuisce da 1 a 5 nuovi casi  di HIV/AIDS,  a uno su quattro decessi correlati all’AIDS  e a circa la metà di neonati affetti dal virus. Ciò è dovuto a una copertura antiretrovirale molto bassa che raggiunge appena il 24% della popolazione che ne ha bisogno.

“O si  colma subito il divario - dichiara Mit Philips, esperto di politiche sanitarie per MSF - nel trattamento in Africa centrale e occidentale o non lo si farà più. I paesi con una bassa copertura antiretrovirale hanno bisogno di trarre il proprio beneficio dalle rinnovate ambizioni mondiali  sull’accelerazione della risposta all’HIV. Ma è irrealistico pensare che possano rompere questo mortale status quo da soli. Se il mondo vuole seriamente debellare l’AIDS è tempo che ampli la visione oggi troppo ristretta della strategia del Fast Track e, in via  prioritaria e urgente, , i trattamenti antiretrovirali salvavita siano resi disponibili anche  per le vittime più ignorate del virus”.
 
Lorenzo Proia

20 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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