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Brexit. Che cosa accadrà al NHS adesso che la Gran Bretagna ha votato per uscire dall’Ue?

di Grazia Labate

La sanità è stata un campo di battaglia chiave nella campagna pro Brexit. La campagna Leave aveva sostenuto che Brexit avrebbe potuto salvare il NHS. Ma la realtà post referendum sta dimostrando che gli shock economici, porteranno il futuro governo a prevedere meno fondi per il NHS e i servizi sanitari. Ecco uno sguardo a ciò che potrebbe accadere al sistema sanitario nazionale, amato della Gran Bretagna, dopo l’uscita dalla Ue.

26 GIU - Il NHS è stato un campo di battaglia chiave nella campagna pro brexit. La campagna Leave aveva sostenuto che Brexit avrebbe potuto salvare il NHS reindirizzando i finanziamenti provenienti dal bilancio dell'UE e il taglio dei costi per l’immigrazione, riducendo così  la pressione sui servizi.
Ma il Remain aveva avvertito che Brexit avrebbe potuto tradursi in una crisi per il personale del NHS e scosse di assestamento dell'economia avrebbero potuto ridurre i finanziamenti per l'assistenza sanitaria.

Altri commentatori - tra cui Marek Sacha, CEO dell’agenzia nazionale per l’assistenza domiciliare “Revere Care”- hanno sostenuto che entrambe le parti hanno utilizzato il servizio sanitario nazionale a loro vantaggio politico.

Mr Sacha ha detto: “Brexit ha vinto, ma il nostro sistema sanitario si trova, ancora una volta, al centro della battaglia. Mentre alcuni sostengono che Brexit potrebbe salvare il NHS, altri dicono che potrebbe rovinarlo; ma il fatto è che i leader di partito sono andati così disperatamente alla ricerca di voti, volendo nascondere che al di la dell’Europa il sistema sanitario britannico è in una crisi pesante”.

Ecco uno sguardo a ciò che potrebbe accadere al sistema sanitario nazionale, amato della Gran Bretagna, dopo che il popolo ha sostenuto Brexit nel referendum.

Che cosa accadrebbe ai finanziamenti per il SSN?
Leave ha sostenuto che Brexit permetterebbe alla Gran Bretagna di investire di più nel NHS perché non avrebbe più l’obbligo di contribuire al bilancio dell'UE.

Il deputato Andrew Murrison ha detto che il post-Brexit vedrebbe la Gran Bretagna spendere di più per i medici, gli infermieri e i posti letto negli ospedali perché “il nostro servizio sanitario nazionale è sotto pressione da crescente domanda e da il fatto è che abbiamo risorse limitate”.  Ma la realtà post Brexit sta dimostrando che gli shock economici, porteranno il futuro governo a stringere i cordoni della finanza pubblica e quindi  a prevedere meno fondi per il NHS e i servizi sanitari.

Che cosa accadrebbe al NHS personale?
Il campo Remain ha avvertito che lasciare l'UE porterà ad ulteriori carenze di personale chiave per il NHS, come infermieri e operatori sanitari.
Circa 1,2 milioni di personale nel NHS e nell’assistenza sociale in Inghilterra sono cittadini di altri paesi dell'Unione europea, in base alle recenti statistiche del settembre 2015.

Lasciando l'UE finirebbe la libera circolazione dei lavoratori migranti, tra cui operatori sanitari, tra il continente e il Regno Unito.
Mr Sacha, di “Revere care” ha già avvertito che la Gran Bretagna girando le spalle all'UE creerà più "crepe nel nostro sistema sanitario già danneggiato".
Ha poi aggiunto: “Inoltre, l'idea che decine di migliaia di operatori possano fare le valigie e lasciare  l’U.K. è una preoccupazione enorme per il sistema di assistenza in generale”.

L’euroscettico ministro Michael Gove ha avvertito che il NHS affronterebbe  una crescente domanda a causa dell’impennata migrazione nell'UE, e ancor di più in futuro, soprattutto dopo che paesi come la Turchia dovessero far parte dell'UE. Mr. Gove ha sostenuto che ci sarebbe stato un aumento della affluenza nelle A & E con relativo allungamento dei tempi di attesa, aggiungendo: "La libera circolazione su quella scala avrà enormi conseguenze per il NHS".

Durante la trasmissione televisiva Good Morning Britain, la giornalista Susanna Reid chiede a Nigel Farage se i 350 milioni di sterline l’anno, che la Gran Bretagna versava all’Unione Europea saranno investiti nel Sistema sanitario Nazionale, così come annunciato nella campagna elettorale. Farage, uno dei maggiori sostenitori della Brexit, ritratta e dice di non aver mai promesso nulla del genere e che si è trattato di un errore dei sostenitori del Leave. La giornalista, incalza il leader di Ukip, dicendo che molti degli elettori del brexit hanno votato credendo che quelle risorse sarebbero andate al NHS, che Leave ha fatto una intera campagna elettorale su questa promessa, ma Farage corregge il tiro e ritratta. Di bugie se ne dicono tante in campagna elettorale pur di guadagnare consenso, ma come si sa le bugie hanno le gambe corte. La realtà è ben altra. La verità è che le risorse promesse dal governo Cameron di circa 8 miliardi di sterline per il NHS da qui al 2020 diventano sicuramente una chimera. Il terremoto finanziario di questi giorni non promette nulla di buono.

Le prospettive di crescita sono compromesse, così pure le possibilità di occupazione, i tagli al welfare di questi ultimi 5 anni, sotto la scure del Ministro del bilancio Osborne, si sono fatti sentire sulla popolazione anziana, sui bambini, sui portatori di handicap, sui giovani medici che hanno fatto duri scioperi per veder riconosciuto il loro diritto ad essere remunerati ragionevolmente, dentro un quadro di condizioni di lavoro pesante, al limite della sicurezza del malato e del medico che lo assiste.

L’Ue è diventata il catalizzatore della rabbia e del malcontento di un popolo che cerca sicurezza e certezze sperando che da soli si possa fare meglio, ma in realtà vale per l’U.K. ma vale per tutta l’Europa, il tema è la necessità di ridefinire le regole di un nuovo patto sociale che assicuri una nuova crescita ed una nuova redistribuzione, che accorci le distanze tra disuguaglianze economiche e sociali troppo forti, tra presente e futuro, per aprire una nuova finestra dell’Unione europea, spalancata ai diritti dei suoi popoli, unita dall’idea che insieme e solo insieme si possono affrontare sfide e rischi nell’avvicendarsi delle generazioni.

 
Grazia Labate
Ricercatore in economia sanitaria

26 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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