Legge contro il burqua. Medici stranieri: “Rispettare i diritti individuali”
Dopo il via libera della commissione Affari Costituzionali della Camera alla legge sul divieto di burqa e niqab, l’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (Amsi) interviene chiedendo al Governo di avviare un confronto con le comunità arabe in Italia per evitare un provvedimento “punitivo” e “non rispettoso dei diritti individuali”.
04 AGO - “Dopo la proposta dei medici spie ,presidi spie ,diritti ed integrazione con i crediti,prolungamento fino a 18 mesi della presenza nei cei, arriva infine quella di vietare il burqa tramite un dl perché così è stato decretato in altri Paesi europei. Una proposta che, però, non si basa su alcuna analisi e valutazione riguardo a questa abitudine e che rischia di essere esclusivamente punitiva e irrispettosa dei diritti individuali”. Questo il commento del presidente dell’Amsi (l’Associazione Medici di origine Straniera in Italia ), Foad Aodi, dopo il via il libera della commissione Affari Costituzionali della Camera alla legge sul divieto di burqa e niqab.
Secondo Aodi, infatti, si tratta di un provvedimento che non tiene conto di molti aspetti, a partire dal fatto che “il numero delle donne che lo portano è molto basso”. “Ci chiediamo – continua Aodi - perché, prima di arrivare ad un dl del genere, non è stato presa in considerazione la possibilità di valutare ed analizzare questa abitudine con una indagine conoscitiva per sapere effettivamente quante sono le donne che lo portano; il motivo per cui lo portano; lo portano spontaneamente o viene imposto loro da qualcuno? nei loro Paesi di origine lo portavano?”.
Aspetti da tenere in considerazione “per evitare che in Italia passi il concetto che l'integrazione si basa sui decreti di legge dall'alto e si certifica con i crediti e per volontà di pochi senza coinvolgere le comunità ed le associazioni degli immigrati competenti”.
Secondo il presidente dell’Amsi, quella del burqa è inoltre una questione che “potrebbe risultare falso allarme, inutile e non costruttivi né a favore del dialogo interculturale”. “In qualità di medico – racconta - non ho mai visitato una donna che porta il burga in Italia nonostante che di immigrati ne visito tutti i giorni. Inoltre non abbiamo visto frequentare la nostra numerosa comunità del mondo arabo donne con il burqa”. Da Aodi, quindi, un invito al Governo Italiano ad “analizzare di più il rispetto dei diritti individuali e culturali dialogando con le comunità e a non fare leggi punitive dall'alto per una questione che potrebbe risultare falso allarme”.
04 agosto 2011
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Cronache
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001
Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma
Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari
Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto
Joint Venture
- SICS srl
- Edizioni
Health Communication srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013
Riproduzione riservata.
Policy privacy