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Acquisti centralizzati: cardiologi temono deriva verso strumenti non garantiti e obsoleti


L’allarme arriva dall’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (Aiac), che sottolinea come sia “un diritto del paziente ricevere il dispositivo più adatto" e "dovere del medico indicare quale sia la risposta più corretta al fabbisogno clinico di ciascuno”.

03 GIU - La proposta di centralizzazione degli acquisti, specialmente per quanto riguarda i dispositivi medici, prevista dalla manovra correttiva della finanziaria 2010, “rischia di portare ad una standardizzazione dell’offerta verso il basso con un peggioramento di qualità ed innovazione”. Ad affermarlo è l’Aiac, che sottolinea come i dispositivi medici “non sono beni di largo consumo, ma prodotti innovativi dalle cui caratteristiche e modalità dipende la qualità delle prestazioni di assistenza sanitaria erogate ai cittadini. Esistono - sottolinea l'associazione - Linee Guida ufficiali per la definizione delle procedure di acquisto dei dispositivi medici ad alta tecnologia, che basterebbe mettere in pratica per coniugare sostenibilità, qualità ed accesso”.

Sottolineando i risultati ottenuti sui pazienti attraverso queste tecnologie, Maria Grazia Bongiorni, presidente Aiac, osserva come e prestazioni erogate con le alte tecnologie "non generano un incremento della spesa sanitaria. L’evidenza scientifica e la pratica medica - spiega Bongiorni - ci confermano che con l’innovazione si ottengono riduzione di ricoveri, di recidive, mortalità, che nel medio-lungo termine generano un notevole risparmio per il sistema, con un forte impatto etico e sociale. Per questo motivo occorre investire in alte tecnologie”.
L’Aiac chiarisce l’importanza della “piena trasparenza ed evidenza delle differenziazioni non solo dei prezzi ma anche dei servizi e dei supporti tecnici associati ai prodotti, spesso irrinunciabili”. Per questo sostiene l’istituzione di osservatori degli acquisti, affinché "competizione, servizi e innovazione concorrano per determinare un dato prezzo per uno specifico modello di dispositivo, che con il tempo tenderà ad abbassarsi, considerando che il settore è caratterizzato da forte dinamismo nell’innovazione e nell’offerta”.

L'Aiac ha quindi voluto ancora denunciare come l’aspetto più critico legato ai dispositivi medici sia che non tutti i pazienti ricevano le cure che potrebbero salvargli la vita o migliorarla notevolmente per qualità e aspettativa.
Secondo i dati dell'Aiac, in Italia le patologie aritmiche colpiscono circa 600.000 italiani e le alterazioni gravi del ritmo cardiaco riguardano 250.000 persone, provocando la morte di circa 60.000 pazienti ogni anno. In base alle linee guida, in Italia i pazienti a rischio di aritmie mortali con indicazione all'impianto di dispositivi cardiaci sarebbero ogni anno circa 350.000. Ma secondo i dati Aiac, nel 2009 sono stati solo 90.000 i pazienti impiantati. Si stima, inoltre, che per almeno la metà di questi sarebbe indicato un dispositivo con un più alto grado di innovazione tecnologica.
 

03 giugno 2010
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