Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Sabato 20 APRILE 2024
Cronache
segui quotidianosanita.it

Processo morte Dj Fabo. Chiesta l'assoluzione per Marco Cappato


Per la Procura, il fatto non sussiste: il leader radicale non ha avuto alcun ruolo nella fase esecutiva del suicidio assistito di Fabiano né nemmeno rafforzato la sua volontà di morire. Cappato ha chiesto un verdetto che faccia 'scuola' su questo tema: "Assolvetemi riconoscendo il diritto di Dj Fabo a morire o condannatemi". La sentenza è attesa il 14 febbraio.

17 GEN - La procura di Milano ha chiesto l'assoluzione di Marco Cappato "perché il fatto non sussiste". Il radicale è imputato a Milano per aiuto al suicidio in relazione alla vicenda di Dj Fabo. Il pm Tiziana Siciliano insieme alla collega Sara Arduini hanno chiesto in subordine alla corte d'assise di eccepire l'illegittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale quello sull'aiuto al suicidio.
 
"Marco Cappato - ha sostenuto in aula il pm Sara Arduini - non ha avuto alcun ruolo nella fase esecutiva del suicidio assistito di Fabiano Antoniani e non ha nemmeno rafforzato la sua volontà di morire". L'esponente radicale imputato davanti alla corte d'assise per aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, Dj Fabo, morto in Svizzera a fine febbraio con il suicidio assistito.
 
Tiziano Siciliano ha anche citato un passo dell'Utopia di Tommaso Moro - in cui si parla di sofferenza umana e dell'esistenza fin dal XVI secolo del diritto al fine vita: "Tommaso Moro per le sue idee fu condannato a morte e giustiziato, ma dopo un processo di beatificazione adesso è santo. Io non vorrei la condanna oggi di Marco Cappato e la sua santificazione tra qualche secolo. Impariamo dalla storia". Nella sua requisitoria la pubblica accusa cita i passi avanti fatti anche dalla giurisprudenza nel campo del fine vita - come le sentenze più celebri come Eluana Englaro, Welby o il piccolo Charlie in Gran Bretagna - e ricorda la presenza nel nostro ordinamento "di un diritto alla dignità", che va esteso e inteso anche come diritto di decidere come morire.  
 
"Se dovete assolvermi perché valutate le mie condotte irrilevanti, preferisco che mi condanniate". Così nelle sue dichiarazioni spontanee davanti ai giudici Cappato chiede una sentenza di assoluzione che riconosca che ha aiutato Fabiano Antoniani ad esercitare il suo diritto a una morte dignitosa in Svizzera. In sostanza, dichiara di volere un verdetto che faccia 'scuola' su questo tema delicato mentre non è interessato a un'assoluzione che riconosca irrilevanti le sue condotte, cioè che lo scagioni perché non ha dato un contributo esecutivo al suicidio quando Dj Fabo ha morso il pulsante che ha iniettato nel suo corpo la sostanza fatale.
 
"Se dovesse maturare la possibilità di definire irrilevanti le mie condotte, vi dico che preferirei una condanna - ha argomentato Cappato nel suo ultimo 'appello' ai giudici - perché con quella motivazione un'assoluzione aprirebbe la strada a qualcosa che nessuno può volere e cioè alla possibilità che l'assistenza alla morte volontaria dipenda dalla poter andare in Svizzera. Se Fabiano fosse stato residente a Catania non avrebbe potuto andare in Svizzera e nemmeno se non avesse avuto 12mila euro a sua disposizione".
 
Cappato ha concluso il suo intervento affermando che "Fabiano quando ha deciso di rendere pubblica la sua storia lo ha fatto senza proporsi come modello di nulla ma pensando che altre persone nelle stesse condizioni potessero fare scelte opposte alle sue". In precedenza, aveva evidenziato che in questi mesi trascorsi dalla morte di Fabiano "Dignitas ha recensito altri 22 italiani che sono andati a morire lì dei quali non sappiamo nulla perché ci sono andati clandestinamente. Lo Stato, volendo, avrebbe potuto sapere qualcosa di piu' perche' la notizia della morte di questi italiani arriva in Italia dove esiste l'obbligatorietà dell'azione penale. Ma non sappiamo nulla di queste persone, se ci sia stata un'istigazione o altro".
 
I suoi legali, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola, hanno chiesto di assolverlo "perché il fatto non sussiste". "Vi chiedo - ha detto Di Paola rivolto ai giudici popolari - di far entrare la lunga mano di Fabiano in camera di consiglio e di chiedere al Presidente e ai giudici a latere se Fabiano aveva la possibilità di vedersi riconosciuto un diritto". Da registrarsi, durante le arringhe un momento di profonda commozione della signora Carmen, la mamma di Dj Fabo, che ha dovuto lasciare l'aula per qualche minuto prima di farvi rientro. La sentenza è attesa il 14 febbraio.

17 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Cronache

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy