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Giornata missioni in Terra Santa. A Nazareth l’ospedale cattolico che parla arabo e cura in ebraico


Sono più di sessant’anni che i Fatebenefratelli gestiscono il nosocomio di Nazareth, al centro, da alcuni anni, di importanti investimenti che ne hanno fatto una delle strutture di riferimento per la sanità israeliana. Gli ospiti sono in gran parte arabi, quindi spiega il direttore Bishara Shoukair: "In ospedale parliamo arabo, scriviamo in inglese ma curiamo in ebraico".

18 APR - Da oltre un secolo i Fatebenefratelli gestiscono un nosocomio che pratica concretamente l’integrazione tra i popoli e le fedi. "Sapete perchè è facile l’integrazione in sanità? Perchè se avete medici e infermieri di religioni diverse non dovete tribolare a fare i turni a Natale e nelle feste religiose". Bishara Shoukair, direttore dell’ospedale cattolico Sacra Famiglia di Nazareth, è un musulmano dotato di uno spiccato humour e spiega così come si possa praticare una sanità d’eccellenza in un territorio perennemente in guerra e che mescola da secoli etnie e culture, lingue e religioni.
 
Sono più di sessant’anni che i Fatebenefratelli gestiscono il nosocomio di Nazareth, al centro, da alcuni anni, di importanti investimenti che ne hanno fatto una delle strutture di riferimento per la sanità israeliana. Un presidio importante tra le opere missionarie in Terra Santa, cui la Chiesa dedica la colletta nella giornata del 19 aprile.  "Per noi che abbiamo il carisma dell’Ospitalità - spiega fra Massimo Villa, priore della Provincia Lombardo Veneta dell'Ordine ospefaliero, che gestisce l'ospedale - offrire le nostre competenze e il nostro modo di intendere e di praticare la cura in un simile crogiolo di fedi e di culture è seguire passo per passo le orme di San Giovanni di Dio".
 
La storia di questo nosocomio è quella di molte missioni cattoliche: ha rischiato diverse volte la chiusura, è stato requisito in occasione di entrambe le guerre mondiali e oggi dà lavoro a 600 dipendenti ed effettua 2400 parti all’anno. Gli ospiti sono in gran parte arabi, quindi "in ospedale parliamo arabo, scriviamo in inglese ma curiamo in ebraico" spiega Bishara Shoukair, il quale sottolinea che la dotazione tecnologica e l’organizzazione sono perfettamente integrate nel sistema sanitario israeliano, che è basato su un sistema di assicurazioni (che coprono 153 dei 163 milioni di shekel di fatturato) e opera con una logica di libero mercato.
 
Negli ultimi anni è stata rinnovata radicalmente l’intera struttura con la costruzione di una nuova ala e oggi, con 12mila mammografie all’anno, il Sacra Famiglia-Fatebenefratelli è il primo centro del Nord Israele nella diagnosi e cura del tumore al seno. E’ anche il più grande centro di colonscopia ed endoscopia. Primati che in Medioriente hanno un peso diverso rispetto all’Europa, riconosciuti dal severissimo sistema di accreditamento isrealiano e ottenuti attraverso continui investimenti, che condurranno la struttura a chiedere la certificazione della Joint Commission International, cioè la più alta nel mondo ospedaliero.

18 aprile 2019
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