La neve e i bamboccioni. Il nuovo lessico di chi ci governa
di Cesare Fassari
Prende sempre più piede il vezzo di ministri e politici di sintetizzare in una parola caratteristiche vere o presunte degli italiani. Un'abitudine che i tecnici di Monti sembrano apprezzare molto. E intanto nevica e l'Italia si ritrova nel medio evo
07 FEB - Coglioni, bamboccioni, fannulloni, macellai, monotoni, sfigati, mammoni, illusi.
Rispettivamente,
Berlusconi, agli elettori che non lo votano nel 2006.
Padoa Schioppa, agli under 30 che restano a casa da papà e mammà.
Brunetta, ai pubblici dipendenti e ancora
Brunetta, ai medici.
Monti, a quelli che il posto fisso ce l'hanno per tutta la vita.
Martone, agli under 28 non ancora laureati.
Cancellieri, ai giovani che vogliono il posto fisso vicino ai genitori.
Fornero, a chi si illude che il posto fisso sia ancora una realtà raggiungibile.
Negli ultimi anni pare che i nostri ministri e premier abbiano scoperto un nuovo modo di rivogersi ai cittadini, basato sull'uso di parole simbolo, subito enfatizzate dai media e dai blog, e che, con indiscutibile efficacia, stigmatizzano veri o presunti (poco importa) vezzi o vizi di noi sudditi.
E noi sudditi, come ovvio, ci ribelliamo, coadiuvati (senza averlo chiesto), da questo o quel politico dello schieramento opposto (ma ora con Monti è un po' più difficile) che volta per volta sguazza anch'egli nella polemica, mostrandosi sconcertato, scandalizzato, inorridito, perplesso, rammaricato, imbarazzato.
I protagonisti della boutade, quasi sempre, si rimangiano in tutto o in parte la parola slogan. Contestualizzandola, circoscrivendola, limitandone lo spettro evocativo. Ma il vizio (questo indubbio) di farsi sfuggire la parolina caricaturale, sembra indistruttibile.
Tutto ciò avviene in contesti e scenari complessi, dove all'ordine del giorno dell'intervista o dell'intervento dal quale viene poi estratta la parolina magica, figurano temi alti: il senso civico degli elettori, l'indipendenza delle nuove generazioni, l'efficienza della pubblica amministrazione, la competenza dei medici, la ricerca del lavoro dei giovani.
E intanto, cronaca degli ultimi giorni, l'Italia sprofonda sotto la neve. Si registrano i primi morti di freddo (nel 2012, nella terza economia europea) e intere comunità si ritrovano a vivere come nel medio evo. Senza luce, acqua, cibo, trasporti. Su questa emergenza nessuno ha ancora azzardato la parolina magica di sintesi e speriamo che a nessuno venga in mente di tirarla fuori.
Cesare Fassari
07 febbraio 2012
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