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Polmonite. Solo il 50% degli italiani conosce i fattori di rischio


Nonostante sia diffuso il senso della pericolosità della patologia, solo il 41,6% degli over 50enni è consapevole dell’esistenza del vaccino contro la polmonite da Pneumococco e solo il 31,4% ha interesse per questa forma di prevenzione. I dati da un'indagine Censis.

20 MAR - È vero che la polmonite costituisce una patologia ben nota ai 50-80enni italiani (96,0%), che ne conoscono appieno la potenziale letalità (91,0%) e la lunghezza dei tempi di recupero (76,8%), ma risultano ignorati alcuni importanti fattori di rischio, in particolare l’età avanzata (citata in sesta posizione nella graduatoria formata sulla base della frequenza di risposte da poco più della maggioranza, il 59,8%) e la presenza di patologie croniche (42,7%), così come alcune conseguenze delle polmoniti più gravi (setticemia/peritonite e meningite, indicate come complicanze rispettivamente dal 17,5% e dall’11,9%). Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta dal Censis, con il supporto di Pfizer, e presentata oggi in occasione del convegno ‘Anziani ma non troppo: indagine sulla percezione delle vaccinazioni, della polmonite pneumococcica e della sua prevenzione’.

“Come Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione non possiamo che essere promotori e allo stesso modo di supporto ad iniziative come questa. È indispensabile, infatti, che vengano fatte ricerche che possano testimoniare se e quanto la popolazione italiana si renda conto dei rischi che alcune malattie possano recare”, ha affermato il Sen. Antonio Tomassini, presidente XII Commissione Igiene e Sanità del Senato e presidente dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, intervenendo al convegno. “È altresì importante che si faccia seguito a tutto ciò con Campagne di prevenzione mirate che evitino che una malattia come la polmonite possa  ancora essere una patologia così frequente”, ha aggiunto il Senatore Tomassini.

Sull’aspetto della scarsa conoscenza della vaccinazione pesa senz’altro la qualità delle informazioni a disposizione: va segnalato che l’esperienza e la consuetudine alla vaccinazione annuale contro l’influenza incidono sull’attenzione nei confronti della vaccinazione contro lo pneumococco. Il 46,2% di coloro che si vaccinano ogni anno per l’influenza manifesta interesse nei confronti della vaccinazione anti-polmonite pneumococcica, mentre il dato scende al 18,8% per coloro che non vi si sono mai sottoposti, a fronte di una media di interessati che supera di poco il 30% del campione.

“L’opportunità che ci viene offerta da un nuovo vaccino per la prevenzione delle polmoniti da pneumococco va assolutamente sfruttata con Campagne vaccinali in cui tutte le componenti, dalla sanità pubblica, ai medici di medicina generale e ai medici specialisti devono impegnarsi a raggiungere obiettivi di copertura vaccinale nella popolazione adulta che siano almeno paragonabili a quelli della vaccinazione antiinfluenzale”, ha affermato Michele Conversano, Presidente Designato della Società Italiana di Igiene (SItI). “Pertanto – ha aggiunto - la ricerca scientifica e l’organizzazione della medicina del territorio e di sanità pubblica sono le armi vincenti per prevenire le polmoniti in età adulta, tuttora troppo sottovalutate”.

Al raggiungimento di questo obiettivo, secondo gli esperti, gioca un ruolo importante il fatto che il nuovo vaccino anti-pneumococco abbia il vantaggio di essere somministrato in un’unica dose che garantisce una produzione di anticorpi sufficientemente elevata e un’immunità di lunga durata.

Grandi aspettative sono riposte nella funzione informativa del medico di medicina generale: il 75,5% lo indica come la fonte d’elezione per reperire maggiori informazioni sulla vaccinazione, mentre l’80,4% afferma che l’indicazione del proprio medico curante farebbe scattare l’interesse nei confronti della vaccinazione antipneumococcica. “Si tratta – ha spiegato Concetta Mari Vaccaro, responsabile Welfare del Censis - di un’indicazione importante: nel mare spesso generico dell’informazione sanitaria e a fronte del prevalere della dimensione soggettiva dell’auto percezione della propria condizione, il riferimento autorevole al proprio medico si delinea come un elemento strategico nell’adozione consapevole di reali strategie individuali di promozione della salute”.
 

20 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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