Cantone (Spi-Cgil): le soluzioni della Fiaso non ci convincono affatto
Carla Cantone, Segretario generale Spi-Cgil, commentando il documento che la Fiaso ha consegnato a Balduzzi afferma che “non è aumentando i ticket a carico delle persone tantomeno riducendo le tutele e i livelli assistenziali garantiti che si rilancia il sistema sanitario nazionale”.
23 MAR - “Non è aumentando i ticket a carico delle persone tantomeno riducendo le tutele e i livelli assistenziali garantiti che si rilancia il sistema sanitario nazionale. Nel nostro paese, invece, si continua a dire che questa è la soluzione e che bisogna recuperare l’efficienza del sistema sanitario razionalizzando l’offerta dei servizi. È quanto è stato dichiarato, ad esempio, nei giorni scorsi dal Presidente del Fiaso a
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.Così il Segretario generale Spi-Cgil Carla Cantone in risposta al documento che la Fiaso ha consegnato al Ministro Balduzzi.
“Le dichiarazioni del Presidente – aggiunge la Cantone – non ci convincono affatto e ci fanno dire che siamo ancora lontani da una soluzione condivisa degli atavici problemi che riguardano la sanità italiana. Problemi che ne hanno fatto schizzare in alto il costo per i cittadini a fronte di prestazioni non sempre in grado di rispondere alle vere esigenze di chi è più debole ed esposto come gli anziani. Occorre ricordare che le spese di cura sono arrivate a costare il 12% in più di quello che dovrebbero costare. Le famiglie italiane, in molti casi, sono così costrette a rinunciare alle cure perché non ce la fanno a sostenerne i costi. Le motivazioni economiche sono, infatti, secondo l’Istat la causa principale di abbandono delle prestazioni sanitarie. L’Istituto ha rilevato, inoltre, che quasi 400.000 famiglie si sono impoverite per cause di salute e che un milione di nuclei familiari si sono esposti economiche per quello che noi continuiamo a chiamare il diritto alla salute”.
Il segretario Spi-Cgil sottolinea come “Oltre i due milioni sono, infine, le persone che si sono viste costrette a rinunciare ad importanti prestazioni specialistiche. È un quadro drammatico che da solo mostra la sempre minore accessibilità del sistema sanitario nazionale. Il quadro è oltretutto condannato a peggiorare se si considera la scure di ulteriori tagli che gli si sta per abbattere contro.
Allora come pensare che l’unica soluzione sia quella di aumentare ancora i costi attraverso l’introduzione di nuovi ticket oppure quella di procedere alla riduzione dei livelli assistenziali?
Non è certo questo ciò di cui abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno che il diritto universale alla cura sia rispettato. Che tutti possano accedere a servizi che siano di qualità e in grado di rispondere alle reali esigenze delle persone e che chi sta peggio non sia lasciato solo o indietro.
Per farlo la strada è quella di una lotta senza quartiere agli sprechi e alle innumerevoli frodi mosse ai danni del sistema, che interessano la sanità in tutto il territorio nazionale come dimostrato dai continui e quotidiani casi di cronaca giudiziaria. Abbiamo bisogno che tutti concorrano a questi obiettivi e che la si faccia finita di considerare il diritto alla salute un privilegio ad esclusiva di chi può permetterselo”.
“Se i governi che si sono succeduti negli anni – conclude la Cantone – hanno portato all’impoverimento del sistema sanitario molte responsabilità sono, però, anche a carico dei manager e il dottor Moncherio questo dovrebbe saperlo bene. Proprio per questo anche i manager hanno l’obbligo di superare una volta per tutte le loro inefficienze”.
23 marzo 2012
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