Medicina penitenziaria. A Parma medici in stato di agitazione
Al centro della protesta “la volontà dell’Ausl di Parma di non dar seguito, dopo tre mesi di vacatio contrattuale, a nessuna forma di accordo tra l’Azienda e i medici degli Istituti Penitenziari di Parma”, spiegano Michele Tamburini, segretario Smi Emilia Romagna, e Paul Nji Mujih, segretario nazionale Smi Medicina Penitenziaria e segretario provinciale Smi Parma. Chiesto l'avvio delle procedure di raffreddamento, sindacato pronto allo sciopero.
27 MAR - “Siamo stati obbligati a proclamare lo stato di agitazione con la richiesta di avvio delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla legge sulle norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali nella vertenza contro l’Azienda USL di Parma per il mancato accordo aziendale con i medici degli istituti penitenziari”. Ad annunciarlo, in una nota, sono
Michele Tamburini, segretario Smi Emilia Romagna, e
Paul Nji Mujih, segretario nazionale Smi Medicina Penitenziaria e segretario provinciale Smi Parma, rendo pubblica la
lettera inviata al Prefetto di Parma, al Direttore Generale Ausl, all’assessore regionale alle Politiche per la Salute e alla Commissione di Garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
“Lo stato lo stato di agitazione è stato dichiarato a seguito della volontà dell’Ausl di Parma di non dar seguito, dopo tre mesi di vacatio contrattuale, a nessuna forma di accordo tra l’Azienda Usl di Parma e i medici degli Istituti Penitenziari di Parma”, spiegano. “Il mancato accordo – aggiungono - renderà impossibile, in prospettiva, garantire il normale svolgimento di tutte le attività di sostegno agli Istituti di Pena di Parma dal primo aprile prossimo oltre che garantire la copertura oraria. Tutto questo è intollerabile e rischia di gettare ulteriore disagio sui medici e per riflesso sull’intero servizio, favorendo la fuga dei professionisti, già adesso in numero ridotto rispetto alla pianta organica stabile”.
Per queste motivazioni lo Smi chiede l’attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla normativa. “Trascorsi i termini previsti dalla legge – annuncia -, si metterà in atto ogni legittima forma di tutela e di protesta fino ad individuare e comunicare le date e le modalità di eventuali scioperi”.
27 marzo 2023
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