La Regione Emilia-Romagna proroga la scadenza degli avvisi di pagamento del payback sui dispositivi medici, con la possibilità di rateizzazione. E annuncia l’attivazione immediata di un tavolo tecnico regionale permanente con le rappresentanze del biomedicale.
La discussione sarà inoltre portata dal vicepresidente con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, e dall‘assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi, nelle rispettive Commissioni della Conferenza delle Regioni, così da proseguire la pressione di istituzioni e imprese sul Governo affinché venga abrogato il meccanismo che mette in difficoltà e nell’incertezza una filiera strategica per l’economia regionale e nazionale. Infine, previsto un incontro nel distretto biomedicale di Mirandola di tutti i soggetti coinvolti.
All’orizzonte, il prossimo 11 febbraio è prevista la prima udienza di merito del Tar del Lazio.
La decisione è stata condivisa dalla Regione con le associazioni di rappresentanza del comparto biomedicale durante un incontro ieri a Bologna. Al confronto, insieme al vicepresidente, Vincenzo Colla, e all’assessore, Massimo Fabi, i vertici delle associazioni di categoria emiliano-romagnole: Agci, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (Cuper), Commissione Regionale Abi, Confagricoltura, Confapi Emilia, Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Cna, Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Legacoop, Anci, Unioncamere, Uncem e Confsal.
La Regione, per non infrangere i termini di legge, nei giorni scorsi, quale atto dovuto ha inviato alle imprese emiliano-romagnole la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici.
“Abbiamo portato al centro del dibattito una norma che, comunque la si consideri, rischia di creare gravi problemi sia al sistema pubblico che a quello privato. Continueremo a batterci per una revisione del meccanismo- spiegano Fabi e Colla- e insieme alle imprese del settore e alle loro rappresentanze proseguirà la pressione della Regione sul Governo per la sua abrogazione. Questo a salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare situazioni di incertezza e difficoltà delle imprese e per l’intera filiera del biomedicale, strategica per l’Emilia-Romagna e per il Paese”.