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Trapianti. Ospedale Maggiore di Bologna, operazione di prelievo d’organi a cuore fermo

Coinvolte Rianimazione e Terapia Intensiva del Maggiore e del S. Orsola, assieme a quella del Bufalini di Cesena. Una prima fase di 3 ore ha coinvolto una ventina di professionisti (Rianimatori, Radiologi, Chirurghi vascolari, Infermieri, Oss, Palliativisti, una Psicologa), quindi l’operazione a cuore fermo al Centro Trapianti del S. Orsola. Gli organi ricevuti da due pazienti, stanno bene: una donna di 61 anni e un uomo di 64.

28 GEN - Prima volta all’Ospedale Maggiore di prelievo multiorgano a cuore fermo, ieri 27 gennaio. Una procedura clinico-chirurgica complessa condotta con assoluta tempestività da 4 diverse equipe, eseguita quando il cuore del donatore non batteva più, che ha condotto alla donazione di fegato e reni.

Coinvolte 4 equipe
4 le equipe coinvolte nell’intervento. Per la prima volta a Bologna, le equipe di Rianimazione e T-rapia Intensiva dell’Ospedale Maggiore e del Policlinico S. Orsola, hanno partecipato insieme alle manovre di impianto di ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO) che, in meno di 5 minuti dalla fine dell’accertamento di morte cardiaca, hanno consentito la perfusione degli organi da prelevare, mantenendoli così in piena efficienza. Queste manovre sono state coordinate dall’equipe di Rianimazione e Terapia Intensiva dell’Ospedale Bufalini di Cesena, che per protocollo regionale ha il compito di tutorare gli ospedali della Regione nelle fasi di avvio di questa complessa procedura.

Questa prima fase è durata circa 3 ore e ha coinvolto, una ventina di professionisti tra Rianimatori, Radiologi, Chirurghi vascolari, Infermieri, Oss, Palliativisti, una Psicologa, coinvolgendo anche il servizio trasfusionale e il laboratorio analisi, oltre al personale medico e infermieristico dei Coordina-menti Locali alle donazioni delle Aziende Sanitarie coinvolte.

Successivamente, l’equipe chirurgica del Centro Trapianti del Policlinico S. Orsola ha condotto il prelievo di fegato e reni, i cui trapianti sono stati effettuati nella notte. I due pazienti, una donna di 61 anni e un uomo di 64 stanno bene e adesso iniziano il loro percorso di guarigione con i nuovi organi.

La donazione a cuore fermo
La donazione è scaturita dalla generosità di una famiglia, e in particolare di una paziente, che aveva espresso in vita la volontà di donare i suoi organi dopo la morte.

La particolarità di questo tipo di donazione sta nel fatto che non viene effettuata dopo la morte encefalica, come nella maggior parte dei casi, ma dopo l'arresto cardiocircolatorio, quando, a fronte di una prognosi sicuramente infausta per le gravissime compromissioni delle funzioni vitali, in partico-lare neurologiche, si procede ad una limitazione delle cure intensive.

In questi casi, infatti, come sancito anche recentemente dalla legge 219/2017 (che richiama le posi-zioni più recenti del comitato Nazionale per la Bioetica, nonché lo stesso codice di deontologia me-dica), l'equipe curante è tenuta, sia sotto il profilo clinico che etico, a rispettare le volontà del pazien-te, in merito alla non prosecuzione delle cure, se queste sono sproporzionate rispetto alla possibilità di restituirgli una qualità vita che lui riteneva accettabile.

Per preservare la funzione degli organi, una volta accertata la morte per arresto cardiocircolatorio, occorre nel minor tempo possibile iniziare la perfusione degli organi con una macchina per la circo-lazione extracorporea (ECMO). Tale tecnica consente di attendere che la funzionalità degli organi, inizialmente ridotta dall’arresto cardiaco riprenda dei valori ottimali che ne consentono il trapianto.

La donazione di organi e tessuti a cuore fermo rappresenta, pertanto, una opportunità concreta di aumentare il numero di organi e tessuti trapiantabili, estendendo la platea di potenziali donatori e accelerando quindi i tempi di attesa delle persone in lista trapianto.
Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna. “Quanto avvenuto ieri all’Ospedale Maggiore è il primo atto di un percorso che, proprio in queste ore, abbiamo costruito con l’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna. Una crescita complessiva del sistema ospedaliero metropolitano che sempre più ci vede integrati ed in grado di contribuire, concretamente, alla domanda di salute dei cittadini. Con il lavoro sinergico delle equipe di Rianimazione e Terapia Intensi-va dei due ospedali, abbiamo inaugurato, già ieri, una nuova possibilità per le persone in attesa di trapianto, creando le condizioni cliniche e chirurgiche per ampliare il numero di potenziali donazioni. Tutto questo, tuttavia, non conterebbe nulla senza la solidarietà e la generosità delle persone che scelgono, con responsabilità ammirevole, di donare i propri organi per salvare delle vite. A loro, alla donatrice e alla sua famiglia, il ringraziamento più sentito da parte dell’Azienda”.

“Oggi due persone, una donna di 61 anni e un uomo di 64 possono di nuovo guardare al futuro. Dichiara Chiara Gibertoni direttore dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - Un risultato importante per cui ogni giorno lavoriamo e dovuto da una parte alla grande generosità della famiglia del donatore senza la quale nessun ragionamento è possibile, e dall’altra dalla presenza di una rete solida di collaborazione tra gli ospedali di Bologna e di tutta la Regione che consente di po-ter contare sui migliori professionisti per eseguire tecniche innovative tanto nel prelievo quanto nel trapianto di organi”.

“Mi commuovo sempre - ha commentato Raffaele Donini Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna di fronte a gesti di generosità estrema come quello della donna deceduta che, donando gli organi, ha donato la vita ad altre persone. La donazione degli organi apre infatti nuove speranze di vita a persone profondamente provate dal-la malattia. Voglio dunque esprimere, oltre a sincere condoglianze, la mia gratitudine a lei ed ai suoi congiunti. Non ultimo un plauso alla professionalità delle equipe che hanno reso possibile e quindi eseguito il prelievo, sia per la complessità delle tecniche utilizzate, che per la collaborazione tra le diverse strutture e discipline medico scientifiche. Un ulteriore dimostrazione che evidenzia, una volta in più, quanto sia forte lo spirito di rete tra i servizi sanitari della nostra regione”.

28 gennaio 2021
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