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Diabete. In Umbria integrazione ospedale-territorio e innovazione tecnologica a disposizione dei pazienti

Una AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) ogni 30.000 abitanti già attivata come nuovo punto di riferimento sempre più vicino ai pazienti. Positivi i giudizi degli intervistati sulla possibilità di aprire ai medici di famiglia la prescrizione dei farmaci antidiabetici orali “innovativi”

17 GEN - “Forte integrazione tra ospedale e territorio, sapendo bene che la risposta dobbiamo darla nelle abitazioni dove risiedono i cittadini e non chiedergli di cercare risposte all’interno degli ospedali”. È il sentiero seguito dalla Regione Umbria che ci ha descritto l’Assessore alla Sanità Luca Barberini, all’interno del quale si inserisce la riforma delle cure primarie con la creazione delle nuove AFT (Aggregazioni funzionali territoriali) sulle quali la Regione ha puntato molto per la gestione delle cronicità.
 
Sono queste gli indirizzi e le azioni concrete realizzate in Umbria, emersi nella nuova puntata del viaggio di Quotidiano Sanità nell’ambito del progetto Dialogo (Diabetes Local Governance), realizzato con il sostegno di MSD, per analizzare a livello locale le specificità organizzative e gestionali della presa in carico e gestione del paziente diabetico e più in generale del paziente affetto da patologie croniche.
 
In questa occasione abbiamo intervistato oltre all’Assessore alla Sanità Luca Barberini, Walter Orlandi, Direttore Regionale Salute, Welfare Organizzazione e Risorse Umane della Regione Umbria, Piero Grilli, della FIMMG regionale Umbria e Gabriele Perriello, Direttore del Dipartimento di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’AO di Perugia.
 
In Umbria già dal 2014 è stato approvato il Piano regionale per il diabete, che ha avviato un cambiamento reale nella presa in carico del paziente. Spostare il baricentro verso il territorio ha consentito di utilizzare meglio le risorse disponibili e di aumentare la permanenza a domicilio di tutti i pazienti, grazie alla riduzione delle complicanze. 
In questo ambito, un ulteriore tassello che descrive l’attenzione verso il paziente è stata l’introduzione di nuovi dispositivi innovativi per l’automonitoraggio del diabete mellito, messi a disposizione dei pazienti dal 1 gennaio 2017. Nuove tecnologie per tutti i pazienti, che hanno potuto avere una risposta concreta per migliorare la qualità di vita, pur in condizioni di difficoltà.
 
Il Direttore regionale Orlandi, ha voluto, poi, ricordare l’importanza di un forte investimento nell’adozione di corretti stili di vita come arma principale per la prevenzione della malattia. Solo grazie alla riduzione di obesità e all’aumento dell’attività fisica si potrà vincere la sfida di questa patologia diventata ormai epidemica. Ed anche per questo sarà fondamentale il ruolo del medico di famiglia, fulcro del nostro servizio sanitario nazionale.
Positivo, inoltre, il giudizio regionale espresso da Orlandi circa la possibilità che alcuni medici di medicina generale, specialmente nelle AFT, abbiano la possibilità di iniziare a prescrivere in autonomia la terapia anche con i nuovi farmaci innovativi, anche se sotto il coordinamento dei centri specialistici per i casi più complessi, non lasciando soli i MMG.
 
Centralità alla diagnosi precoce e ad un percorso assistenziale integrato per ridurre le complicanze sono stati indicati da Piero Grilli nella sua intervista, che ha ricordato come la prima diagnosi sia competenza esclusiva del medico di famiglia, ad ulteriore conferma del ruolo centrale di questa figura nell’ambito del PDTA regionale. Rispetto ai nuovi farmaci innovativi orali Dpp4-i, anche in questa realtà territoriale la medicina generale si è trovata d’accordo con la possibilità di liberalizzarne la prescrivibilità, viste anche l’elevata efficacia e la riduzione degli effetti collaterali e delle complicanze per i pazienti coinvolti.  
 
A favore di una piena collaborazione ed integrazione con la medicina generale si è espresso anche Gabriele Perriello, partendo dall’ottima interazione tra i centri diabetologici regionali e tra gli specialisti coinvolti all’interno dei singoli centri nell’applicazione del PDTA per la gestione del paziente diabetico. In questa logica di condivisione, infine, Perriello esprime la propria opinione favorevole rispetto alla possibilità per la medicina territoriale di adozione del nuovo Piano terapeutico, con la previsione di poter prescrivere tutte le tipologie di farmaci. Questo porterà certamente un miglioramento nella qualità delle cure, ma anche una riduzione dei costi ed una migliore efficacia della terapia stessa.
 
I dati della Survey. L’analisi dell’estrazione dati relativa alla Regione Umbria della nostra Survey nazionale, al primo impatto, ci consegna un surplus di giudizi positivi sulla presa in carico del paziente diabetico a livello regionale, che è giudicata all’altezza dal 90% del campione totale contro una media nazionale del 75%. Scendendo nel particolare, ben il 18% ha un giudizio ottimo, il 27% discreto ed il 45% sufficiente. Nessuno degli intervistati ha espresso giudizio insufficiente.
 
Rispetto agli aspetti di governance che possono essere migliorati nella presa in carico del paziente diabetico, in Umbria il 12% dei rispondenti ritiene pienamente recepito il PND ed il PNC da parte della Regione ed un ulteriore 12% ritiene importante una maggiore valorizzazione del ruolo del MMG nella gestione integrata del paziente. La necessità di implementare e potenziare la rete tra medici di base e centri diabetologici è invece indicata da ben il 47% ed infine il 29% segnala la necessità di un potenziamento della rete informatizzata condivisa e l’introduzione di specifici indicatori di monitoraggio delle performance.
 
Sulla possibilità per i MMG di prescrivere farmaci antidiabetici orali innovativi (quali i DPP4-i) ben il 45% del campione la ritiene un traguardo importante che valorizza il ruolo del medico di famiglia nella presa in carico del paziente diabetico. Il 22%, poi, la ritiene una prospettiva interessante, ed il 33% la valuta una opportunità che richiede però la realizzazione di percorsi formativi specifici. 0 è la percentuale che considera quest’ipotesi un carico burocratico difficile da sostenere.
 
In relazione a questo, abbiamo domandato a MMG e specialisti umbri cosa ne pensano della possibilità per i medici di base di intervenire nella redazione dei Piani terapeutici. In Umbria ben il 54% degli intervistati ritiene difficilmente perseguibile questo traguardo senza precisi accordi a livello regionale. Il 13% dimostra maggiore ottimismo, richiedendo solo pochi accorgimenti organizzativi, mentre il 20% lo ritiene impossibile senza un’adeguata rete informatica. In aggiunta, il 13% richiede una piattaforma web based di facile accesso e gestione.
 
Come ultimo quesito abbiamo richiesto l’opinione rispetto all’approccio regionale sulla materia, se questo sia ragionato e condiviso nell’approfondire la correlazione tra accesso all’innovazione e sostenibilità economica. Ebbene, i risultati ci diconoche ben il 45% dei rispondenti ritiene positivo l’approccio, anche se non favorevole a tecnologie innovative, percentuale di più di 15 punti superiore alla media nazionale. Il 36% rileva contrarietà all’introduzione di tecnologie innovative, mentre solo il 9%, in linea con un valore nazionale del 12%, ritiene sufficiente la diffusione di un approccio aperto all’utilizzo dell’HTA come strumento di analisi.

17 gennaio 2019
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