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Medici dall’estero, troppa sperequazione tra norme e requisiti

27 SET - Gentile Direttore,
pare ormai consolidata la necessità di importare personale medico da paesi extracomunitari, a fronte dalla carenza di organico in tutti gli ospedali italiani. Siamo tutti consapevoli che durante il periodo di emergenza Covid sono state adottate, in via transitoria, diverse misure per fa fronte alla carenza di personale.

È stato consentita, (DL 17/03/2020, n.18, art.13, comma 2) l'assunzione alle dipendenze della pubblica amministrazione nonché presso strutture sanitarie private autorizzate o accreditate, purché impegnate nell'emergenza da COVID-19, per l'esercizio di professioni sanitarie e della qualifica di operatore sociosanitario, in deroga all'articolo 38 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, a tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa, fermo restando ogni altro limite di legge.

L'articolo 15 del DL. 34/2023 (cd. Energia e salute) ha esteso fino al 31 dicembre 2025 tale esercizio temporaneo in deroga di qualifiche relative a professioni sanitarie e di interesse sanitario conseguite all'estero.

Fatta questa dovuta premessa, che richiama tutti i termini di legge, dobbiamo però constatare che si è venuta a creare una evidente sperequazione tra medici comunitari, che devono ottemperare a tutta una serie di requisiti, tra i quali l'iscrizione all'Ordine, per poter esercitare la professione, e medici extracomunitari che sulla base della normativa ne sono esentati, e sui quali, l' Ordine dei Medici non ha la possibilità di esercitare la propria funzione di vigilanza sulle attività svolte e di osservanza del Codice Deontologico. Tale situazione ci mette in grossa difficoltà.
Sono, infatti, venuti a mancare alcuni passaggi essenziali per garantire al cittadino un esercizio professionale, il nostro, in condizioni di sicurezza, anche dal punto di vista disciplinare.

Da tempo, a livello ordinistico nazionale, manifestiamo questo disagio e, per quanto concerne l’Omceo di Udine, il nostro Consiglio direttivo si è espresso all’unanimità sulla assoluta necessità di segnalare, con forza, le mancate ottemperanze agli obblighi richiesti per poter svolgere la professione in Italia.

Si tratta di una problematica su cui intendiamo prendere una decisa posizione, pur considerando le attuali necessità di reclutamento di professionisti provenienti da Paesi extra europei.

Quello che chiediamo è la revisione della legge che, ad oggi, non rispetta i regolamenti che consentono l’esercizio della professione in piena sicurezza, in primo luogo per i pazienti, ma anche per il rispetto dovuto agli stessi professionisti iscritti regolarmente all'Ordine.

Non pretendiamo che la legge sia modificata, ma sottolineiamo l'assoluta necessità che vengano applicati i dovuti correttivi che possano consentire agli Ordini professionali di vigilare sul corretto operato di tutti i professionisti. Compito cui siamo stati chiamati a svolgere fin dalla nascita degli Ordini stessi

Gian Luigi Tiberio
Presidente Omceo Udine

27 settembre 2023
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