Al Burlo Garofolo psicologi al fianco di genitori e bimbi con un percorso di vita difficile
Il progetto, strutturato nel 2018 e sostenuto dall’Associazione per i Bambini Chirurgici (A.B.C.), prevede la presenza di uno psicologo all’interno dell’équipe medica sin dalla prima ecografia sospetta di malformazione.” È una rivoluzione perché, a differenza di altri ospedali pediatrici, nel Burlo questa figura di supporto è introdotta in modo organico nello staff”, spiega la direttrice e fondatrice di A.B.C.
08 NOV - Un servizio svolto da psicologi a fianco a dei genitori proposto dall’Irccs materno infantile Burlo Garofalo, e sostenuto da A.B.C. (Associazione per i Bambini Chirurgici), quando in gravidanza si scopre che il bimbo ha malformazioni. A.B.C. ha 18 anni di vita e da 5 anni ha ufficializzato questa collaborazione con l’ospedale pediatrico.
Questa figura di supporto, lo psicologo, appunto, viene introdotta all’interno dello staff medico sin dalla prima ecografia sospetta. Il suo ruolo ha una duplice finalità: serve per i genitori ma anche ai medici, e sia prima che il bambino nasca che quando intraprenderà, una volta nato, il percorso di cura.
“Stiamo parlando di una figura professionale nuova inserita nello staff medico – specifica la direttrice e fondatrice di A.B.C.,
Giusy Battain – in modo sistematico dopo una diagnosi di malformazione. È una rivoluzione perché a differenza di altri ospedali pediatrici, nel Burlo viene coinvolta questa figura nuova di supporto in modo organico, interna allo staff, al verificarsi dell’evento. Il professionista seguirà i genitori sin dal momento della prima ecografia sospetta, fino al momento delle cure e anche quando il bambino tornerà a casa”.
Un progetto che nasce in modo ufficiale nel 2018 (già da molti anni la figura di supporto era presente, ma non era strutturale) e che dopo 5 anni di attività conta circa 740 famiglie incontrate con oltre 2000 incontri svolti. Ciò vuol dire che in alcune famiglie c’è chi ha avuto bisogno di pochi incontri, mentre altre famiglie che sono state seguite per anni.
“Stiamo parlando di un servizio che sta dando dei numeri importanti – riporta la direttrice Giusy Battain – gli oltre 2000 incontri sono solo una parte dei contatti che siamo riusciti a portare a termine, ci sarebbe un’altra percentuale a due cifre di persone che avrebbero richiesto questo tipo di supporto ma che ad oggi non siamo in grado di dare per mancanza di disponibilità di altri professionisti”.
Altro dato che A.B.C. fornisce è relativo al fatto che la figura del supporto psicologico viene a volte visto come una figura che precede un qualcosa di brutto, incutendo delle paure anche a richiederlo. “A confermare che il professionista di supporto sia una figura da inserire di default – spiega la fondatrice di A.B.C. – lo dicono i numeri. Abbiamo avuto persone che non ce l’hanno richiesto e che però una volta avuto il 90 per cento delle famiglie sono state molto soddisfatte, mentre solo circa il 10 per cento ha avuto qualche dubbio. Affinché i genitori non si sentano inadeguati in un certo momento della loro vita crediamo che questa nuova figura inserita nello staff medico possa dare un grande aiuto alle famiglie. Il messaggio che cerchiamo di dare, dunque, alle famiglie è che il supporto psicologico non è una premessa di un problema, bensì è utile affinché i genitori non subiscano eventuali traumi nel loro rapporto con il nascituro e affrontino il possibile più serenamente un percorso difficile”, conclude Battain.
Endrius Salvalaggio
08 novembre 2023
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