Fvg. Riccardi bacchetta sindaci e professionisti: “Hanno diritto di esprimere attese, non di entrare nei meccanismi di gestione”
L’assessore parla, in particolare, di “una (fortunatamente limitata) parte della componente professionale che, nel momento in cui non vede soddisfatte determinate richieste, finisce per alimentare iniziative che poi trovano eco in posizioni assunte dai consigli comunali. E spesso, leggendo certi atti, non posso che provare preoccupazione perché non sono quelli i luoghi nei quali si possono stabilire il numero dei posti letto di una struttura sanitaria".
05 MAG - “I sindaci dei Comuni devono avere titolo per partecipare alla discussione sui livelli dei servizi rivolti ai cittadini; tuttavia, è fondamentale che evitino di entrare - come purtroppo sta accadendo - nei meccanismi di gestione delle modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie e, talvolta, persino andando ben oltre le competenze esercitate direttamente dalla Regione attraverso le Aziende sanitarie”. Lo ha affermato l'assessore regionale alla Salute,
Riccardo Riccardi, intervenendo negli scorsi giorni a Codroipo al convegno "Comuni ed Aziende sanitarie per la tutela della salute dei cittadini".
Secondo l'esponente della Giunta regionale, spiega una nota della Regione che rilancia le parole di Riccardi, “è necessario distinguere chiaramente tra aspettative e bisogni della popolazione, mettendo al centro le condizioni reali e lasciando alle Aziende sanitarie l'autonomia gestionale e, quindi, la piena assunzione delle responsabilità operative”.
“La capacità di risposta - ha spiegato Riccardi - deve poi essere valutata secondo modelli precisi. In questo Paese, anni fa, è stata compiuta la scelta giusta: quella di superare i comitati di gestione delle unità sanitarie locali, dove i sindaci partecipavano ad assumere scelte di gestione, compresa la destinazione puntuale del personale. Ogni tanto si avvertono rigurgiti di quella mentalità, e credo che si tratti di un esercizio estremamente pericoloso”.
Riccardi ha quindi sottolineato: “E non mi riferisco solo agli amministratori locali, quanto a una (fortunatamente limitata) parte della componente professionale che, nel momento in cui non vede soddisfatte determinate richieste, finisce per alimentare iniziative che poi trovano eco in posizioni assunte dai consigli comunali. E spesso, leggendo certi atti, non posso che provare preoccupazione perché non sono quelli i luoghi nei quali si possono stabilire il numero dei posti letto di una struttura sanitaria”.
Infine, l'assessore ha ribadito che un consiglio comunale non può decidere il numero dei posti letto in terapia intensiva o sub-intensiva, né il numero degli interventi nell'ambito della rete oncologica. “Diversamente - ha concluso -, si finirebbe per entrare in dinamiche che non giovano alla salute delle persone”.
05 maggio 2025
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