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Accorpamento Asl. Trumero (Fp Cgil Udine): “A 3 mesi dall’unificazione non sappiamo ancora cosa accadrà”

Con la riforma il numero delle Asl sarà ridotto da 5 a 3. L’Asl Friuli centrale avrà sede a Udine,  riunirà l’Asui, parte del patrimonio dell’attuale l’Aas 2 Bassa Friulana-Isontina e l’attuale Aas 3 dell’Alto Friuli - Collinare - Medio Friuli. La il segretario Fp Cgil Udine punta i riflettori sulla carenza di personale, ma non solo: “Il modello di governance aziendale che si vuole adottare non ha una visione completa dello stato di salute dei cittadini e non è in grado di interpretare tutti i loro bisogni assistenziali sia durante la degenza che in fase di dimissione”.

08 OTT - “Mancano solo tre mesi all’unificazione in un'unica grande Azienda dei servizi sanitari dell’intero territorio udinese e non sappiamo ancora cosa accadrà, in una situazione dove il personale ed i servizi, sono in costante calo”. A sostenerlo è Andrea Traunero Segretario Generale Fp Cgil Udine, in riferimento alla nuova riorganizzazione aziendale che vedrà la riduzione delle aziende sanitarie in FVG, da cinque a tre. Dal 1° gennaio 2020 l’attuale Aas5 diventerà Azienda sanitaria del Friuli Occidentale (As FO) con sede a Pordenone. Ci sarà poi l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (As GI) con sede a Trieste e riunirà l’attuale Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, parte del patrimonio dell’attuale Aas 2 Bassa Friulana-Isontina (gli stabilimenti ospedalieri di Gorizia e Monfalcone e le strutture di prevenzione e sanità pubblica oggi operanti nell’ambito dei distretti dell’Alto e del Basso Isontino). La terza ed ultima Azienda sarà L’As FC, con sede a Udine, che riunirà l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, parte del patrimonio dell’attuale l’Aas 2 Bassa Friulana-Isontina (gli stabilimenti ospedalieri di Latisana e Palmanova e le strutture di prevenzione e sanità pubblica oggi operanti nei distretti Est ed Ovest) e l’attuale Aas 3 dell’Alto Friuli - Collinare - Medio Friuli. Ciascuna di queste Aziende dovrà garantire una piena valorizzazione dell’area territoriale.

Secondo i dati forniti dalla Cgil Fp (di Udine), nel 2019 nelle varie aziende ospedaliere udinesi (ricordiamo che Udine è la provincia più vasta del FVG), sono state perse rispettivamente: per l’ospedale di Udine 150 unità di lavoratori e per l’Azienda 3 (Alto Firuli-Collinare-Medio) altre 40 unità; senza contare le future dimissioni per effetto di “quota 100”. Le domande che si pone il Segretario della Cgil FP sono molteplici: Non ci sarà mica la volontà di usare i tagli di personale per privatizzare la sanità di Udine? E mentre la Regione ha presentato ricorso avverso il blocco del tetto di spesa sul personale, nel frattempo chi manderà avanti i reparti, i distretti ed i servizi? In realtà la strada per risolvere il problema da subito è un'altra, molto più semplice e più rapida di quella di fare causa contro il blocco sul tetto di spesa. Perché possano ripartire le assunzioni, e subito, bisogna che la Regione riporti in pareggio di bilancio le Aziende sanitarie. La normativa nazionale prevede che questo sia l’unico modo per fare ripartire le assunzioni. Perché non viene imboccata questa strada?”.

“Non c’è solo il calo di personale – spiega Traunero -  riteniamo che le Aziende non si stiano muovendo nel modo migliore perché il modello di governance aziendale che si vuole adottare, in vista della partenza della nuova Azienda sanitaria udinese (ASU Fc), non ha una visione completa dello stato di salute dei cittadini e non è in grado di interpretare tutti i loro bisogni assistenziali sia durante la degenza che in fase di dimissione. A nostro avviso si rischia di non garantire la sicurezza nel delicato passaggio dalla dimissione ospedaliera all’ammissione nel territorio. Ad oggi non è dato di sapere come la direzione aziendale intende riorganizzare la nuova e grande Azienda che ricordiamo, partirà da Tarvisio e arriverà a Latisana passando per Udine e Palmanova”.

A tre mesi dalla nuova riforma sanitaria, per la Cgil FP Udine restano irrisolte una serie di questioni tra cui:

1.Nei reparti di medicina, e non solo, dell’Ospedale di Udine ci sono reparti super affollati: reparti che possono ospitare 39 pazienti sono arrivati ad avere anche picchi di 44/46 pazienti. Ad oggi e come se non bastasse, si deve far fronte anche alla carenza di infermieri e OSS;  

2.La futura esternalizzazione dell’RSA di Tolmezzo, che attualmente è in capo all’AAS3 e che garantisce la continuità assistenziale limitando i disagi in caso di condizioni di fragilità, cronicità e non autosufficienza dei cittadini;

3.Volontà di chiusura del reparto di post-acuti di Udine. Un reparto essenziale che accoglie i pazienti delle medicine, una vera valvola di sfogo per i pazienti con polipatologie e dell’anziano. La conseguenza della chiusura del post-acuti andrà ad incidere pesantemente sulle medicine del Santa Maria che già “scoppiano” avendo in carico più pazienti rispetto alla reale capacità di accoglienza. Si prevede che la sola manovra d’implementare i posti di RSA, che tra l’altro accoglie pazienti che hanno già finito il percorso ospedaliero, non sarà sufficiente a garantire lo stesso numero di ricoveri che invece venivano garantiti dall’attuale situazione.

4.Liste d’attesa. Un problema che non si vuole affrontare nella sua completezza ed ancora oggi si apprende che un esame in regime pubblico si fa dopo mesi e mesi, mentre lo stesso esame in regime privato si può fare in pochi giorni!

5.Non è dato conoscere il destino del week surgery di Gemona

“Non si può pensare di preparare la nuova Azienda in tutto l’udinese con zero assunzioni.  Abbiamo bisogno che torni il paziente al centro del sistema sanità e, per fare questo, serve che assessorati e direzioni aziendali risolvono i problemi che abbiamo indicato”, conclude Traunero.

Endrius Salvalaggio

08 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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