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Covid. Le proposte di SMI per il recupero delle liste di attesa

Il sindacato solleva qualche perplessità sul piano approvato dalla Regione il 2 luglio scorso. “Non siamo contro il ricorso al privato accreditato, ma i medici specialisti del privato non sono provvisti di ricettario Ssn e sono costretti a rimandare il paziente dal medico di medicina generale: da lì  ricomincia l’iter delle liste di attesa”. E così lo Smi scrive alla Regione per presentare osservazioni e proposte contro le liste d'attesa

16 LUG - Dopo la delibera del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia del 2 luglio scorso nr 1036, che ha come obiettivo un piano ad hoc sul riavvio delle attività che riguardano il recupero delle liste di attesa, Il sindacato dei medici italiani - SMI del FVG, invia una nota ai vertici regionali, aziendali di ASUGI e della Centrale della Salute sollevando alcune questioni che ancora oggi risultano essere il punto centrale sull’abbattimento delle liste d’attesa.

Nel dettaglio SMI ribadisce che non è contrario con la regione FVG che si investa nel privato accreditato per abbattere le liste di attesa. “Ben venga il privato accreditato, tanto per fare un esempio – illustra il segretario dello SMI, Domenico Montalbano – non è possibile che un cittadino aspetti due anni per una semplice cataratta o oltre un anno per una visita oculistica, ma il problema sorge quando lo stesso paziente va nel convenzionato e questi medici specialisti non sono provvisti di ricettario per prescrivere, in scienza e coscienza, tutti gli accertamenti prodromici ritenuti necessari per la patologia per la quale il paziente è stato visitato. Normalmente succede che nel convenzionato se devono fare ulteriori accertamenti e rimandano il paziente dal medico di medicina generale: da li si ricominca l’iter delle liste di attesa, mentre nel pubblico, se c’è bisogno di ulteriori esami, sono gli stessi medici che ti prenotano e ti fanno la ricetta per i nuovo esame”.

Secondo SMI, se le cose dovessero restare così come sono e cioè che il privato convenzionato si limita alla sola visita rimandando al MMG il paziente per ottenere l’impegnativa per gli ulteriori esami voluti dalla struttura convenzionata, il problema delle liste d’attesa resterebbe ancora aperto.

Ecco i punti che SMI FVG solleva ai vertici regionali che riguardano una serie di problemi sulle liste d’attesa:

a) In caso di pazienti anziani e/o invalidi e/o fragili non si può considerare scaduta una impegnativa se al paziente veniva proposta una sede lontana dal suo domicilio, a cui il paziente per motivi logistici non riesce ad accedere. Non è inoltre pensabile che i pazienti debbano recarsi più volte dal loro medico per rinnovare impegnative già scadute poiché le prestazioni non sono state erogate per saturazione o indisponibilità delle liste di attesa, sia per evitare l’inutile affollamento degli studi legato al Covid, sia per non aggravare oggettive difficoltà fisiche presenti in molti pazienti appartenenti alle categorie appena descritte.

b) Si mantengano le scadenze solo per le priorità B (entro dieci giorni) alla base delle quali, in scienza e coscienza, vi è un’ipotesi diagnostica di patologia grave che necessita una diagnosi ed una cura tempestiva.

c) Venga stilato un elenco aggiornato e preciso sul sito ASUGI, ASFO e ASUFC nonché sul portale di continuità della cura delle visite specialistiche e degli accertamenti che vengono erogati con priorità U (urgente: prestazioni non differibili, erogate di norma entro 24 ore). Questo elenco deve poter essere facilmente e rapidamente consultabile dai medici di medicina generale, pediatri e continuità assistenziale e dai pazienti stessi. È impensabile che come accade fino ad oggi per una richiesta con codice U il paziente debba recarsi per l’appuntamento al CUP del Cattinara o del Maggiore per poi magari essere inviato in PS. Pertanto si chiede, anche per evitare l’invio del paziente in Pronto Soccorso, di dare la possibilità allo stesso di prendere l’appuntamento per le priorità U tramite un numero dedicato o anche attraverso il servizio telefonico del CUP regionale, ma evitando in quest’ultimo caso di doversi recare per un’urgenza magari a Pordenone piuttosto che a Latisana.

d) Una comunicazione chiara e precisa sul sito ASUGI, per i medici e per i pazienti, riguardante le visite specialistiche che vengono effettuate solo con un contatto diretto del paziente con la struttura e per le quali non è possibile prendere l’appuntamento tramite CUP. A titolo di esempio citiamo la visita fisiatrica per incontinenza, la visita cardiochirurgica, la visita internistica presso l’ambulatorio delle malattie tromboemboliche, la visita del nutrizionista per patologie diverse dall’obesità, la visita per la terapia iperbarica.

e) Un elenco degli ambulatori specialistici di secondo livello che esistono in ASUGI e le modalità per l’appuntamento (ad esempio per un paziente affetto da sclerosi multipla con un grave peggioramento non esiste la possibilità di una prima visita con priorità, ossia che per le visite specialistiche di secondo livello esiste solo la visita programmata).

f) Una revisione del sistema degli appuntamenti relativo ai controlli per patologia, in modo che vengano eliminate alcune incongruenze,  come ad esempio che se un paziente esegue una prima visita specialistica in un distretto deve obbligatoriamente prendere l’appuntamento successivo tramite gli infermieri del distretto, mentre se la visita è stata espletata presso i convenzionati privati l’appuntamento lo può prendere al CUP e quindi solo ripassando dal MMG, con relativi percorsi, tempi d’attesa e affollamento degli studi.

“Si dovrebbe inoltre risolvere definitivamente l’annoso problema – precisa Montalbano - dei controlli consigliati dai colleghi specialisti ma non prescritti. Alcuni CUP non accettano la dicitura “controllo” se non prescritta dallo specialista e pretendono un’impegnativa per prima visita, con conseguente pagamento del ticket da parte del paziente (le visite non di controllo non ammettono esenzioni per patologia). Crediamo inoltre che questo sia un aggravio di costi per il sistema pubblico in quanto le prime visite comportano una spesa maggiore per il servizio sanitario regionale rispetto alle visite di controllo”.

Lo SMI ritiene che le proposte avanzate sulla gestione dell’accesso alle prestazioni specialistiche e sui tempi di attesa siano facilmente perseguibili con la buona volontà delle parti coinvolte, e portino ad una diminuzione dei disagi nonché a un miglioramento della soddisfazione degli utenti per il SSr, riducendo contemporaneamente i costi e l’aggravio di compiti tediosi e meramente burocratici per i medici di assistenza primaria, lasciando maggior tempo alle attività di prevenzione, diagnosi e terapia.

Endrius Salvalaggio

16 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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