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Dai commissariamenti al personale: ecco le controproposte delle Regioni all’ultima versione del Patto

di Luciano Fassari

27 NOV - No alle due proposte di Mef e Salute sulla riforma delle misure per Piani di rientro e commissariamenti, rendere flessibili i tetti di spesa per il personale e per gli acquisti da privati, no all’invarianza dei costi per la mobilità sanitaria ed eliminare l’assistenza psicologica dalla scheda riguardante il riordino della medicina generale. Sono questi i punti irrinunciabili (e lo sono ormai da mesi) per le Regioni rispetto anche all’ultima bozza (la versione 33) del Patto per la Salute.
 
In un documento tecnico gli Enti locali mettono in fila punto per punto tutte le criticità, che se non sciolte, rischiano di mettere a rischio la firma del Patto.
 
Primo punto riguarda la nota riforma su piani di rientro e commissariamenti. Le Regioni hanno ricevuto 2 proposte della scheda di Garanzia dei LEA, una da parte del Ministero della Salute ed una da parte del MEF.
 
“Entrambe le proposte – scrivono le Regioni - non rispondono alla richiesta dei Presidenti delle Regioni di operare una revisione complessiva degli attuali meccanismi e strumenti relativi ai Piani di rientro e ai Commissariamenti e di definire una procedura sostitutiva che innovi quella oggi vigente, né prevedono il superamento dell’incompatibilità tra Presidente di Regione e Commissario ad acta”.
 
Entrambe le proposte per le Regioni “non solo confermano l’impianto attuale di verifica e controllo sui risultati e sui processi, che ha manifestato diverse criticità, ma introducono ex novo un ulteriore percorso basato su nuove procedure, organismi di verifica, strumenti di misurazione, premi e sanzioni.  Il meccanismo che ne deriva è sovrabbondante e barocco e non rispetta gli obiettivi di semplificazione e snellimento delle procedure auspicato dalle Regioni.
Contrariamente a quanto richiesto dalle Regioni, entrambe le proposte attribuiscono ai Ministeri un ruolo prevalentemente di controllo/sanzione, piuttosto che di affiancamento e supporto alle Regioni per il superamento delle criticità rilevate”.
 
 
Altra questione quella dei tetti di spesa per il personale, dove per le Regioni non è sufficiente un innalzamento del tetto dal 5% al 10%. “Si ribadisce la necessità – si legge nel documento - di prevedere una flessibilità del tetto di cui al D.L. 35/2019 e si sottolinea il fatto che tale maggiore flessibilità permetterebbe interventi mirati volti al miglioramento dell’assistenza erogata, attraverso incentivi da riconoscere alle figure professionali coinvolte. Tale possibilità deve essere concessa a tutte le regioni”.
 
Altra nota critica riguarda la mobilità sanitaria. Le Regioni condividono “l’esigenza di ridurre i costi sociali ed economici legati alla mobilità passiva nella consapevolezza che siano necessari investimenti e che l’invarianza di costi richiesta dal MEF sia inattuabile nella riprogrammazione dell’offerta delle Regioni invianti”.
 
Inoltre c’è anche il tema della sanità privata su cui le Regioni ricordano “che la rimodulazione dei tetti del DL 95/2012 (acquisti da privati) risponde all’esigenza di migliorare la risposta circa i tempi di attesa, l’erogazione dei nuovi LEA e il riordino delle reti assistenziali ex DM 70/2015”.
Infine, arrivano critiche anche sulla scheda che riguarda la riforma delle cure primarie.
“L’ultima formulazione – affermano le Regioni della scheda presenta aggiunte non condivise con la delegazione tecnica. In particolare, le integrazioni presenti al primo capoverso, promuovono l’assistenza psicologica, trattamenti psicoanalitici e di “cura della persona” che risultano complessi nella loro erogazione, difficilmente sostenibili erogabili con le risorse a disposizione e non completamente rientranti fra le attività che spettano al SSN”.
 
Luciano Fassari

27 novembre 2019
© Riproduzione riservata
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