Cecconi (Cgil): "Attenuata deriva commerciale, resta una riforma senz’anima, serve confronto sui decreti per attuarla"
26 MAG - La proposta di legge per la riforma del Terzo Settore, dopo due anni di discussione, è stata approvata in via definitiva. ora il Governo dovrà emanare i decreti delegati per attuarla.
"Il testo approvato mantiene contraddizioni e criticità: si veda la nascita della Fondazione Italia Sociale, che rischia di incentivare un welfare filantropico senza diritti sociali esigibili, non essendo accompagnata dalla definizione del pilastro principale delle politiche sociali, cioè i Livelli Essenziali delle prestazioni adeguatamente finanziati - spiega
Stefano Cecconi, responsabile Cgil Politiche della Salute, Non Autosufficienza, Terzo Settore, Dipendenze -. Pur tuttavia il testo approvato accoglie alcune osservazioni unitarie di Cgil, Cisl e Uil, con le quali avevamo espresso forti preoccupazioni sulla “deriva commerciale” impressa al Terzo settore e in particolare sulla disciplina sull’impresa sociale. E sul rischio conseguente che logiche di mercato irrompano nei servizi del welfare, già duramente colpiti dai tagli alla spesa per la protezione sociale".
"Ma, soprattutto, quella che è stata approvata è una 'riforma senz’anima'. Manca un disegno più complessivo in cui inserire la riforma: sullo sviluppo dell’economia sociale e del volontariato, su come contribuisca all’evoluzione del welfare in senso più universalista e più equo. Sugli effettivi strumenti di partecipazione democratica dei corpi intermedi (associazioni, sindacati, cittadinanza). Sulla legge il confronto è stato insufficiente, ora ci auguriamo si apra davvero sui decreti attuativi, con le associazioni e il sindacato: visto che il settore svolge attività sociali ed economiche per milioni di cittadini, occupa quasi 1 milione di dipendenti (direttamente quasi 700mila addetti, più 300 mila lavoratori esterni) e vede operare oltre 4 milioni e mezzo di volontari", conclude Cecconi.
26 maggio 2016
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