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Hiv/Aids. Il convegno alla Camera: “Vietato abbassare la guardia. Servono più finanziamenti e aumentare prevenzione”


È questo il messaggio emerso dal convegno «1981-2021 di hiv: quarant'anni nella storia» organizzato in occasione della Giornata Mondiale contro l'AIDS che si celebra il 1° dicembre. Fico: “Ribadire l'importanza della prevenzione e dei test”. Mandelli: “Dobbiamo aumentare la consapevolezza sui fattori di rischio”. Sileri: “Abbiamo trovato pochi casi perché il 2020 è stato un anno drammatico a causa del Covid”.

23 NOV - “La lotta contro l'AIDS potrà essere vinta soltanto se nessuno, in tutto il pianeta, resterà escluso dall'accesso ai programmi di informazione e prevenzione, da una diagnosi tempestiva, dalle cure più avanzate. Dobbiamo dunque impegnarci ad aumentare le risorse pubbliche e private destinate a questa battaglia nei Paesi a basso e medio reddito”. Lo ha affermato il presidente della Camera Roberto Fico intervenendo al convegno «1981-2021 di hiv: quarant'anni nella storia» organizzato in occasione della Giornata Mondiale contro l'AIDS.
 
Secondo Fico, «occorre porre concretamente la dignità delle persone al centro delle strategie sanitarie, combattendo disuguaglianze, pregiudizi, ignoranza e discriminazioni. E su questo c'è molto da fare ovunque, non solamente nei Paesi più poveri. Lo stigma sociale che tocca le persone sieropositive resta un elemento su cui lavorare dal punto di vista culturale. Parlare di Aids significa anche sfatare dei tabù, combattere la disinformazione e aiutare tutte le persone sieropositive. Per far questo credo serva anche ribadire l'importanza della prevenzione e dei test, che sono uno strumento utile forse ancora troppo poco diffuso pure nel nostro Paese».
 
Fico sostiene che «Meritano un plauso le associazioni per il prezioso lavoro che svolgono. Sono però convinto che il Parlamento possa e debba aver un ruolo centrale in questo contesto, anzitutto valutando l'adozione di tutti gli interventi legislativi e non legislativi necessari per garantire nel nostro Paese, in coerenza con gli obiettivi fissati a livello internazionale, le attività di ricerca, prevenzione, informazione, cura e la sorveglianza epidemiologica. In secondo luogo, le Camere possono contribuire affinché il nostro Paese continui a svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere il raggiungimento degli obiettivi concordati a livello internazionale che ho sopra richiamato», conclude.
 
 
“Il 1° dicembre si celebra la giornata mondiale contro l'Aids e deve essere utile per sensibilizzare la coscienza sociale sull'epidemia scatenata dall'HIV dal 1981. Nell'organizzare l'incontro ci siamo resi conto ancora una volta di più di quanto la pandemia da Covid ci abbia distratto da altre malattie che non sono sparite. Questi mesi hanno complicato l'accesso alle cure per chi non è affetto da Cvoid quanto la possibilità di fare nuove diagnosi». Così il Vicepresidente della Camera e presidente Fofi, Andrea Mandelli.
 
Nel mondo si contano ancora ogni anno 1 milione di infezioni. In Italia si conferma il trend in discesa secondo i dati dell'ISS. La forte riduzione dello screening e le misure di restrizione hanno influito sui dati, questo significa che è vietato abbassare la guardia anche perché la stragrande maggioranza delle infezioni da HIV è evitabile. La fascia principale di contagi si riscontra tra i 25 e i 29 anni, sono i giovani che non hanno vissuto il periodo terribile dell'Aids, gli anni 80 e 90 e non conoscono questo virus e sottovalutano i principi della prevenzione". 
 
«L'informazione e la sensibilizzazione dei cittadini con particolare riguardo alle fasce più a rischio - aggiunge - sono il principale fattore di prevenzione. Dobbiamo aumentare la consapevolezza sui fattori di rischio del virus e sulle conseguenze e sull'importanza delle diagnosi. Secondo l'ISS 6 diagnosi su 10 vengono effettuate in ritardo quando la situazione immunitaria del paziente è già compromessa. Le ripercussioni negative sull'efficacia delle terapie sono evidenti così come hanno un grave impatto sociale con danno di trasmissione involontaria ad altre persone. Sono 13-15.000 i casi non diagnosticati, un numero impressionante. Ieri si è aperta la settimana europea per i test dell'HIV e dell’epatite procederà fino al 29 novembre. Oggi morire di Aids è sempre più raro, è stata trasformata in una situazione cronaca e gestibile e stanno arrivando nuovi farmaci per migliorare la qualità della vita dei malati»
 
“Molto è stato fatto, ma non è mai sufficiente, soprattutto nel 2020. Leggendo i dati dei positivi scovati nel 2020 e vedendo che è molto basso ho capito che li abbiamo cercati meno senza se e senza ma, non perché sono mancati i momenti di aggregazione. C'è un sommerso impressionante così come per l'epatite C. Abbiamo trovato pochi casi perché il 2020 è stato un anno drammatico a causa del Covid. Così come abbiamo trovato un terzo in meno di tumori al colon e all'utero. Trovo quel numero di 1.303 casi non vero e preoccupante. Purtroppo il Covid ha bloccato tutte le attività. Dobbiamo affrontare la carenza diagnostica, è il primo vulnus della lotta all'HIV. La politica deve rafforzare i finanziamenti e l'opera di monitoraggio e fare una campagna di sensibilizzazione che è venuta meno in questi anni. Purtroppo i sistemi regionali non comunicano tra di loro sulla presa in carico del paziente». Così il vice ministro alla Salute, Pierpaolo Sileri.
 
“Il 2021 segna i quarant'anni dai primi casi segnalati. Molte cose sono cambiate, ma l'HIV e l'AIDS non sono spariti, anzi, e a dircelo sono i dati che parlano di una progressiva diminuzione dei casi HIV/AIDS. Oltre al dato clinico c'è quello sociale, e sappiamo che da tempo il tema è sparito dalla narrazione, come se l'HIV e l'AIDS non facessero più parte della storia, come se non fossero più pericolosi, come se non fossero più presenti». Così il deputato FI Mauro D'Attis, primo firmatario della proposta di legge n. 1972 `Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS e le epidemie infettive aventi carattere di emergenza´. «Non parlare di un fenomeno non significa che non esista, e parlarne solo in occasione di determinati periodi non basta. Torniamo a parlarne, dunque, ad informare, a far capire cosa è cambiato, a cancellare lo stigma sociale ancora impresso sui sieropositivi, a contribuire alla lotta all'Aids. Facciamolo ad ogni livello», ha sottolineato.
 
 “È fondamentale che si arrivi ad una legge sulla prevenzione e la lotta all’AIDS entro la fine della legislatura che aggiorni e integri la 135/1990. I malati hanno bisogno di continuità di cura e assistenza, ed è fondamentale continuare a puntare su informazione, prevenzione, educazione sanitaria, ricerca". Così Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari sociali della Camera.
 
“È importante mantenere accesi i riflettori su questa malattia - continua Lorefice -. Il fatto che ne se continui a parlare testimonia che c’è ancora molto da fare: l’auspicio è che la ricerca possa portare presto all’individuazione di un vaccino in grado di prevenire l’AIDS”.

“Anche se i dati dell’Istituto superiore di sanità indicano un calo dell’incidenza negli ultimi anni - aggiunge la deputata pentastellata - non va sottovalutato il fatto che nell’80% dei casi il contagio avviene ancora per trasmissione sessuale. E che ancora in tanti scoprono di essere sieropositivi dopo molti anni, quando il sistema immunitario è ormai compromesso. Lavorare sul potenziamento dell’informazione, dell’educazione sanitaria e della prevenzione permette di avere consapevolezza della malattia e proteggere la propria salute e quella di chi ci sta attorno. Occorre, inoltre, facilitare l’accesso ai test HIV, permettendo ai giovani di potervi accedere in modo anonimo senza il consenso preventivo espresso dai genitori”.

“Fondamentali sono gli investimenti nella salute, per aspirare ad avere cure e terapie sempre più efficaci e tollerabili. Ma dobbiamo puntare anche a una responsabilità condivisa e a una solidarietà a livello internazionale per sconfiggere il virus perché, come insegna la pandemia da Covid, nessuno si salva da solo” conclude.
 
“Questo Paese ha fatto tantissimo- ha detto Rosaria Iardino, Presidente della Fondazione The Bridge-. All’Italia vanno tanti grazie: per le terapie, per l’accesso alle cure, per l’impegno dei medici che insieme a noi venivano discriminati, grazie anche all’industria farmaceutica, alla politica, alla legge 135, a Mauro D’Attis, ai nuovi clinici. Dobbiamo riformare l’Hiv perché i tempi sono cambiati, perché dobbiamo ripensare ai bisogni e alle strategie, in base al PNRR, non solo intervenire sulla presa in carico dei pazienti ma sull’aspetto sociale per superare lo stigma che ancora non permette l’accesso ai fondi assicurativi integrati e a tutti gli strumenti che consentono di fare un passo in avanti e raggiungere nuovi step. La comunicazione ha un ruolo fondamentale: negli anni abbiamo assistito ad un’evoluzione che oggi apre nuove strade. Ho un sogno: vorrei aprire un cantiere sull’Hiv per capire quali sono i bisogni delle persone, che garantisca un impegno maggiore sulla prevenzione, che intervenga concretamente sullo stigma superando l’obsoleto consenso informato sul test dell’Hiv”.

23 novembre 2021
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