“Il 10 marzo 2004 entrava in vigore la legge 40, “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. Sono trascorsi 19 anni, molti governi e legislature sono cambiati, ma non è mai il momento di parlare di una riforma della legge che ci vedeva secondi solo al Costa Rica per numeri e qualità dei divieti nell’applicazione di tecniche che “consentono” - così detta la legge - la fecondazione medicalmente assistita per provare ad avere un figlio”. A ricordarlo oggi Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, che ha presentato una petizione al Parlamento proprio per rendere accessibili le tecniche di PMA a tutti coloro che ne hanno bisogno.
“Ringrazio le tante coppie che in questi anni ho difeso dalla legge 40 - ha proseguito - perché hanno deciso di dire no ad una legge che impediva loro di diventare genitori. Grazie alle conquiste raggiunte con l’intervento della Corte costituzionale, che ha cancellato alcuni dei divieti della legge 40,dal 2010 ogni anno nascono circa 14.000 bambini che altrimenti non sarebbe mai nati”.
“Ma oggi oltre a dover continuare nei tribunali per eliminare gli ultimi divieti che non consentono di donare alla ricerca gli embrioni non idonei per una gravidanza, di accedere alla PMA alle persone single e alle coppie dello stesso sesso, di accedere alla gravidanza per altri alle persone che ne hanno bisogno - sottolinea ancora Gallo - occorre anche assistere al tentativo del governo di attribuire personalità giuridica all’embrione fin dal concepimento e, soprattutto, al tentativo di introdurre un reato che punirà coloro che accedono alla GPA in altri paesi”.
“A 19 anni dall’entrata in vigore della legge 40, con l’Associazione Luca Coscioni oltre a lavorare per rimuovere gli ultimi divieti vogliamo ribadire che se sei figlio in un Paese, sei figlio in ogni Paese e che bisogna evitare discriminazioni in materia di filiazione nel rispetto della piena tutela dei diritti fondamentali della persona. Chiediamo nell'immediato al Parlamento entro il 23 marzo 2023, di inviare ai Presidenti delle istituzioni europee il parere positivo per il nostro paese sulla proposta di regolamento che mira a garantire il riconoscimento della genitorialità e quindi ad eliminare le discriminazioni tra i minori nati all’interno dell’Unione Europea”, ha concluso.