Quanto previsto nel decreto Bollette per far fronte al problema della carenza di personale sanitario "non appare risolutivo". E saranno necessarie più risorse se si vuole porre rimedio, con "misure più strutturali", alla criticità rilevate sul fronte delle strutture di assistenza e più in particolare per la medicina di emergenza. Senza contare la necessità di recuperare quelle liste d'attesa per il riassorbimento delle prestazioni mancate negli anni della
pandemia, in molte regioni rimaste ancora indietro.
Questo in sintesi il giudizio della Corte dei conti, audita ieri in commissione Bilancio alla Camera sul Documento di economia e finanza.
La corte innanzitutto ricorda come all'interno del Def si prevede che "nel triennio 2024-2026, la spesa sanitaria è prevista crescere a un tasso medio annuo dello 0,6 per cento; il rapporto fra la spesa sanitaria e Pil si porta su livelli inferiori quelli precedenti alla crisi sanitaria già dal 2024. L’attenuarsi dei maggiori oneri indotti dal rinnovo dei contratti dei dirigenti degli enti del Ssn e delle convenzioni per il triennio 2019-2021, la considerazione per i diversi aggregati di spesa di andamenti medi registrati negli ultimi anni e gli interventi di razionalizzazione dei costi già programmati dovrebbero consentire di più che compensare, nelle intenzioni del Governo, i maggiori oneri dovuti all’attuazione del PNRR e per la vacanza contrattuale per le tornate contrattuali 2022-2024".
"Il quadro prospettato si pone in sostanziale continuità con quello del 2022, prevedendo una convergenza su un profilo di spesa precedente all’emergenza Covid - prosegue l'analisi -. Ciò a fronte di necessità ben note e di esigenze nuove. Oltre al progressivo invecchiamento della popolazione che, anche nel Def 2023, è ben evidenziato nell’analisi sulla sostenibilità fiscale e richiede, nel medio termine, una revisione in crescita delle risorse destinate al settore, la messa a regime delle misure di potenziamento della assistenza territoriale alla base degli interventi previsti nel Pnrr richiederà una attenta valutazione dei fabbisogni di personale per dar vita a dette strutture. Guardando alle stime che accompagnano gli interventi previsti, sono ancora significativi i fabbisogni di cui non è stata individuata la copertura".
Le criticità di recente rilevate sul fronte delle strutture di assistenza e, soprattutto, su quello della medicina di emergenza, affrontate in via di urgenza dal Decreto Bollette, "sono destinate ad assorbire ulteriori risorse anche nel futuro ove si voglia muovere su soluzioni più strutturali. Ciò senza contare il permanere dei fabbisogni per la riduzione delle liste di attesa e per il recupero di livelli di qualità nella garanzia dei Lea segnati dalla crisi sanitaria".
In tal senso la Corte dei conti rimarca infatti come dai piani per il riassorbimento delle prestazioni mancate negli anni della pandemia, emerga che "in molte regioni il recupero è ancora in atto. I dati relativi ai primi tre trimestri del 2022 evidenziano un’ampia variabilità nei livelli di performance raggiunti dalle varie regioni e spesso anche nella stessa regione tra le diverse linee di intervento. Nel periodo esaminato solo due regioni documentano quote di recupero in linea con le attese in tutte le attività monitorate. I dati delle altre regioni evidenziano criticità nel raggiungimento degli obiettivi previsti per il trimestre, in misura ed ambiti differenziati. Considerando come livello soglia di allerta la metà della quota prevista in media di recuperi nel periodo (il 37 per cento), si attestano al di sopra di questo valore di recupero solo 12 regioni per i ricoveri, 9 per gli inviti e le prestazioni di screening e 10 per le ambulatoriali".
"Anche sul fronte dei Lea, i primi dati relativi al monitoraggio del 2021, se fanno emergere un miglioramento delle performance regionali rispetto al 2020 quando più forte era stato l’impatto dell’emergenza sanitaria, indicano anche che le regioni che raggiungono un punteggio di sufficienza in tutte e tre le macroaree di assistenza sono ancora solo 13 (rispetto alle 11 del 2020) e criticità in più di una macro area in 3 Regioni. Differenze territoriali sempre meno accettabili sono alla base di saldi negativi di mobilità sanitaria per ben 12 regioni, in prevalenza nel Mezzogiorno. Nel 2021, dopo la pausa legata alla pandemia e alle relative difficoltà di mobilità, tende nuovamente a crescere il volume di risorse per pagamenti di prestazioni rese fuori regione, a testimonianza del permanere di criticità nell’assistenza garantita in alcune realtà territoriali. Si tratta di una condizione che richiederà scelte non facili in termini di allocazione delle risorse tra i diversi obiettivi, risorse al momento limitate nella prospettiva dei dati contenuti nella previsione", conclude l'analisi.
G.R.