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Balduzzi tranquilizza: “La sanità italiana non crollerà. I tagli solo su inefficienze e sprechi”

di Paolo Russo

In un’ampia intervista a La Stampa il ministro della Salute difende le ultime manovre sanitarie del Governo e anticipa le prossime mosse. Un nuovo sistema per i ticket, revisione dei Lea e incentivi alla sanità integrativa. "I tagli in sanità li fanno i chirurghi, noi razionalizziamo e riorganizziamo"

22 NOV - La sanità italiana non sta crollando perché le risorse non sono diminuite e i tagli colpiranno inefficienze e sprechi, “che solo per beni e servizi ammontano a 3 miliardi l’anno”. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi difende a spada tratta le ultime manovre sanitarie del governo ma anticipa anche le nuove mosse: via dall’elenco delle prestazioni mutuabili quelle obsolete o prescritte in modo inappropriato per dare più spazio a malattie rare e disabilità; nuovo sistema di “ticket-franchigia”, con partecipazione degli assisti alla spesa più diffusa ma solo fino a una certa soglia commisurata al reddito. Il tutto condito da nuovi incentivi alla sanità integrativa.
 
Ministro, i costi sanitari aumentano, ma le risorse scarseggiano. Non c’è il rischio che il nostro sistema sanitario salti?
Voglio rassicurare i cittadini: l’assistenza sanitaria in Italia non sta crollando. Le risorse destinate alla sanità non sono diminuite e rimangono costanti in termini percentuali sul Pil negli ultimi tre anni. Percentuali allineate a quelle di Regno Unito, Svezia e Spagna.
 
Nega che ci siano stati tagli?
E evidente che se diminuisce il Pil scende anche la quota di finanziamento, ma i calcoli si fanno anno per anno e non ha senso, anzi è sbagliato sommare le diminuzioni di finanziamento di un anno con l’altro. Nel 2013, dopo quanto previsto dalla spending review e dopo la legge di stabilità, il Fondo sanitario ammonterà comunque a oltre 107 miliardi, che su Pil significa un piccolo incremento dello 0,5%.
 
Ma la spesa sanitaria è agganciata ai bisogni di salute delle persone non al Pil…
Certo, i bisogni di salute sono relativamente indipendenti dall’andamento dell’economia, ma è evidente che in tempi di crisi dobbiamo riuscire a garantire gli stessi servizi attraverso una loro migliore organizzazione. Dobbiamo cioè intervenire dove ci sono sprechi e disorganizzazione. Non si può pensare che se la ricchezza del Paese diminuisce le risorse per la sanità possono crescere. Nel 2014 ci saranno 8 miliardi in meno non rispetto al finanziamento assoluto già consolidato, ma a quello atteso. Di questi 2 sono di ticket. Dunque la riduzione effettiva sarà di 6 miliardi, che in termini di Pil vuol dire più 1%.
 
Basteranno le misure già varate per recuperarli?
Non ci sarà un taglio dei servizi. Il sistema ha bisogno di una manutenzione straordinaria. Il rapporto del Commissario Bondi stima una spesa incongrua per beni e servizi di 3 miliardi l’anno. E’ una sfida per le aziende, ma non è una sfida impossibile. Stesso discorso vale per i dispositivi medici, che in passato non sono stati mai messi sotto controllo e dai quali, migliorando la gestione, si può ottenere un altro miliardo. Poi c’è la spesa farmaceutica, quella per i privati accreditati, il personale.
 
I dipendenti di asl e ospedali infatti sono sul piede di guerra...
So bene che stiamo chiedendo sacrifici perché i contratti restano bloccati. Ma possiamo farli ripartire se riusciamo a rendere più efficiente e più appropriata l’erogazione di molte prestazioni sanitarie.
 
C’è poi la patata bollente dei 2 miliardi di nuovi ticket che avete ereditato dal precedente governo. Ha sempre in mente di sostituirli con il pagamento a franchigia?
Il sistema attuale è insostenibile. Se aumentassimo di 2 miliardi i ticket come sono ora, con metà della popolazione esente, ai cittadini converrebbe rivolgersi direttamente al privato per molte prestazioni diagnostiche o specialistiche. E questo comporterebbe anche un aumento di costi per il pubblico, che dovrebbe continuare a offrire servizi senza nemmeno incamerare i ticket. Per questo stiamo studiando un sistema diverso, di franchigia o di franchigia-ticket.
 
Ossia?
Si fissa una soglia di spesa collegata al reddito Isee sopra la quale non si deve più nulla, mentre al di sotto si compartecipa. Magari sotto forma di ticket più estesi. Ma complessivamente la quota a carico degli assistiti inciderà solo per circa il 5% del finanziamento complessivo. Così il sistema sarà più equo, omogeneo e trasparente, chiamando a contribuire in funzione delle proprie capacità di reddito.
 
Entro fine anno ci sarà anche la revisione dei Livelli essenziali di assistenza, che sono poi le prestazioni mutuabili. Ci sono tagli in vista?
I tagli in sanità li fa il chirurgo, io preferisco parlare di riorganizzazione o di razionalizzazione. Nell'elenco dei cosiddetti Lea ci sono circa 6.000 prestazioni. Non mi si venga a dire che non ce ne sono di obsolete o che non possano essere prescritte con maggiore appropriatezza: livelli essenziali vuole proprio dire che deve essere dato tutto ciò che è necessario e appropriato. Elimineremo il superfluo per far entrare nell’elenco, tra l'altro, nuove malattie rare, l’epidurale e le disabilità. Ma alla fine le prestazioni in uscita saranno compensate da quelle in entrata.
 
E per la sanità integrativa che ancora non decolla state pensando a qualcosa?
Stiamo pensando a come incentivarla. Per ora non dico di più.
 
Paolo Russo
Per gentile concessione de La Stampa
 

22 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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