“Se rimane l'inerzia del Parlamento sul fine vita, la Corte costituzionale ad un certo punto non potrà non intervenire”. Lo ha detto il presidente della Consulta Augusto Barbera in conferenza stampa in occasione della Relazione annuale, sottolineando che è auspicabile una collaborazione su questo tema tra la Corte e il Parlamento nella definizione dei parametri. Occorre insomma “una lettura integrata”, tenendo presente che “si vanno moltiplicando le iniziative delle Regioni a supplenza del Parlamento”
“Non si può non manifestare un certo rammarico – si legge nella relazione - per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando ad una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione. È con questo spirito che auspico sia un intervento del legislatore che dia seguito alla sentenza n. 242 del 2019 (il cosiddetto caso Cappato), sul fine vita, sia un intervento che tenga conto del monito relativo alla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso (come già auspicato nelle due sentenze n. 32 e n. 33 del 2021). In entrambi i casi il silenzio del legislatore sta portando, nel primo, a numerose supplenze delle assemblee regionali; nel secondo, al disordinato e contraddittorio intervento dei Sindaci preposti ai registri dell’anagrafe”.