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Patto salute. Stop delle Regioni: "Con nuovi tagli del ddl stabilità che senso ha firmarlo?"


Il finanziamento 2013 per la sanità è ridotto al di sotto della quota di quest'anno. "È difficile pensare che possa aver senso un nuovo Patto per la Salute. Il taglio lineare delle risorse rende la spesa sanitaria non sostenibile dal sistema". Le Regioni bocciano il ddl stabilità. Ecco i loro emendamenti.

22 NOV - Le Regioni ritengono che il testo della Legge di stabilità cosi come approvato dalla Camera dei Deputati non consenta di assicurare l’erogazione dei servizi per i cittadini e prefiguri per tutte le Regioni nel 2013 un concreto rischio in merito alla tenuta dei conti, che comporterà per lo Stato Italiano un problema serissimo e nuovo, in assenza del Patto per la Salute.
 
Occorrerà - scrivono le Regioni - una modifica reale del testo per consentire la stabilità minima del sistema ed assicurare servizi essenziali. Le Regioni pertanto coinvolgeranno il Senato e si convocheranno giovedì 29 prossimo in seduta straordinaria per verificare le modifiche occorse al testo e decidere sulle iniziative conseguenti da intraprendere in riferimento alle responsabilità a cui i governi regionali non sono in grado di far fronte e a cui dovrà rispondere lo Stato centrale.
 
La manovra finanziaria - sottolineano ancora le Regioni - ha ridotto il finanziamento del fondo sanitario riportandolo nel 2013 al di sotto del finanziamento previsto per il 2012, senza tener conto del tasso di inflazione ben al di sopra di quello programmato, dell’aumento delle aliquote IVA e dei risparmi di spesa dello Stato addossati ai cittadini con l’aumento dell’addizionale IRPEF nel DL SalvaItalia (DL 201/2011- convertito in Legge 214/2011).
 
È difficile pensare - proseguono - che possa aver senso un Nuovo Patto per la Salute, poiché il taglio lineare delle risorse, rende la spesa sanitaria non sostenibile dal sistema. Si disperde cosi il lavoro sui costi standard e si mette a rischio la tenuta reale dei bilanci di tutte le Regioni.
Tali criticità sono acuite dalle recenti disposizioni del decreto legislativo 118/2011 in ordine alle quali occorre prevedere una graduale applicazione in materia di investimenti e di ammortamenti al fine di non bloccare l’ammodernamento infrastrutturale.
Infine occorre garantire una più equilibrata gestione dei piani di rientro anche ai fini di migliorare la gestione dei flussi di cassa.
 
Ma le Regioni sono preoccupate anche sul disegno complessivo del Governo in materia di welfare. L’attuale situazione economica - scrivono - impone di non trascurare le fasce deboli della popolazione che vedono aggravare la propria condizione e non possono più sopportare il depauperamento delle risorse pubbliche destinate al welfare. I fondi nazionali, infatti, sono pressoché azzerati: dal fondo per la non autosufficienza a quello nazionale delle politiche sociali, per fare solo gli esempi più macroscopici anche se si riscontra un primo segnale in contro tendenza che non risulta però sufficiente ad assicurare i bisogni minimi e assistenziali. Di qui la necessità di riorientare le risorse pubbliche per l’integrazione, l’inclusione sociale e i servizi alla persona.

22 novembre 2012
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