“Questo decreto impiega circa 550 milioni di euro in più rispetto alle risorse che sostengono le precedenti tariffe. Appare evidente come le nuove tariffe risultino complessivamente più remunerative delle precedenti per circa mezzo miliardo di euro. Complessivamente, il DM del 25 novembre 2024, rispetto al precedente DM del 23 giugno 2023, mai entrato in vigore in quanto era in atto una più ampia valutazione della revisione delle tariffe, prevede un incremento del finanziamento per le prestazioni di laboratorio di oltre 270 milioni di euro, di oltre 121,9 milioni di euro per le visite specialistiche e di oltre 56,7 milioni di euro per le terapie. Ne deriva che, già rispetto al tariffario 2023, che comunque avrebbe impiegato maggiori risorse per 402 milioni di euro, risulta evidente un incremento di risorse garantite dallo Stato. Ritengo, quindi, doveroso evidenziare che quanto asserito dai ricorrenti nell'ambito del contenzioso, che lamentano che le tariffe non sarebbero remunerative, è evidentemente apodittico anche in considerazione del fatto che non sono stati prodotti in giudizio dati di costo da poter raffrontare con le tariffe individuate nel decreto”. Così Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci in risposta da un’interrogazione di Italia Viva durante il Question time difende il tariffario della specialistica ambulatoriale su cui si è in attesa del pronunciamento del Tar.
La risposta del Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, che mi permette di illustrare le novità introdotte con l'emanazione del decreto ministeriale 25 novembre 2024, che determina le tariffe massime di riferimento per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica, consentendo nel contempo l'entrata in vigore dei nuovi LEA (DPCM 2017) su tutto il territorio nazionale.
Questo decreto impiega circa 550 milioni di euro in più rispetto alle risorse che sostengono le precedenti tariffe. Appare evidente come le nuove tariffe risultino complessivamente più remunerative delle precedenti per circa mezzo miliardo di euro. Complessivamente, il DM del 25 novembre 2024, rispetto al precedente DM del 23 giugno 2023, mai entrato in vigore in quanto era in atto una più ampia valutazione della revisione delle tariffe, prevede un incremento del finanziamento per le prestazioni di laboratorio di oltre 270 milioni di euro, di oltre 121,9 milioni di euro per le visite specialistiche e di oltre 56,7 milioni di euro per le terapie.
Ne deriva che, già rispetto al tariffario 2023, che comunque avrebbe impiegato maggiori risorse per 402 milioni di euro, risulta evidente un incremento di risorse garantite dallo Stato.
Ritengo, quindi, doveroso evidenziare che quanto asserito dai ricorrenti nell'ambito del contenzioso, che lamentano che le tariffe non sarebbero remunerative, è evidentemente apodittico anche in considerazione del fatto che non sono stati prodotti in giudizio dati di costo da poter raffrontare con le tariffe individuate nel decreto. Mi duole anche osservare che tra gli esempi riportati nel question time in argomento alcuni non sono corretti. La prestazione PSA Reflex non esisteva in precedenza, non è possibile quindi effettuare un confronto con la tariffa previgente; ed ancora, la prima visita cardiologica con ECG riporta una tariffa oggi di 33,6 euro. Inoltre, sottolineo che il richiamo all'impossibilità per le regioni in piano di rientro di fissare tariffe superiori al DM 25 novembre 2024 non è corretto, perché l'articolo 1, comma 322, della legge n. 207 del 2024 ha regolamentato tale punto aprendo a tale possibilità. Il DM 25 novembre 2024 non solo non impedisce ai cittadini di curarsi, ma finalmente consente a tutti di accedere ai nuovi LEA, rappresentando finalmente un'opportunità non concessa precedentemente soprattutto ai cittadini delle regioni più disagiate.
Da ultimo, ricordo che sotto l'aspetto metodologico il lavoro condotto fin dal 2017 si è basato su dati di costo raccolti e integrati nel rispetto di quanto riportato dall'articolo 8-sexies, comma 5, lettera c), del decreto legislativo n. 502 del 1992, che prevede la possibilità di determinare le tariffe sulla base dei tariffari regionali e di differenti modalità di remunerazione delle funzioni assistenziali attuate nelle regioni e nelle province autonome, anche con un confronto di valori tariffari precedentemente definiti con i corrispondenti valori tariffari.
In conclusione, ritengo doveroso sottolineare che il Ministero della Salute conduce una costante attività per la revisione tariffaria, anche in coerenza con quanto previsto dalla legge di bilancio 2025 che ha stanziato risorse, sia per l'aggiornamento dei LEA sia per la revisione delle tariffe massime nazionali. Sarà possibile, pertanto, in tempi brevi, cominciare a lavorare per l'aggiornamento del tariffario vigente, al fine di renderlo sempre più coerente con la naturale evoluzione dei costi di produzione.
La replica di Davide Faraone (IV-C-RE). Parte all'attacco e chiude in ritirata, perché prima ha detto che coloro che hanno fatto un ricorso sulle tariffe hanno mentito, perché di fatto lei ha detto che tutte le organizzazioni - perché non ce n'è una, Presidente che non sia contro questo piano tariffario -, quindi, tutte queste organizzazioni, sono un gruppo di bugiardi che hanno detto che…Come, no? Lei dice di no, ma ha sostanzialmente smentito le tariffe e il raffronto fra quello che viene pagato oggi e quello che veniva pagato prima. Lei ha detto che non è vero che c'è stato un taglio delle tariffe. Lo ha detto nella sua risposta. Poi, alla fine però chiude dicendo che si vedrà come riuscire ad aggiornare il piano tariffario rispetto alle condizioni attuali, quindi, di fatto, confermando che c'è un problema di aggiornamento delle tariffe.
In più, sul piano di rientro, signor Ministro, come fa a dire che c'è questa possibilità? L'unica strada che è stata messa in campo è un emendamento del sottoscritto alla legge di bilancio approvato. Avete dato un parere positivo ad un mio emendamento, quindi, il Governo non aveva neanche immaginato cosa fare per le regioni in piano di rientro che non possono mettere soldi loro, perché voi, come Ministero, se dovessero mettere soldi loro per pagare ciò che va a integrare i trasferimenti del Ministero, poi gli direste che sono in piano di rientro e non lo possono fare. Quindi, le regioni che vanno bene da un punto di vista del bilancio sanitario possono aggiungere dei soldi propri; le regioni in piano di rientro - che, vorrei ricordare, non sono solo quelle del Sud, c'è anche il Piemonte, ad esempio, nella stessa condizione - non possono mettere risorse proprie perché altrimenti il Ministero le blocca. Poi, però, lei mi dice che esiste una possibilità che è data da un emendamento approvato grazie al fatto che un esponente dell'opposizione lo ha presentato e voi avete dato parere favorevole. Sa benissimo essere però, quello, un testo restrittivo, semplicemente per consentire un appiglio, ma non c'è una possibilità concreta.
Per cui, la sanità ha due velocità, perché alcune regioni potranno integrare e altre no; delle aziende che lavorano per conto del servizio pubblico saranno costrette a chiudere, con 27.000 dipendenti da mandare a casa, e lei viene qui serenamente a dirci che invece va bene così, che quelli non avevano niente da fare e siccome non avevano niente da fare hanno voluto fare un ricorso e che sono pure dei bugiardi perché ci guadagnano e, invece, dicono che non ci guadagnano per speculare sugli italiani. Io credo che la sua risposta sia stata non vera e, soprattutto, irrispettosa.