Il Servizio Sanitario Nazionale è a un bivio: sottofinanziato, disorganizzato, spinto verso la privatizzazione, incapace di garantire prestazioni nei tempi previsti e assente dalle grandi strategie internazionali.
È il quadro allarmante tracciato dal senatore Tino Magni (Alleanza Verdi e Sinistra) nell’ultima puntata di Camere Sanitatis, il format multimediale promosso da Quotidiano Sanità.
Secondo Magni, il sistema sanitario italiano sta regredendo in termini di investimento pubblico: “Anche se la spesa sanitaria è cresciuta in termini assoluti, rispetto al PIL è scesa dal 7% al 6,3%. In un Paese che invecchia e con crescenti bisogni di cura, questa è una deriva pericolosa. Servono più fondi, almeno il 7% del PIL, per garantire l’universalismo del servizio”.
Liste d’attesa insostenibili: 6 milioni di italiani rinunciano a curarsi
Sulla questione delle liste d’attesa, Magni denuncia l’inefficacia degli interventi messi in campo dal governo. L’Istat ha certificato che un cittadino su dieci non riesce ad accedere alle prestazioni sanitarie nei tempi previsti. “Le politiche adottate finora non hanno funzionato: 6 milioni di italiani rinunciano alle cure. Il sistema costringe le persone a scegliere la sanità privata, anche solo per evitare ticket e mesi d’attesa. Ma la sanità pubblica non può essere residuale: va potenziata, non smantellata”.
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L’astensione sull’accordo pandemico dell’Oms: “Una scelta grave e miope” Durissimo il giudizio del senatore AVS sulla decisione del governo italiano di astenersi dal nuovo accordo pandemico in sede Oms. “È una scelta grave, che ci isola dal resto d’Europa. In nome del consenso di frange No Vax, si mette a rischio la capacità del Paese di reagire a nuove emergenze. Durante il Covid è stato proprio il coordinamento nazionale a evitare il disastro. Oggi, invece, ci asteniamo da un piano condiviso per la salute globale. È un controsenso politico”.
Salute mentale: una proposta per rimettere al centro la persona. Tra le priorità legislative di AVS c’è una proposta di riforma sulla salute mentale, a prima firma Magni, che punta a dare piena attuazione alla legge Basaglia. L’obiettivo è costruire percorsi personalizzati attraverso un “budget di salute” che integri risorse, strutture e operatori. “La precarietà lavorativa e l’incertezza stanno colpendo anche le giovani generazioni. Serve un approccio che prenda in carico la persona in modo strutturato e continuativo. Oggi la salute mentale è trattata come un tema marginale: vogliamo riportarla al centro del sistema sanitario”.
Sul tavolo della Commissione Affari Sociali ci sono cinque diverse proposte di legge sulla salute mentale, anche da parte della maggioranza. Magni non nasconde la sua delusione: “Avremmo voluto lavorare subito a un testo condiviso, ma così non è stato. Ora stiamo presentando emendamenti coerenti con la nostra proposta, nella speranza che si creino le condizioni per una sintesi vera, e non solo formale”.
Il messaggio finale del senatore è chiaro: senza investimenti, senza visione, senza coesione tra Stato e Regioni, e senza alleanze internazionali, il Ssn rischia di non essere più in grado di garantire il diritto alla salute: “Il governo deve invertire la rotta: la sanità pubblica non è una voce di spesa, ma un investimento civile e sociale”.