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Def 2013. Cinque Stelle: “Vogliono smantellare il Ssn con il modello Lorenzin”


Ovvero compartecipazione ai costi del privato e prestazioni tolte dai Lea per essere garantite dalle assicurazioni. Anche se questo taglierà fuori gli indigenti. Non avverrà tutto insieme ma pezzo dopo pezzo. Nonostante le rassicurazione della ministra. Intervista al capogruppo 5 Stelle in commissione Affari Sociali, Andrea Cecconi.

26 SET - Il governo sta smantellando il sistema pubblico per renderlo sostenibile. In più un Ssn debole offre la scusa per introdurre le assicurazioni a cui un po’ per volta verranno affidate quelle prestazioni che escono dai Lea. Questo, secondo Andrea Cecconi, capogruppo M5S in Commissione Affari Sociali della Camera, è il disegno del governo per la sanità come ci dice in quest’intervista.
 
Onorevole Cecconi, la nota aggiuntiva al Def 2013 prospetta prestazioni a chi ne ha veramente bisogno e il ridisegno del perimetro Lea. Cominciano a sollevarsi preoccupazioni per nuovi tagli al Ssn. Lei condivide queste preoccupazioni?
Di sicuro sarà così. Il governo dice che non farà tagli però quello che emerge dalle nostre indagini e audizioni è che la sanità italiana è insostenibile e che ci deve essere una mitigazione, una compartecipazione al costo da parte del privato e delle assicurazioni. Lo dice anche Lorenzin in diverse interviste. La tendenza del governo e del ministero della Salute è di cedere una parte del Ssn ai privati e alle assicurazioni. Quando si parla di revisione dei Lea, se è vero che va fatta, è anche vero che le prestazioni vanno aggiunte e non tolte. Mentre è quasi una certezza che faranno una revisione dei Lea per cui il Ssn non garantirà più alcune prestazioni e il cittadino sarà costretto a pagare per riceverle come nei sistemi liberali anglosassoni.
 
Stretta sui Lea, messa in discussione dell'universalismo, ridisegno del ruolo delle regioni, sostenibilità e forme di compartecipazione alla spesa. Tutto questo si traduce in una riforma o peggio in una controriforma del Sistema?
Sicuramente intenzione della Lorenzin è di operare un grosso cambiamento nella struttura sanitaria. E questo va fatto. Ma non nei termini che propone Lorenzin con il suo modello. Il sistema sanitario ha moltissimi problemi, pur costando meno di quello di altri paesi ed essendo anche efficiente grazie al contributo umano dei professionisti che ci lavorano. Detto ciò ci sono dei problemi di fondo che il ministero non ha intenzione di trattare, ad esempio mettere mano alla riforma del Titolo V, o la lotta alla corruzione, l’accentrazione dei costi, i costi del personale. Se si intervenisse su questi punti si potrebbe evitare di compiere queste scelte che distruggono lo stato sociale del Paese.
 
Cosa intende per modello Lorenzin?
Il ministro dice che l’universalità non si tocca anche perché se si facesse in Italia ci sarebbe una rivolta sociale. Ma l’universalità verrà limitata e garantita per quelle prestazioni vitali di base e per le persone più deboli. Tutto il resto verrà tolto dai Lea per essere garantito dalle assicurazioni private. Questo secondo me è il modello Lorenzin. Lo continuano a dire in tutte le sedi e lo faranno. La direzione che intendono prendere è il modello americano che non si può raggiungere tutto insieme, ma con un 10-15% per volta. Passo dopo passo faranno entrare le assicurazioni private che chi ha un lavoro dignitoso, comunque non i ricchi discorso a parte, si pagherà gli altri invece, gli indigenti, i poveri, i disoccupati accederanno solo alle prestazioni di base mentre per tutte le altre saranno costretti, se potranno, a pagarle.
Questo è il modello che ha in testa Lorenzin e che manifesta in tutte le sue interviste e audizioni. Certo usa il suo linguaggio politico per limare il concetto e renderlo più digeribile ma questa sarà la strada. E questo per noi è assolutamente drammatico.
 
Perché smantellare il Ssn se i dati sulla sostenibilità economica dicono che il sistema sembra tenere?
La sostenibilità tiene come tengono i conti pubblici. Sappiamo bene come la sanità in Italia stia derivando. Le strutture ospedaliere sono vecchie, gli ospedali invece di riqualificarli o di farne di nuovi vengono chiusi. C’è un blocco del turn over che va avanti da anni. Le regioni in piano di rientro o non rientrano o rientrano male, non esiste nessun sistema di controllo. Lo ripeto stanno pian piano smantellando il sistema pubblico che gioco forza tutto spezzettato diventa sostenibile. Rendere il Ssn sempre più debole gli offre la scusa per introdurre quote private che a loro dire lavorano meglio e generano risparmi Ma è un sistema dignitoso questo? Assolutamente no.
 
Altra questione è il Patto per la salute. L’auspicio del governo va in questa direzione ma nel Def non sembrano esserci quelle assicurazioni promesse alle regioni sulle risorse, anzi…
Le regioni lamentano tagli sui Ssr che si protrarranno da qui al 2015. Ma la colpa di questo è delle regioni stesse e in parte anche del governo. Lorenzin promette che con il nuovo Patto per la salute renderà il sistema più equilibrato ma credo siano solo parole al vento. Lo Stato infatti non è pronto a garantire alle regioni gli stanziamenti necessari promessi. Le regioni sono sempre più agguerrite e dei tavoli della salute non se ne sa nulla.
 
C’è necessità di trovare le risorse per evitare l’innalzamento dell’Iva e per far fronte al mancato incasso Imu. Poi c’è la minor crescita del Pil e la grana del superamento del limite del 3% di deficit. Anche questa volta la sanità sarà toccata dalla manovra nonostante le promesse del Governo di non fare nuovi tagli?
Sicuramente sarà così. Ma il problema di fondo resta lo stesso: la mancanza di volontà di andare a toccare centri di potere e interessi che bloccano questo Paese e non parlo soltanto a livello sanitario. Nonostante su questo siano tutti d’accordo non si fa nessun intervento coraggioso per cambiare la struttura di base del Paese per trovare fondi, tempi e modi necessari per ripartire. L’abolizione dell’Imu è un ricatto politico e non credo che il decreto avrà vita facile alla Camera. I soldi per l’Iva non ci sono. Lo sforamento del rapporto deficit-Pil è superiore al 3,1 siamo già intorno al 3,6-3,7% siamo fuori da tutti i parametri e invece di agire continuano a parlare di questioni marginali e a rimandare i problemi. 

26 settembre 2013
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