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Fitoterapia. Il convegno in Senato: "Necessario un quadro normativo più chiaro e preciso"

di Gennaro Barbieri

E' la richiesta che arriva all'unisono da politici, protagonisti della ricerca e dell'industria nel corso del convegno organizzato a Roma. Il settore registra una poderosa crescita e necessita quindi di una migliore cornice legislativa. Fondamentale il ruolo dei medici di famiglia.

18 DIC - La fitoterapia in Italia necessita di meccanismi regolatori chiari e definitivi, in grado di colmare le lacune legislative che stanno ostacolando lo sviluppo del settore. E’ la riflessione condivisa da tutti i relatori che hanno animato il seminario ‘I medicinali vegetali in Italia: scenari legislativi, regolatori e prospettive terapeutiche' tenutosi a Roma presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

L’idea di fondo che ha ispirato l’iniziativa è quella di avviare un confronto articolato e organico tra governo, parlamento, Aifa, le associazioni di rappresentanza di medici e farmacisti e l’industria alla luce di un mercato italiano che si configura come tra i più importanti in Europa. La fitoterapia, infatti, se valorizzata in un’adeguata dimensione “può garantire importanti risparmi al Ssn, l’importante però è che i prodotti siano soggetti alle stesse regole di tutti gli altri medicinali”, sottolinea la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli (Pd). La mancanza di una cornice normativa precisa “ha prodotto uno scenario difficile per le imprese del comparto – prosegue – E si tratta di una criticità su cui intervenire al più presto, anche perché le medicine vegetali assicurano l’efficacia delle terapie, ma con meno reazioni avverse”. Sono poi i numeri a evidenziare l’importanza del fenomeno. “La crescita dell’uso medicinale delle piante è stata, negli ultimi 10 anni rilevante – ragiona Fedeli - arrivando ad un valore, in Europa, di circa 6,6 miliardi di euro. In Italia il giro d’affari è arrivato a 900 milioni di euro, con il 25% dei medici di famiglia e il 20% dei pazienti che utilizzano le medicine complementari tratte da erbe medicinali, prescritte dai medici o scelte senza consulto medico”.

L’Italia ha recepito nel 2006 (con il D.Lvo 219) la direttiva europea sui medicinali di origine vegetale (Direttiva 2004/24/EC), pensata per facilitare l’immissione sul mercato europeo di medicinali vegetali che hanno già lunga tradizione di utilizzo in Europa e che devono superare le stesse regole degli altri medicinali. Ma lo scenario italiano resta poco regolato e un’adeguata cornice legislativa serve anche “per certificare definitivamente – osserva Andrea Mandelli, senatore di Forza Italia e presidente della Fofi – che si tratta di medicina di serie A ed è per questo che il Parlamento deve attivarsi al più presto, innescando un lavoro trasversale tra le varie aree politiche per condividere analisi e obiettivi”.

Tra le numerose discipline che trarrebbero grande vantaggio da un solido sviluppo della fitoterapia c’è sicuramente l’urologia. “Sono numerosi e benefici – spiega Giorgio Franco, urologo presso La Sapienza – gli effetti dei fitofarmaci in vitro sulla prostata e nei casi di disturbi minzionali. In primis va sottolineata la loro azione anti-infiammatoria, antiandrogenica ed estrogenica, in più si registra il miglioramento della funzione detrusoriale e la neutralizzazione dei radicali liberi”. Per essere valorizzata pienamente, la fitoterapia necessita che vengano sradicati alcuni luoghi comuni legati a una cattiva informazione. “E’ diffusa la convinzione che questi prodotti – ammonisce Domenico Careddu, vicepresidente della Società italiana di medicina naturale (Simn) – siano assolutamente innocui. Un’idea totalmente errata, perché possono essere anche dannosi.”. Altro aspetto di estremo rilievo riguarda gli integratori alimentari. “Quelli che contengono botanicals, cioè estratti di piante medicinali o di altri vegetali sono un alimento, che contiene quantità concentrate di nutrienti o altre sostanze ad effetto fisiologico o nutritivo, da sole o in combinazione e che hanno lo scopo di integrare la normale alimentazione, sostenendo, coadiuvando o ottimizzando una condizione fisiologica”. Servono poi necessarie garanzie sotto il profilo della sicurezza “Se infatti – aggiunge Careddu - esistono alcuni integratori alimentari contenenti estratti vegetali, formulati e prodotti in modo eccellente, la maggior parte di essi è ben lontana da standard anche solo accettabili”.

E certamente il ruolo dei medici di famiglia è assolutamente cardinale. “In Italia sono il 25% i medici di famiglia che utilizzano le medicine complementari e il 20% dei pazienti fa delle erbe medicinali una alternativa concreta per la prevenzione e la cura di molte patologie, spesso senza consultare il medico – mette in guardia Hannes Loacker, Ad di Loacker Remedia  - In farmacia è possibile trovare un assortimento ampio di prodotti. L’Italia ha una tradizione erboristica antichissima che prende origine dalle pratiche di medicina popolare, ancorate al retroterra culturale di ogni popolazione. La fitoterapia moderna, diversa dalla erboristeria, è una branca della farmacologia basata sulla somministrazione in forme predosate di piante o preparazioni vegetali. Interesse ed uso della fitoterapia in Italia presentano una decisa evoluzione in crescita”.

Un cambiamento nellapproccio culturale è quindi auspicabile, anche per certificare che “i rimedi naturali sono in qualche modo – chiarisce Gioacchino Calapai, professore di farmacologia all’Università di Messina – meno tossici e a volte più efficaci dei farmaci in sintesi. Fondamentale poi ribadire le differenze che separano integratori alimentari e medicinali, che riguardano essenzialmente l’immissione in commercio, l’investimento economico, l’indicazione d’uso, le limitazioni d’uso, il sistema di sorveglianza e i canali di vendita”. E’ per questo che bisogna, quanto prima, “migliore le procedure di individuazione – auspica Dario Stefano, senatore (Sel) – elemento imprescindibile per costruire un valido sistema di monitoraggio a garanzia dei pazienti”.
 
Gennaro Barbieri 

18 dicembre 2013
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