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Ciao 2013/5. Vargiu (SC): "È arrivato il momento di riformare il Sistema"

di Stefano Simoni

Perché l’equità e l’universalità del sistema stanno venendo meno. A dirlo è il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu, di Scelta Civica. Commissione che durante l’anno appena trascorso ha svolto un’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn le cui analisi e informazioni raccolte “devono condurre ad una riforma indifferibile del sistema"

03 GEN - “Oggi, avere delle preclusioni ideologiche per cui la 833 non si tocca, perché è universalistica ed equa e dunque rappresenta il baluardo di difesa del sistema, rischia di essere una pregiudiziale che si ritorce come un boomerang contro quelli che noi vorremmo difendere e cioè i più deboli”. A parlare Pierpaolo Vargiu, unico rappresentante montiano presidente di Commissione, precisamente l’Affari Sociali della Camera che archivia il 2013 tra luci e ombre. Dove le luci sono i lavori svolti dalla “sua” Commissione a partire dall’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn che ha dato importanti segnali specie in fase di approvazione della legge di stabilità. Le ombre invece sono rappresentate da quanto ancora c’è da fare a partire da una serie di riforme del Sistema e di una legge sulla responsabilità professionale, quanto mai indispensabile.
 
Presidente Vargiu, qual è il suo bilancio per l’anno appena trascorso?
Sono abbastanza soddisfatto di come sono andati i lavori in Commissione. Si è riusciti a creare un clima di lavoro proficuo. Iniziato con il primo provvedimento che la Commissione ha esaminato, quello relativo alla vicenda Stamina che abbiamo affrontato in maniera equilibrata tenendo conto della pressione mediatica e della sofferenza delle famiglie.
Altro elemento positivo è l’indagine conoscitiva sulla sostenibilità che abbiamo portato avanti con la Commissione Bilancio e sulla quale dovremmo riuscire, a breve, a presentare i risultati finali in Parlamento. Indagine che ci ha permesso, nel momento in cui cominciavano ad arrivare indiscrezioni sulla legge di stabilità, tipo interventi forti sui bilanci della sanità, ci ha permesso di evitare questi tagli.
Altro provvedimento importante in discussione è quello sul rischio clinico che ha un’urgenza straordinaria e i cui effetti negativi si riverberano sulla qualità dell’assistenza. Questa tematica sta sostanzialmente distruggendo il rapporto ippocratico tra medico e paziente sostituendolo con una sorta di rapporto giudiziario. I pazienti “più difficili” vengono evitati dai medici che quindi rischiano di non avere cure, gli altri invece rischiano le cure inappropriate perché più rivolte ad evitare grane giudiziarie che a risolvere problematiche. In più la medicina difensiva costa una quantità di soldi che in un momento così drammatico per il Paese vanno realmente buttati invece di essere destinati al Ssn.
 
Il rischio clinico, oltre ad un monitoraggio costante ed attento della sostenibilità del Ssn possono essere al tempo stesso priorità per il prossimo anno?
Assolutamente. Penso che agire sul rischio clinico sia una priorità per l’anno venturo su cui il Parlamento dovrebbe lavorare. Mentre tutte le informazioni raccolte sulla sostenibilità sono quelle che devono guidare le azioni di riforma indifferibili del sistema sanitario. Nel senso che quando il Censis dice che nel 2012, nove milioni di italiani hanno rinunciato ad una prestazione sanitaria per motivi di carattere economico sta dicendo che sostanzialmente l’equità e l’universalità del sistema stanno venendo meno e chi ne paga le conseguenze sono al solito i più deboli. Oggi, avere delle preclusioni ideologiche per cui la 833 non si tocca, perché è universalistica ed equa e dunque rappresenta il baluardo di difesa del sistema, rischia di essere una pregiudiziale che si ritorce come un boomerang contro quelli che noi vorremmo difendere e cioè i più deboli.
 
Il Governo per un verso e il parlamento per un altro, hanno la capacità di fare il restyling di cui lei parla, oppure è meglio andare al voto e sperare in istituzioni più forti? 
Io faccio politica da tanto tempo. Non ho mai visto una situazione politica così difficile come quella attuale. Difficoltà figlia di una situazione di carattere economico veramente drammatica. Compito di una classe dirigente è guidare un Paese. Non son sicuro che la prossima classe dirigente sarà migliore. Questa è la nostra speranza e il nostro obiettivo. Ma è evidente che la classe dirigente attuale deve fare fino in fondo il proprio dovere in attesa che arrivi una migliore che faccia meglio.
 
Stefano Simoni

03 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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