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Stati generali della salute. Benato (Fnomceo): “L’Università deve aprirsi ad un nuovo modo di fare didattica”


Così il vicepresidente Fnomceo, in una sessione dedicata al futuro delle professioni sanitarie in un sistema che cambia. Tutti d’accordo nel dire che la formazione di chi opera in sanità deve modificarsi, adeguandosi alle nuove esigenze di cura e al mutato quadro economico. 

09 APR - Parterre estremamente eterogeno, composto dai rappresentanti delle professioni, quello che ha discusso degli scenari futuri delle cure in un Ssn che cambia svoltosi nella seduta pomeridiana ieri degli Stati generali della Salute in corso di svolgimento a Roma.
Dopo la mattinata decisamente più politica, nel pomeriggio la parola è passata ai professionisti delle cure i quali hanno concordato sulla necessità di una formazione professionale che deve adeguarsi ai mutati scenari economici, sociali e di cura dove le cronicità sono sempre maggiori.
 
“Occorre decidere oggi per curare accuratamente tra vent’anni”. Ha detto Alberto Brugnoli, direttore generale Eupolis. “Questo è un momento di forte cambiamento a partire dall’invecchiamento della popolazione che ha un impatto sociale enorme nel sistema che non può restare uguale, perché i 75enni di oggi non saranno uguali a quelli di domani. Cambiano le condizioni di contesto del Ssn, cambiano le tecnologie e le risorse a disposizione. Le professioni anche devono cambiare occorre formare nuove competenze manageriali e nuove professionalità”.
 
“Fino a qualche decennio fa – la riflessione di Santo Davide Ferrara, presidente della scuola di medicina e chirurgia, Università di Padova – la professione era un’arte. Oggi la biomedicina è la scienza del rischio, non dà certezze. Qualche anno fa la medicina personalizzata era un obiettivo teorico ora è sempre più reale. I policlinici universitari vanno riconvertiti in strutture nelle quali realizzare didattica e assistenza che deve essere poli disciplinare e interdisciplinare. Le scuole di specializzazione e i contratti di formazione devono però essere adeguati”.
 
Per Maurizio Benato, vicepresidente Fnomceo “Nel nostro Paese ci sono eccellenze clinico-scientifiche che si riflettono in una formazione di alto livello, riconosciuta in ambito internazionale. Ma dobbiamo chiederci se questo è sufficiente, cioè se la tradizionale formazione biomedica sia oggi anche quella più adeguata alle cronicità ed alle poli patologie”.
La domanda per Benato, “è una provocazione implicita al sistema formativo universitario, che dovrà aprirsi ad un nuovo modo di fare didattica, che permetta l'introduzione di tutte quelle scienze umane e tecnologiche che rendono grande la medicina”. Benatoha quindi concluso dicendo che il mondo medico “è ben conscio che oggi il medico non è più l'unico autore della cura, visto che registriamo la collaborazione con altre 22 professioni sanitarie. Ma proprio in questo mutamento complessivo, sappiamo di essere chiamati a spostarsi da una medicina divisa e settoriale, verso una nuova professionalità basata sulla medicina potenziativa, capace di accompagnare sempre eticamente il cittadino nelle sue scelte di salute”.
 
Secondo Gino Roberto Corazza, Presidente Simi “l’umanizzazione delle cure è fondamentale”. Poi parlando della sua specialità, la medicina interna, Corazza ha detto “non tutti sanno cos’è. Non è un po’ di questo e un po’ di quello. Ma è il malato come individuo. Il buon rapporto tra medico e paziente è vincolante. La medicina interna è la specialità nella quale investire nei prossimi vent’anni. Abbiamo sempre più pazienti complessi con plurimorbidità”.
 
“Siamo una professione disordinata, regolamentata ma non ordinata”. È questo il paradosso di Antonio Bortone, presidente Conaps, Coordinamento nazionale professioni sanitarie. “Eppure – ha detto – noi offriamo opportunità professionali. Ad un anno dalla laurea il 93% dei nostri giovani trovano occupazione. In particolar modo gli infermieri e i fisioterapisti. La formazione deve essere più specialistica. Tutte le professioni sanitarie hanno spirito vocazionale perché lottano da sole contro l’abusivismo e il disagio contrattuale”.
 
“Non può esserci salute senza infermieri. Perciò il Governo giochi subito tre carte: sblocco del turn over, adeguamento degli organici, sviluppo della sanità territoriale”. Lo ha ripetuto il vice presidente della federazione Ipasvi, Gennaro Rocco.
 
Nel corso della tavola rotonda sul ruolo e il futuro delle professioni sanitarie, il rappresentante degli infermieri ha insistito molto sull’evoluzione dei bisogni di cura e di assistenza legata all’invecchiamento della popolazione, con un numero crescente di pazienti affetti da multipatologie che necessitano di cure sempre più complesse. 
 
Rimarcando il ruolo centrale ed esclusivo dell’infermiere nella presa in carico della persona malata, Rocco ha chiesto al ministro Lorenzin di assumere impegni precisi per un deciso cambio di passo del Governo sulla grave emergenza degli organici infermieristici.
“Non è più rinviabile il problema dei 70 mila infermieri che mancano nel nostro Paese rispetto alla media Ocse, mentre addirittura abbiamo 30 mila colleghi disoccupati – ha protestato il vice presidente Ipasvi – Accade non perché manchino le possibilità di lavoro per questi professionisti, di cui anzi ci sarebbe un gran bisogno, ma per gli effetti di politiche miopi troppo concentrate sul taglio dei costi. Serve invece un piano di riorganizzazione serio delle cure e dell’assistenza sul territorio capace di abbattere il ricorso improprio dei cittadini in ospedale che oggi aumenta enormemente i costi. E senza infermieri questo non si può fare”.
Allarme rosso è quello lanciato da Massimo Cozza Fp Cgil Medici, che ha chiesto un’inversione del trend di spesa “che è al di sotto della media Ue”. Dunque “no ai tagli, atto irresponsabile, di cui eventualmente chiederemo conto al Governo e al ministro”. Cozza ha quindi chiuso il suo breve intervento con alcune proposte “rinnovo dei contratti e delle convenzioni, superamento del blocco del turn over, valorizzazione delle professioni, impegno forte del Governo sulla responsabilità professionale”.  

09 aprile 2014
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