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Riforma Titolo V. Intervista a Gelli (PD): “L’obiettivo primario deve essere quello di garantire livelli di assistenza sanitaria e sociale uguali in tutto il Paese”

di Giovanni Rodriquez

Parla il relatore del parere della Commissione Affari Sociali della Camera. "Questa è una riforma 'centripeta', che risponde alle richieste che sono emerse in questi anni da 'mondi' diversi. Per alcune competenze vi era la necessità di dare un peso maggiore allo Stato centrale ponendo un freno all'eccessiva regionalizzazione della sanità" 

14 DIC - Giovedì scorso la commissione Affari Sociali della Camera ha espresso parere favorevole al testo di riforma della Costituzione all'esame della Commissione Affari Costituzionali. Nel licenziare il parere, la Commissione ha anche apportato delle osservazioni, rilevando alcune criticità, laddove, ad esempio, il nuovo articolo 117 attribuisce in via esclusiva alle regioni la potestà legislativa in materia di politiche sociali, materia invece complementare alla tutela della salute, rientrante nella competenza esclusiva statale. Per discutere di questo e della riforma nel suo complesso abbiamo intervistato il relatore del testo nella XII commissione di Montecitorio, Federico Gelli (Pd).
 
Onorevole Gelli, lei è stato il relatore in commissione Affari Sociali del Disegno di legge di riforma costituzionale. Che idea si è fatto di questa riforma?
In senso generale direi che questa è una riforma centripeta, che risponde alle richieste che sono emerse in questi anni da 'mondi' diversi. Per alcune competenze vi era la necessità di dare un peso maggiore allo Stato centrale ponendo un freno all'eccessiva regionalizzazione della sanità. L'incompleta applicazione del Titolo V ha generato 21 diversi sistemi sanitari regionali. L'eliminazione della legislazione concorrente in materia di tutela della salute e l'attribuzione, in questo campo, di un maggiore peso dello Stato a livello centrale, può essere un bene per il Paese.

Dal parere espresso dalla XII Commissione di Montecitorio traspare una certa confusione sull'attribuzione in via esclusiva alle Regioni della potestà legislativa per le politiche sociali, materia complementare alla tutela della salute rientrante nelle competenze esclusive dello Stato. Nel merito qual è il suo giudizio?
Il testo già approvato dal Senato attribuisce allo Stato le disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, lasciando alle Regioni la competenza esclusiva in materia di organizzazione dei servizi sanitari e sociali. Il cambiamento rispetto a prima c'è, ed è sostanziale. In caso di anomalie a livello locale, lo Stato centrale ha ora la possibilità di intervenire con più facilità. C'è poi una clausola di supremazia, in base alla quale il Parlamento, solo attraverso il Governo, ha la possibilità di incidere anche su materie di competenza regionale nel caso di interesse collettivo. Nel parere della commissione Affari Sociali abbiamo chiesto che, questa clausola di supremazia, possa valere anche per la tutela dei livelli essenziali di quelle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Se, ad esempio, per problemi di bilancio una Regione dovesse decidere di eliminare alcuni dei Lea garantiti dallo Stato, il Governo avrebbe la possibilità di intervenire.
Per controbilanciare questo potere, sempre nel parere, abbiamo richiesto anche che, in caso di inerzia da parte dello Stato nell'adozione delle disposizioni generali e comuni in materia di tutela della salute, le Regioni abbiano la possibilità di legiferare in attesa della legge statale. Un esempio di grande attualità può essere, in questo caso, quanto accaduto di recente riguardo la fecondazione eterologa.

Uno degli obiettivi perseguiti dal Governo con questa riforma è quello di limitare il contenzioso tra Stato e Regioni che dal 2005 in poi è andato via via crescendo. Pensa che con l'attuale testo si possa raggiungere questo scopo?
Per quanto riguarda il contenzioso Stato-Regioni, credo che la norma debba essere analizzata nel suo complesso. Da una parte, come dicevamo, si è voluta esprimere la necessità di una spinta centripeta, mentre dall'altra c'è una spinta per il superamento della Conferenza Stato-Regioni e l'insediamento della nuova Camera Alta. Questa nuova rappresentanza delle autonomie locali, al posto dell'attuale Senato, potrebbe essere il luogo ideale per trovare un punto di sintesi nella separazione delle rispettive competenze, superando l'annoso problema del contezioso.
 
Giovanni Rodriquez

14 dicembre 2014
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