Mangiacavalli (Ipasvi): “Ora basta attese. Si avvii concertazione per il comma 566”
Per la presidente Ipasvi si deve chiudere la partita, dopo che anche nel Def se ne riparla. Ribadendo l’importanza di un accordo su ruoli competenze, relazioni professionali e responsabilità individuali e di équipe. Un accordo per “assistere meglio, ma anche per ottimizzare una spesa altrimenti esposta ogni volta alla scure dei tagli”
11 APR - “Non si parla di ulteriori tagli nel Def 2015 – ha commentato
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi - è vero: sarebbe stato un assurdo, vista la manovra da oltre due miliardi che Stato e Regioni stanno per mettere in pista. Ma si parla di meccanismi per rendere più efficiente il Servizio sanitario pubblico, per ottimizzare la spesa, ottenendo prestazioni migliori e più efficaci, con un occhio di riguardo alle persone fragili in ambito territoriale”.
“La premessa – aggiunge - è che va attuato il Patto della salute: ovvio, ma anche preoccupante visto che il principio si deve ancora ribadire nel Def, dopo che tutto era già scritto nell’intesa di luglio 2014 e ripetuto nella legge di stabilità 2015 entrata in vigore il 1° gennaio. E dopo che in questi mesi, di passi avanti veri e propri non se ne sono visti. Si parla anche di personale e si ribadisce il contenuto del famoso comma 566 della legge di stabilità che dovrebbe essere la base per l’accordo Stato-Regioni su ruoli, competenze, relazioni professionali e responsabilità individuali e di équipe. Ma della concertazione coi professionisti necessaria a farlo decollare non c’è traccia”.
“Eppure ciò che è scritto nel Def - sottolinea ancora Mangiacavalli - sembra la fotocopia di quello che gli infermieri chiedono, per ora inascoltati, da tempo. Si parla di dare maggior peso al territorio e all’assistenza domiciliare e di continuità con l’ospedale che i cittadini cercano anche nell’assistenza infermieristica, come prova la ricerca Censis presentata al congresso nazionale Ipasvi secondo cui 8,7 milioni di cittadini hanno speso 2,7 miliardi per pagare di tasca propria prestazioni che il Ssn non dà. Ma ci si ferma ancora una volta alla riorganizzazione delle cure primarie parlando solo di medici e pediatri di famiglia”.
“Ci auguriamo che ora il Def sia la svolta – conclude la presidente Ipasvi - il trampolino di lancio, per il vero, nuovo modello di assistenza di cui ha bisogno il Ssn, per assistere meglio, ma anche per ottimizzare una spesa altrimenti esposta ogni volta alla scure dei tagli. E ce lo auguriamo non solo per la nostra professione e per i bilanci regionali, ma anche per il livello dei servizi e soprattutto perché ai cittadini possa essere garantita un’assistenza efficace e di qualità”.
11 aprile 2015
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