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Manovra sanità. Fucci (Cri): “Ennesimi tagli e problemi irrisolti”

di Benedetto Fucci

Tagliare le risorse senza fare interventi strutturali e introdurre sanzioni in assenza di apparenti criteri che ne spieghino le ragioni è un’operazione forse utile per fare cassa nell’immediato. Ma non è così che si può operare sulle vere priorità: ammodernare la sanità sul piano tecnologico, consentire quelle riforme strutturali e gestionali necessarie a fronte del mutare delle esigenze di salute, rimuovere l’anomalia del rischio clinico e della responsabilità medica.

29 LUG - “Razionalizzazione della spesa”, “migliore allocazione delle risorse”: molte parole per cercare di giustificare agli occhi degli italiani, giustamente sempre più preoccupati per il livello delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale, quelli che altro non sono che tagli lineari alla nostra sanità. Il governo cerca di fare opera di propaganda. Ma la realtà è molto semplice: il presidente del Consiglio ha avallato e quindi imposto al Paese, tramite maxiemendamento e conseguente fiducia, le scelte dei suoi “esperti” in spending review. Scelte che in fondo non richiederebbero l’impegno dei suddetti “esperti”cin quanto molto semplici e, appunto, lineari come i tagli imposti. Ovvero tagliare risorse alla sanità per trovare risorse da destinare ad altri fini.
 
Ho stima personale per il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Ma non posso non rilevare come i suoi commenti, volti in sostanza a dire che le risorse tolte alla sanità non sono tagli ma un modo per riallocare le risorse, siano poco convincenti. Mi sembra piuttosto che questa sorta di manovra ad hoc imposta alla sanità italiana sia in piena linea di continuità con i tagli già previsti dal Governo prima con l’ultima legge di stabilità, quindi con il recente Documento di economia e finanza che ha: ridimensionato la posta di bilancio prevista per la sanità di 2.352 milioni di euro, portando così la previsione programmatica a 109,7 miliardi per il 2015 e 113,1 miliardi per il 2016; previsto che il rapporto fra spesa sanitaria e PIL presenterà un profilo crescente solo a partire dal 2020 e si attesterà attorno al 7,6 per cento circa nell’ultimo decennio del periodo di previsione (2050-2060).

Dagli addetti ai lavori è stato già evidenziato che la politica dei tagli non serve a niente. Da un governo (e dai suoi “esperti”) ben altro ci si attenderebbe. Eppure la priorità assoluta su cui intervenire sarebbe ben chiara: oggi la sanità italiana soffre, sul piano finanziario, del peso ormai insopportabile della cosiddetta “medicina difensiva” che incide sulla spesa sanitaria in misura pari al 10,5% del totale. Le voci più significative riguardano i farmaci (1,9% della spesa), visite (1,7%); esami di laboratorio (0,7%); esami strumentali (0,8%); ricoveri (4,6%). Penso ce ne sia a sufficienza per chiedere al governo non una riedizione dei tagli lineari, bensì un’iniziativa seria e credibile su temi quali il rischio clinico e la regolazione della delicata materia della responsabilità medica. Francamente non posso considerare come un’iniziativa seria e credibile sulla medicina difensiva la norma, inserita ancora nel provvedimento appena votato dal Senato, sulle sanzioni ai medici che prescrivono con troppa "generosità" analisi e controlli.
 
Una norma del genere, ancora una volta, non interviene in modo strutturale, bensì in modo episodico con il solo risultato di non risolvere alla radice il problema (cioè le condizioni della sanità in virtù delle quali nasce la “medicina difensiva”) e di rendere ancora più insopportabile la pressione che già oggi pesa, come dimostrato dalle proporzioni abnormi del contenzioso giudiziario, sui medici. Invece di contribuire a un rapporto più sereno tra medici, pazienti e famiglie, misure come queste sono divisive e in ultima istanza inutili.
 
In tal modo non si fa altro che confermare l’anomalia italiana con il peso insopportabile della “medicina difensiva”, secondo le ultime stime calcolabile in non meno di 10 miliardi di euro, per le casse della sanità. Tagliare le risorse senza fare interventi strutturali e introdurre sanzioni in assenza di apparenti criteri che ne spieghino le ragioni è un’operazione forse utile – se questo è l’obiettivo del Governo – per fare cassa nell’immediato. Ma non è così che si può operare sulle vere priorità: ammodernare la sanità italiana sul piano tecnologico, consentire quelle riforme strutturali e gestionali necessarie a fronte del mutare delle esigenze di salute, infine rimuovere l’anomalia tutta italiana del rischio clinico e della responsabilità medica.

Benedetto Fucci
Deputato, Conservatori e Riformisti


29 luglio 2015
© Riproduzione riservata

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