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Legge di stabilità. Assobiomedica: “Rinegoziazione dei contratti e payback costeranno alle imprese circa 5 mld di euro in 5 anni” 


E si tradurranno in pesanti tagli occupazionali stimati intorno ai 10mila posti di lavoro con gravi ripercussioni sulla qualità dell’assistenza sanitaria. Il presidente dell’Associazione Luigi  Boggio, rilancia l’allarme delle imprese nel corso dell’Assemblea “La Salute non si taglia: per un futuro d’innovazione e opportunità di sviluppo” organizzata oggi a Roma

19 NOV - Un salasso di circa 5 miliardi di euro, tra il 2015 e il 2019, e circa 10 mila posti di lavoro persi che si andranno a sommare ad una spesa pro-capite in dispositivi medici in Italia già più bassa della media europea del 15% e ad un calo degli investimenti esteri in ricerca e innovazione, registrati in quattro anni, del 51%.
 
È un conto salato quello che dovranno pagare le imprese dei dispositivi medici a causa della rinegoziazione dei contratti e del payback voluti dalle ultime due Leggi di Stabilità. Misure analizzate da Assobiomedica e che, secondo quanto emerso, inevitabilmente provocheranno ripercussioni negative anche sulla qualità dell’assistenza sanitaria.

A lanciare l’allarme rosso è il Presidente di Assobiomedica, Luigi Boggio che ha indicato gli strumenti adeguati per ottenere due miliardi di risparmi: percorsi diagnostico-terapeutici per la gestione dei pazienti, un piano nazionale per combattere le infezioni ospedaliere e interventi di appropriatezza diagnostica e specialistica. L'occasione, l’Assemblea dell’Associazione di Confindustria dal titolo “La Salute non si taglia: per un futuro d’innovazione e opportunità di sviluppo” organizzata oggi a Roma e nel corso del quale è stata presentatata la IV Edizione del Rapporto su produzione, ricerca e innovazione nel settore dei dispositivi medici in Italia di Assobiomedica.
 
“Per effetto delle ultime due Leggi di Stabilità – ha spiegato Boggi – le nostre imprese, con la rinegoziazione dei contratti e il payback, stimiamo dovrebbero contribuire a risanare la spesa sanitaria in dispositivi medici per circa 5 miliardi di euro in 5 anni. È evidente che queste riduzioni di spesa si tradurranno in pesanti tagli occupazionali che stimiamo intorno ai 10mila posti di lavoro, ma soprattutto comporteranno minori servizi e basso tasso d’innovazione offerti al Servizio sanitario nazionale, compromettendo in modo evidente la quantità e la qualità dell’assistenza sanitaria”.
 
E per Boggio piove sul bagnato. “La spesa pro-capite in dispositivi medici in Italia – ha infatti aggiunto – risulta già oggi il 15% più bassa della media europea e le misure previste per il settore non faranno che aggravare la situazione, disincentivando le imprese a restare nel nostro Paese. Abbiamo registrato un calo degli investimenti esteri in ricerca e innovazione del 51% in quattro anni. Investimenti che avremmo invece bisogno di attrarre per valorizzare la ricerca medico scientifica presente in Italia e per rendere la nostra sanità e il Paese attrattivi”.
 
Secondo Assobiomedica, sfugge a molti amministratori che acquistando moderne tecnologie mediche in modo appropriato e realizzando una pianificazione sanitaria a monte porterebbe a ottenere risparmi importanti. “Introdurre dispositivi medici di ultima generazione riduce i tempi di ospedalizzazione del paziente  – ha sottolineato il presidente di Assobiomedica – così come integrare i servizi con l’assistenza domiciliare fa risparmiare sui costi di gestione e del personale. Imporre invece acquisti centralizzati al massimo ribasso e tetti di spesa a livelli inconcepibili, rispettati oggi solo da quattro Regioni su ventuno, non fanno altro che avallare modalità di gestione della spesa poco strategiche, che non guardano a un miglioramento né del Servizio sanitario né del trattamento del paziente”.
 
Dall’Associazione arrivano quindi soluzioni per uscire dell’impasse: servono interventi mirati all’efficienza e all’appropriatezza del sistema che introducano percorsi diagnostico-terapeutici per la gestione dei pazienti, un piano nazionale per combattere le infezioni ospedaliere, interventi di appropriatezza diagnostica e specialistica. “In questo modo – ha concluso Boggio – si sarebbero risparmiati quasi 2 miliardi l’anno, le stesse risorse tagliate in modo lineare con un vantaggio in termini di prestazioni e di competitività sia per i cittadini che per l’industria”.

19 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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