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Orario di lavoro. D’Ambrosio Lettieri, (CoR): “No a un’ulteriore deroga al rispetto della normativa Ue”


L’inosservanza dell’orario massimo di lavoro e delle ore di riposo giornaliero dei medici potrebbe determinare una riduzione dei livelli di appropriatezza, qualità ed efficienza delle prestazioni sanitarie. Invece, il Governo crei condizioni per garantire Lea e dia seguito ad impegni presi per lo sblocco del turn over

20 NOV - “No ad una ulteriore deroga al rispetto della normativa Ue sull’orario di lavoro dei medici. Piuttosto il Governo si attivi concretamente per creare le condizioni necessarie per garantire i Lea e dia seguito agli impegni presi per lo sblocco del turn over e la stabilizzazione del personale sanitario precario, avendo accolto un Odg in tal senso presentato da me in commissione in sede di esame della legge di stabilità. Ottemperi, dunque, alle direttive comunitarie in materia di orario di lavoro dei medici, recepite con il decreto legislativo 66/2003, ma ampiamente disattese”.
 
È quanto ha dichiarato il senatore D’Ambrosio Lettieri (CoR), componente della Commissione Sanità al Senato in merito alla possibilità di un'ulteriore deroga sull'applicazione delle norme sull'orario di lavoro indicate dalla normativa Ue.
 
“Il Ssn – ha spiegato – non sopporterebbe altre deroghe alla normativa sia in termini sanitari e dunque di tutela dei livelli essenziali di assistenza, che sul piano economico, considerata la valanga di ricorsi cui, a giusto diritto, si preparerebbero i medici e che potrebbe portare a risarcimenti di diversi miliardi di euro su una stima di 106 mila dipendenti del servizio sanitario nazionale. Oltre al danno, quindi, di Lea a rischio, per i cittadini si profilerebbe anche la beffa di dover pagare per un diritto mancato. L’inosservanza dell'orario massimo di lavoro e delle ore di riposo giornaliero dei medici, infatti, potrebbe determinare una riduzione dei livelli di appropriatezza, qualità ed efficienza delle prestazioni sanitarie con conseguente pregiudizio per la tutela della salute pubblica”.
La letteratura scientifica internazionale, ricorda il senatore, ha collegato direttamente la deprivazione del riposo e gli orari prolungati di lavoro dei medici ad un netto incremento degli eventi avversi e del rischio clinico per i pazienti, coinvolgendo il tema della sicurezza delle cure e quindi la tutela della salute dei cittadini che si rivolgono alle strutture ospedaliere. Turni massacranti e condizioni inadeguate di lavoro in un settore oltretutto particolarmente delicato come quello sanitario, mettono, inoltre, a repentaglio anche la stessa salute dei medici e del personale sanitario.
“Rispettare la normativa europea – ha concluso – implica, naturalmente, risorse umane ed economiche adeguate, azzeramento del precariato, responsabilizzazione delle Regioni, taglio della spesa improduttiva, lotta alla corruzione e alla illegalità e, dunque, una politica sanitaria in piena discontinuità con il metodo dei tagli lineari usato sinora e che trova piena cittadinanza anche in questa legge di stabilità che, neanche a dirlo, si avvia all’ennesimo voto di fiducia”.

20 novembre 2015
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