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Utero in affitto. Lorenzin e Alfano presentano proposta di legge per renderlo reato


"Il corpo delle donne non si vende, non si compra e non si affitta". Questo lo slogan scelto per lanciare la campagna che culminerà nella presentazione di una proposta di legge e una mozione per perseguire l'utero in affitto come reato universale. Lorenzin: "Non c'è nessuna generosità in questa pratica, ci crederò quando vedrò una donna ricca prestare il suo utero alla colf".

18 MAR - "Il corpo delle donne non si vende, non si compra e non si affitta". Questo lo slogan scelto per lanciare la campagna di Area Popolare contro l'utero in affitto, che politicamente sarà incentrata su una mozione parlamentare e su una proposta di legge. "Presenteremo una proposta di legge per fare diventare l'utero in affitto un reato penale e una mozione per perseguire l'utero in affitto come reato universale che speriamo possano votare tutte le donne del Parlamento", ha annunciato oggi il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte fra gli altri il leader del Nuovo Centrodestra e ministro dell'Interno Angelino Alfano.
 
"Non c'è nessuna generosità in questa pratica, ci crederò quando vedrò una donna ricca prestare il suo utero alla colf", ha aggiunto Lorenzin. Il pugno duro contro questa pratica è stata ribadita dallo stesso Alfano che ha rivendicato: "Con il ddl sulle unioni civili abbiamo stoppato il via libera per l'utero in affitto attraverso la stepchild adoption. È un turpe mercimonio quello di chi mette l'etichetta del prezzo su un utero: l'Italia ha bisogno di leggi e di regole chiare per difendere il nostro sistema di valori".
 
La mozione impegna il Governo ad agire a livello internazionale affinché la surrogazione di maternità "sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani e sia quindi reato perseguibile universalmente in tutto il mondo". La proposta di legge invece fissa le norme penali in analogia, ha spiegato il senatore Nico D'Ascola redattore materiale del testo, con quello che prevedono le sanzioni "per il turismo sessuale: qui si tratta di turismo procreativo, sono contesti facilmente assimilabili".
 
Chi "organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o embrioni" è punito, nel testo proposto da Area popolare, con la reclusione da uno a tre anni e la multa da 600mila a un milione di euro; per chi organizza, pubblicizza o utilizza la maternità surrogata le pene vanno da due a cinque anni di reclusione e le multe da un milione e 200mila a due milioni tondi. Pene irrogabili anche "quando il fatto è commesso all'estero da un cittadino italiano". Non è prevista nessuna accusa per la madre che porta avanti la gravidanza surrogata, ma la decadenza dalla patria potestà per chi viene condannato. In pratica, i figli sarebbero allontanati dalle famiglie con le quali sono cresciuti. Infine, l'articolo 3 della legge istituisce "il diritto alla conoscenza delle proprie origini e la tracciabilità a scopi medici, per i nati da maternità surrogata. Nel certificato di nascita vanno riportati gli estremi anagrafici dei genitori biologici che hanno contribuito al concepimento e al parto".

18 marzo 2016
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