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I chiropratici contro il ddl Lorenzin: “Così ci declassano a professione tecnica. Vanno bene le norme già in vigore”


La bocciatura dell’emendamento approvato in commissione che riconosce il chiropratico come professione sanitaria giunge a sorpresa il giorno dell’avvio del dibattito in Aula al Senato. Per l’Associazione italiana chiropratici non serve alcuna modifica allo status attuale riconosciuto dalla legge finanziaria del 2008 che prevede un registro presso il ministero della Salute e sancisce il chiropratico come professionista sanitario di primo livello.
 

18 MAG - “L'Associazione Italiana Chiropratici si oppone con forza al sostanziale declassamento a semplice professione tecnica. L'AIC guarda con preoccupazione agli emendamenti presentati al Disegno di Legge del Ministro Lorenzin in tema di riordino delle professioni sanitarie che mirano a trasformare la professione del chiropratico in professione meramente "tecnica", in netto contrasto con la disciplina normativa a livello internazionale”, la stroncatura della riforma del profilo professionale del chiropratico arriva il giorno stesso dell’avvio in Aula al senato dell’esame del ddl approvato nei giorni scorsi dalla Commissione Sanità.
 
Il dibattito del resto è durato pochissimo, c’è stato solo il tempo della relazione della presidente De Biasi. Al termine dell’intervento della senatrice infatti la seduta è stata sospesa per mancanza del numero legale necessario a votare una richiesta della Lega che aveva chiesto una settimana di sospensione dei lavori.
 
Il dibattito riprenderà domani e l’inaspettato altolà dei chiropratici alle norme che li riguardano chissà se sarà oggetto di nuove polemiche dopo quelle che in queste settimane hanno interessato soprattutto fisioterapisti e osteopati.
 
Ma perché i chiropratici parlano di declassamento? Tutto sta nell’attuale normativa che li riguarda, (articolo 2, comma 355 della finanziaria del 2008) che li aveva in effetti già riconosciuti come professionisti sanitari, specificando che essi erano di “grado primario”, una dizione che non compare invece nel testo dell’articolo 12 dell ddl Lorenzin.
 
“Il percorso universitario del Dottore in Chiropratica – ricorda l’Aic - prevede dai cinque ai sette anni anni di studio, per un totale di oltre 5.000 ore, al pari di altre professioni sanitarie primarie di natura non tecnica. Se questa legge venisse approvata, l’Italia diventerebbe l’unico paese al mondo ove il chiropratico verrà considerato un semplice “tecnico”.
Per l’associazione professionale, “il declassamento della chiropratica a professione tecnica avrà inoltre sensibili ripercussioni sulla salute pubblica”.
 
“L'AIC auspica dunque che la Legge n° 244 del 24.12. 2007 (la finanziaria 2008, ndr) non venga in alcun modo intaccata e che, al contrario, venga finalmente istituito il Registro Italiano dei Chiropratici, così come stabilito dalla stessa legge in vigore. Considerando che– si legge ancora nella nota -l’articolo 2 della legge non ha ancora avuto attuazionedopo nove anni dalla sua emanazione”.
 
Ciò significa – si legge ancora - che i chiropratici hanno subìto e continuano a subire un danno enorme, e con loro gli stessi pazienti, che vedono negato il loro sacrosanto diritto di scelta in tema di trattamenti sanitari, garantito dalla Costituzione”.
 
"Gli attacchi condotti in questi giorni da alcune categorie professionali tecniche – spiega il Presidente John Williams – sorprendono, sia nella forma, sia nella sostanza. La chiropratica infatti, non è una professione tecnica. Il nostro percorso universitario, che negli Stati Uniti è di addirittura sette anni, è molto distante da quello delle professioni tecniche. Il nostro è un percorso accademico paragonabile a quello dei medici come contenuti e durata del corso di studi, e la nostra disciplina opera attraverso il principio che pone il paziente al centro di un iter diagnostico basato sulle cause e non solo sui sintomi. La condotta dei chiropratici italiani, infine, è stata da sempre quella della massima collaborazione e sinergia tra diverse discipline, come testimoniato dalla larga presenza di professionisti tecnici negli studi ambulatoriali dei dottori chiropratici”. 

18 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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