Riforma Ordini. Infermieri e professioni sanitarie: “Stop al riconoscimento di nuove professioni. In atto un assalto alla diligenza”
I presidenti delle Federazioni Ipasvi, ostetriche e tecnici di radiologia insieme al Conaps scrivono a Governo e parlamentari nell’ambito del Ddl di riforma degli ordini professionali gà approvato dal Senato. “Chiediamo un atto di responsabilità e lo stralcio di tutte le professioni che non siano previste dalla leggi 251/2000 e 43/2006”. Ricordiamo che al Senato era stato approvato il riconoscimento delle professioni di osteopata e chiropratico e che nelle prime audizioni alla Camera sono stati richiesti altri riconoscimenti.
11 NOV - “Avevamo creduto che questa volta, con la legge d'iniziativa del Governo ed una sua prima approvazione al Senato, la politica e la sua classe dirigente si sarebbe assunta la responsabilità di una scelta coerente verso i cittadini ed i professionisti della sanità, superando un'iniquità che li accompagna fin dalla legge 42 del 1999, istituendo finalmente ordini e relativi albi per tutte le professioni sanitarie. Invece, da alcuni giorni, lo scenario che si prospetta è cambiato e sta degenerando in un grande caos: partecipando e seguendo le audizioni sul DDL 3868 (cd. Lorenzin) in svolgimento presso la XII^ Commissione permanente (Affari sociali) della Camera dei Deputati, restiamo esterrefatti da quanto sta accadendo”.
Così si legge in una lettera firmata da
Barbara Mangiacavalli (Ipasvi),
Alessandro Beux (Tsrm),
Maria Vicario (Fnco) e
Antonio Bortone (Conaps) diretta al Ministro della Salute
Beatrice Lorenzin, al presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato,
Emilia Grazia De Biasi e al presidente della Commissione Affari sociali della Camera
Mario Marazziti nell’ambito dei lavori sul Ddl 3368 (cosiddetto Lorenzin) sulla riforma degli ordini professionali.
“Appare evidente – prosegue la missiva - l'assalto alla diligenza da parte di coloro che, irresponsabilmente, vogliono approfittare del suddetto DDL per far ottenere lo status di professione sanitaria anche a coloro che non hanno i requisiti previsti dalla legislazione vigente, attraverso percorsi facilitati, violentando quanto la norma, il metodo ed il buon senso indicano per raggiungere tale importante riconoscimento. A questo punto, come professionisti della sanità e come cittadini, denunciamo questo comportamento, antitetico a quello che dovrebbero tenere coloro che sono chiamati a scegliere per il bene della collettività e tutelare la salute di tutti”.
“Chiediamo, pertanto, un atto di responsabilità - conclude la lettera - : lo stralcio dal suddetto DDL di tutte le professioni che non siano previste dalla leggi 251/2000 e 43/2006, rimandando la loro eventuale individuazione ad atti successivi, secondo quanto previsto dall'art. 5 della stessa legge 43/2006. Il rispetto della norma e, più in generale, delle regole, deve caratterizzare tutti i soggetti, in primis le Istituzioni, tra le quali il Parlamento”.
11 novembre 2016
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