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Nomine Asl: cambiare qualcosa affinché tutto rimanga uguale

di Costantino Troise (Anaao Assomed)

Il cambiamento, vero quanto necessario, passa per la restituzione di valore alle professioni ed al loro lavoro che regge la sanità pubblica, sebbene ridotto a banale fattore produttivo, merce da vendere in cambio di un salario. E di ruolo decisionale ai medici ed ai dirigenti sanitari, oggi marginalizzati a vantaggio di una cultura aziendalista che tutto riduce a controllo dei costi ed è fattore non secondario della grande fuga dagli ospedali

27 MAR - Sarà anche vero, come dice la Ministra Lorenzin, che “il problema principale del Ssn è di natura organizzativa e gestionale”, ma diversi osservatori, noi compresi, ritengono che la malattia principale del nostro SSN si chiami governance.
 
Vale a dire l’invadenza pervasiva della politica nella sfera gestionale della sanità che ha prodotto un ramificarsi di interessi clientelari e spartitori nei confronti del “middle management" tecnico professionale fino ad oscurare il riconoscimento del merito e delle competenze. Ed uno stato di inquietante solitudine e fragilità dei direttori generali verso il potere politico che continua a sceglierli e valutarli con totale discrezionalità”.
 
A questa malattia, però, non porrà rimedio l’innalzamento dell’asticella dei titoli e dei criteri di valutazione o l’istituzione di un albo nazionale, come approvato dal Consiglio dei Ministri. Albo, tra l’altro, la cui composizione non appare priva di criticità, a partire dalle caratteristiche degli esperti (quali e quanti?) chiamati a predisporlo e dal loro livello che si vuole “altissimo”, magari pensando ad Harvard, ma finendo più prosaicamente tra le università pubbliche e private di Roma. Mentre dai criteri di valutazione continuano a rimanere esclusi l’osservanza dei contratti di lavoro, termine desueto ma non ancora cancellato, e delle leggi dello Stato, e non solo della Regione-Stato.
 
Il cambiamento, vero quanto necessario, passa per la restituzione di valore alle professioni ed al loro lavoro che regge la sanità pubblica, sebbene ridotto a banale fattore produttivo, merce da vendere in cambio di un salario. E di ruolo decisionale ai medici ed ai dirigenti sanitari, oggi marginalizzati a vantaggio di una cultura aziendalista che tutto riduce a controllo dei costi ed è fattore non secondario della grande fuga dagli ospedali. 
 
Se si vuole raggiungere l’obiettivo di “promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica della popolazione”, non si può eludere il nodo della valorizzazione dei saperi e delle competenze professionali. La loro centralità costituisce una premessa non trattabile di qualsiasi processo di riforma in ambito sanitario. A meno di non ridurre l’annuncio di una rivoluzione ad una operazione di marketing politico.
 
Costantino Troise
Segretario nazionale Anaao Assomed

27 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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