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Epatite C. De Biasi (Pd): “Garantire a tutti accessibilità a farmaci ma si garantisca la sicurezza delle cure”


La presidente della commissione Sanità del Senato, presentando in Aula la mozione Pd che impegna il Governo in diversi punti sul tema, si è soffermata sull'ultimo decreto del Ministero della Salute che apre alla possibilità di acquisti dall'estero per questi farmaci. "Non è chiaro se paga il singolo paziente o se paga il Ssn. Alcuni farmaci non sono stati validati dall'Ema. Non conosciamo, quindi, il livello di sicurezza secondo i criteri europei".

11 APR - "Presto o tardi l'Aifa ha finalmente definito i criteri di trattamento per la terapia dell'epatite C cronica. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con il Ministero della salute, le società scientifiche e le associazioni dei pazienti; vorrei sottolineare questa forma di alleanza terapeutica, che è una delle strade per il futuro. È stato definito l'obiettivo di favorire l'accesso alle nuove terapie a tutti i pazienti affetti da epatite C cronica, allargando quindi la platea, con l'intenzione di eradicare la malattia nell'arco di pochi anni". Così ha esordito in Aula al Senato Emilia Grazia De Biasi (Pd), presidente della commissione Sanità nell'introdurre la mozione dem che impegna il Governo su diversi punti in merito ai farmaci per la cura dell'Epatite C.

"È chiaro che è solo l'inizio: il lavoro deve essere ancora sviluppato e, proprio per questo, credo vi siano alcuni elementi da definire. In particolare, riferendomi agli obiettivi indicati dalla mozione, occorre innanzitutto sapere che, trattandosi di farmaci innovativi, si pone ovviamente un problema di sostenibilità; sappiamo anche bene che, per quanti finanziamenti possiamo dare, se non si stila un vero piano di prevenzione dall'HCV i soldi non basteranno mai. È evidente, infatti, che una malattia non viene debellata se la curiamo solo fino a un certo punto: bisogna che vi sia un contesto che consenta la riduzione delle persone malate. Questo si può fare solo con un piano nazionale di contrasto all'infezione, con le misure di prevenzione, diagnosi e cura dell'epatite C, nonché definendo modalità e tempi di eradicazione dell'infezione stessa dalla popolazione", ha proseguito.

"Il secondo punto riguarda il comma 570 dell'articolo 1, presentato da noi in Senato e votato nella legge di stabilità 2016, che chiedeva allo Stato e alle Regioni di definire - e stiamo ancora aspettando che vi sia un'esplicitazione - in modo trasparente le modalità di programmazione, monitoraggio e valutazione degli esiti. È chiaro, infatti - ha aggiuto De Biasi - che si tratta di medicinali di ultimissima generazione, dei quali devono essere valutati anche gli esiti. Ciò non riguarda solo l'epatite C, ma, in generale, è valido anche per gli altri farmaci innovativi; sappiamo, infatti, che il fondo che abbiamo istituto con la citata legge di stabilità non si riferisce solo ai farmaci contro l'epatite C, ma a tutti i farmaci innovativi; abbiamo quindi il problema di stabilire un criterio oggettivo per avere un riscontro che sia economico e, al contempo, qualitativo. Di questo non abbiamo ancora notizia, quindi chiediamo che il Governo si attivi per verificare se effettivamente è stato dato corso al citato comma 570, dandone comunicazione al Parlamento".

"In terzo luogo, abbiamo bisogno di portare a termine rapidamente la riforma della governance del settore farmaceutico, perché i farmaci innovativi non si fermano solo all'epatite C: ci sono anche gli oncologici innovativi. Sebbene l'Aifa abbia finalmente definito la differenza tra innovativo e nuovo - perché sono due concetti evidentemente differenti - la governance del farmaco però richiede un lavoro per la sostenibilità e l'universalismo del Servizio sanitario nazionale, che riguarda il servizio sanitario, i cittadini e - mi permetto di dire - anche le imprese farmaceutiche. Non possiamo pensare, infatti, che quello dell'epatite C sia un caso di scuola; se fosse così, bisognerebbe studiarlo per non commettere gli stessi errori del passato. In quarto luogo - ha proseguito - si impegna il Governo a definire in chiave europea il prezzo del farmaco. Il problema vero è che questi farmaci provengono da colossi americani, la trattativa è di tipo nazionale e non è pensabile che ciascuna nazione si possa occupare di farmaci che hanno costi altissimi. Oltre a questo, ce ne sono infatti altri, che sono già arrivati, che costano 100.000 euro. Non è pensabile che ciascuno Stato possa trattare singolarmente".

"Vorrei poi intervenire brevemente su altre tre questioni. Mi riferisco anzitutto alla valutazione, in alternativa alla negoziazione dell'Aifa, della messa a gara di farmaci equivalenti nelle Regioni e dell'utilità dell'adozione della licenza obbligatoria. Infine, per quanto riguarda la circolare di cui si è parlato prima, che riguarda la possibilità di acquistare all'estero il farmaco, vorrei essere molto chiara. Il Governo deve chiarire quella circolare, perché fa riferimento a un decreto ministeriale del 1997, che ovviamente è datato perché non c'erano ancora i farmaci innovativi. Non è chiaro se paga il singolo paziente o se paga il Servizio sanitario nazionale. C'è una certa differenza anche di sostenibilità. Sappiamo che quei farmaci, cui hanno fatto riferimento i miei colleghi, non sono stati validati dall'EMA. Non conosciamo, quindi, il livello di sicurezza secondo i criteri europei. C'è quindi anche un problema di responsabilità, che eventualmente si assume il Servizio sanitario nazionale. Penso - ha concluso De Biasi - che l'accessibilità debba essere data a tutti e che si debba allargare la platea, ma che si debba stare molto attenti a mettere in sicurezza le cure, non solo per il Servizio sanitario, ma soprattutto per i cittadini".

11 aprile 2017
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